Lo strano caso del liocorno del circo Barnum. Storia di una bugia violenta
Negli anni 80 un circo americano presentava tra i suoi numeri un liocorno, Lancillotto. Peccato che, oltre a essere una bugia, la sua origine fosse frutto di una violenza.
Negli anni 80 un circo americano presentava tra i suoi numeri un liocorno, Lancillotto. Peccato che, oltre a essere una bugia, la sua origine fosse frutto di una violenza.
Probabilmente la gran parte di noi avrà cantato, durante l’infanzia, quella simpatica filastrocca che recitava “Ci son due coccodrilli, ed un orango tango” e terminava poi con “solo non si vedono i due liocorni”.
Beh, liocorno è semplicemente un altro modo per chiamare l’unicorno, l’animale mitologico protagonista di tante fiabe e leggende che, ogni due per tre, qualcuno assicura essere però realmente esistito.
Ci sono infatti congetture, ipotesi, persino ricerche scientifiche, con tanto di prove fossili, che testimonierebbero il passaggio sulla Terra di questo animale affascinante. Nulla però, almeno finora, si è mai rivelato concreto come la storia di Lancillotto.
Lancelot the Living Unicorn era una capra molto particolare, essendo infatti dotata di un unico corno centrale che la faceva assomigliare moltissimo al mitico liocorno, o unicorno. La sua però è una storia molto triste, che cela una violenza brutale.
Per lungo tempo anche l’origine di Lancillotto è stata avvolta dal mistero; il suo proprietario, Oberon Zell, un mago autoproclamatosi tale, affascinato dalla criptozoologia, dal neopaganesimo e dal poliamore, lo impiegava nel suo circo, il Barnum & Bailey. Il portavoce ufficiale del circo sostenne che l’animale aveva “vagato fino a una tendone” durante la tappa dello spettacolo a Houston, nel 1984; al suo arrivo, Lancillotto venne affidato alle cure di una ex ballerina, Heather Harris, che ne divenne la custode, e cominciò a seguire il circo nella sua tournée, venendo esibito come vero e proprio fenomeno della natura.
Zell, per ovvie ragioni contrattuali, non poteva raccontare nulla della vera storia del povero animale, e del perché avesse quell’unico, straordinario corno.
L’uomo, negli anni ’70, aveva letto il romanzo fantasy di Peter S. Beagle L’ultimo unicorno, appassionandosi quindi alle varie rappresentazioni di quella creatura mitologica nel corso nella storia; universalmente, l’unicorno è molto più simile a un cavallo, con il dono, contenuto proprio nel corno, di poter trasformare gli specchi d’acqua avvelenata in qualcosa di puro. Ma per Zell, che aveva una capra, sarebbe andato bene lo stesso.
Durante i suoi studi l’uomo scoprì il lavoro di Franklin Dove, un biologo attivo negli anni ’30 che aveva scoperto un metodo per fondere insieme le corna di una capra. Il trucco, anche se in realtà si tratta di una semplice procedura chirurgica, era quello di operare su un cucciolo nato da meno di una settimana, momento in cui le corna sono appena accennate, come boccioli, e sono solo parti di pelle non collegata al cranio; sarebbe stato sufficiente “legare” insieme le due corna facendole incontrare al centro della fronte, così che, crescendo all’interno, si sarebbero unite, come saldate assieme.
Zell, sfruttando anche i suoi studi in biologia ai tempi del college, usò gli appunti di Dove come base per il proprio lavoro nel 1980, usando capre d’angora incrociate con capre Saanen in modo che i nascituri avessero zampe leggermente più alte rispetto alla norma, per poi legare insieme le corna. La confessione, naturalmente, è arrivata solo molti anni più tardi.
Molte persone non potevano nemmeno riconoscerle come capre – disse ad esempio a SideshowWorld.com nel 2007 – E, naturalmente, era perfettamente ragionevole. Erano unicorni. E lo sapevano! Erano incredibilmente carismatici!
Inizialmente Zell si era esibito per conto proprio, indossando una veste da stregone e partecipando a varie fiere del Rinascimento, solleticando ovviamente la curiosità del pubblico; ed evidentemente anche dei Ringling Bros., proprietari del circo, che gli offrirono un contratto quadriennale per esibirsi con i suoi animali. A patto, ovviamente, che non rivelasse mai da dove nascesse quell’unico corno.
Quando i Ringling Bros. iniziarino a pubblicizzare il suo “Living Unicorn“, registrandolo persino come marchio nel 1985, e il loro spettacolo itinerante giunse a New York nell’aprile dello stesso anno, sia la Humane Society che l’American Society for the Prevention of Cruelty to Animals (ASPCA) iniziarono a esprimere perplessità e preoccupazioni per Lancillotto; l’allora presidente dell’ASPCA, il dottor John Kullberg, chiese di esaminare l’unicorno e le sue tre controfigure mentre il circo era al Madison Square Garden, ma la sua richiesta fu respinta.
Fu coinvolto anche il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, che inviò veterinari per esaminare l’animale, la cui risposta fu sempre e solo una: Lancillotto era una capra e sembrava a posto. Gerald Toms, capo veterinario dell’USDA, ipotizzò che fosse stata eseguita una semplice procedura di innesto sotto anestesia, motivo per cui Lancillotto non avrebbe provato alcuna sofferenza. Pochi giorni più tardi i Ringling Bros. tennero una conferenza stampa con i raggi X per mostrare come il corno fosse del tutto naturale.
Persino il dottor Charles Reid, illustre professore di radiologia dell’Università della Pennsylvania, partecipò, mostrando la radiografia dell’animale in modo che anche i giornalisti, accorsi numerosi, potessero vederla. L’esito dell’esame fu che il corno faceva parte del cranio. Non era stato impiantato o aggiunto artificialmente.
Un altro professore, invece, il dottor William Donawick, lo dichiarò “contento, sano” e, in caso di dubbi, “vivente”.
Ma nel febbraio del 1986 la capra fu sequestrata dagli uomini dello sceriffo a Daytona Beach, in Florida, basandosi su una legge statale del 1921 che vietava a chiunque di esibire un animale sfigurato o malformato a scopo di lucro. Lancillotto fu così sottoposto a una seconda radiografia, e a un altro esame veterinario, che sancì che il corno era stato il frutto di un intervento chirurgico effettuato pochi giorni dopo la nascita.
Benché non ci furono accuse formali, i Ringling Bros. decisero di accorciare il contratto di Zell, passando dai quattro anni inizialmente previsti a due; Lancillotto fu mandato “in pensione” nel 1987, e pare che il circo iniziò a far esibire, al suo posto, King Tusk, un elefante alto più di tre metri.
Nel frattempo, Zell smise di fabbricare i suoi “unicorni”, potendo contare anche su un brevetto che gli garantiva l’esclusiva, fino al 1992. L’ultimo esemplare da lui creato è morto nel 2005.
Giornalista, rockettara, animalista, book addicted, vivo il "qui e ora" come il Wing Chun mi insegna, scrivo da quando ho memoria, amo Barcellona e la Union Jack.
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