"Alice e Peter": come sin da bambini si dividono i maschi dalle "signorine"

Difficile che gli stereotipi di genere abbiano i giorni contati, eppure sempre più forte si alzano le voci, anche maschili, che invocano parità nell'educazione delle bambine e dei bambini: perché non tutte sognano bambole e vestitini rosa.

Ad Alice e Peter Pan la psicanalisi ha dedicato sindromi ormai celeberrime: la prima (abbreviata come “AIWS”) indica un gruppo di sintomi associati a emicrania, epilessia e riguardano distorsioni percettive e sensoriali, mentre la seconda indica la fuga dalle responsabilità dell’età adulta e il desiderio di regressione all’età infantile. In entrambi i casi, la fantasia è il valore da preservare, tanto da giustificare una nostalgia infinita per la fanciullezza.

Anche nel film Alice e Peter (Come Away), diretto da Brenda Chapman (disponibile su Amazon Prime Video), l’età adulta è vista con sospetto da entrambi i protagonisti: gli adulti hanno perso la polvere dei sogni e non sanno più immaginare che il bosco sia popolato da pirati e bambini perduti e che bambole e conigli bianchi siano invitati d’onore al tè delle cinque.

Al netto della retorica a tratti stucchevole sull’immaginazione dei bambini, all’ambizioso lungometraggio malgrado i tanti difetti, va dato atto di affrontare gli stereotipi di genere e la discriminazione razziale con una certa grazia. Così in più punti passa il messaggio che, pur obbligata dalla convenzioni sociali a “diventare una signorina” che non si mangia le unghie, non accavalla le gambe e non gioca nei boschi con i fratelli, Alice potrebbe essere altrimenti: è la società che le impone delle regole, non la sua natura femminile. Riecheggia un passo illuminante di quel capolavoro che è L’arte della gioia di Goliarda Sapienza (scritto tra il 1967 e il 1976), in cui la scrittrice in – colpevole – anticipo coi tempi, fa dire a Modesta, la sua protagonista, negli anni Trenta: “Ecco come comincia la divisione. Secondo loro Bambolina, a soli 5 anni, dovrebbe già muoversi diversamente, stare composta, gli occhi bassi, per coltivare in sé la signorina di domani“.

Vestitini da principesse da non sporcare, ginocchia da non rovinare scivolando durante corse e inseguimenti, una serie infinita di giochi che per anni sono stati negati alle bambine, in nome dello spettri di quella “signorina” a venire. I tempi vanno cambiando: i genitori anti-convenzionali del passato, che regalavano trenini ai maschi come alle femmine, stanno diventando la norma. Sempre in meno si scandalizzano se un bambino chiede di giocare con le bambole. Si attende trepidanti il giorno in cui le cose da maschi e le cose da femmine siano spazzate via senza lasciare che una fastidiosa eco lontana.

E per accelerarne l’arrivo, non si può che consigliare il delizioso Viola e il Blu che Matteo Bussola ha da poco mandato in libreria con Salani. Non un libro sul Girl’s Power, come ha spiegato all’ANSA l’autore, ma “Human’s Power, in cui gli stereotipi fossero mostrati sia pur attraverso gli occhi di una bambina, ma da entrambi i punti di vista. Penso che la radice di questi problemi sia soprattutto nell’educazione dei maschi. Il cosiddetto femminismo non è il contrario del maschilismo perché il maschilismo è una forma di privilegio che si basa sulla negazione dei diritti della controparte, su una forma di prepotenza mentre il femminismo postula una parità, non una superiorità. I primi che dovrebbero essere femministi sono proprio gli uomini“. Un punto cruciale su cui continuare a porre attenzione.

Viola e il Blu

Viola e il Blu

Viola, una bimba che gioca a calcio, sfreccia in monopattino e ama vestirsi di Blu. Viola i colori li scrive tutti con la maiuscola, perché per lei sono proprio come le persone: ciascuno è unico. Ma non tutti sono d'accordo con lei, specialmente gli adulti.
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Alice e Peter
Angelina Jolie e David Oyelowo in “Alice e Peter” (Credit: Hilary B. Gayle/SMPSP / © Maginot Line)

Perché vedere Alice e Peter

Gli ingredienti per dar vita a un nuovo grande classico per ragazzi c’erano tutti: due romanzi stra-conosciuti e stra-amati come il capolavoro di J.M.Barrie e quello di Lewis Carroll, un cast capitanato da Angelina Jolie e una troupe di professionisti affermati, a cominciare dalla regista Brenda Chapman, che si era fatta apprezzare in precedenza alla co-direzione di due celebri film d’animazione, Il principe d’Egitto e Ribelle – The Brave.

Alice e Peter, invece, non decolla mai: si fatica ad appassionarsi alle avventure dei due piccoli protagonisti (i pur bravi Jordan Nash e Keira Chansa), ancor più a entrare in sintonia con le sofferenze degli adulti. Angelina Jolie sembra capitata per sbaglio nei costumi di Rose Littleton, la madre di Alice e Peter, e David Oyelowo, il padre Jack Littleton, non carbura mai.

E sì che le ambientazioni fiabesche, ricreate da Luciana Arrighi nel Windsor Great Park alle porte di Londra, come i guardaroba curati e pieni di dettagli di Louise Stjernsward, avrebbero meritato una sceneggiatura e una recitazione all’altezza.

Il film, malgrado diverta nel suo disseminare personaggi e particolari che andranno poi a caratterizzare le storie dei due beniamini (dai giochi con le ombre, che tanta importanza avranno poi nel racconto di Peter Pan, alle carte e i conigli bianchi, fondamentali in Alice nel Paese delle Meraviglie, così come i nativi americani, il cricket, le chiavi o i campanellini), si fa dimenticare presto, come un po’ tutti i lungometraggi che hanno provato a bissare il successo dei film d’animazione targati Walt Disney. Non stupirà, dunque, se dovesse finire – complice un doppiaggio al limite del raccapricciante – nel mare magnum delle pellicole inutili, a far compagnia ad Alice in Wonderland di Tim Burton, al suo sequel, Alice attraverso lo specchio, diretto da James Bobin, o a Neverland – Un sogno per la vita di Marc Forster, tutti e tre con la presenza di Johnny Depp.

Una nota a margine, che pure non aggiunge nulla al film se non un tocco aneddotico: David, il nome scelto per il fratello di Alice e Peter, è lo stesso nome del fratello dello scrittore J.M. Barrie, morto per un incidente di pattinaggio sul ghiaccio il giorno prima del suo 14esimo compleanno.

Scheda del film

Alice e Peter (Come Away), diretto da Brenda Chapman (che aveva in precedenza co-diretto due celebri film d’animazione, Il principe d’Egitto e Ribelle – The Brave), immagina la vita di Peter, prima che diventasse Pan, e Alice, prima di visitare il Paese delle Meraviglie. I due fratelli, grazie alla loro spiccata fantasia, riescono ad allontanarsi dalla tragica realtà della propria famiglia, Dopo la morte di David, il fratello maggiore, i genitori vengono sopraffatti dalla disperazione.

Protagonisti, Angelina Jolie, David Oyelowo, Jordan Nash, Keira Chansa, Reece Yates e Michael Caine. La scenografia del film (girato per la maggior parte in Gran Bretagna) si deve a Luciana Arrighi, celeberrima scenografa italiana (ma nata in Brasile) premio Oscar Casa Howard di James Ivory. I costumi sono firmati da Louise Stjernsward.

Presentato al Sundance Film Festival 2020, Alice e Peter è disponibile in Italia su Amazon Prime Video dal 22 aprile 2021.

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