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Smart working e mestruazioni: perché bisogna parlarne anche per il futuro

Da necessità legata alla diffusione del coronavirus, lo smart working è diventata una prospettiva lavorativa concreta, abbattendo molti pregiudizi in termini di efficienza. Ma allora perché non parlarne anche come alternativa valida per fare fronte a sindromi e cicli mestruali invalidanti? Per il bene di tutti: delle donne, ma anche delle aziende, che potrebbero peraltro imparare a godere anche dei “benefici lavorativi” delle mestruazioni, di cui non si parla mai.

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Ci voleva una pandemia per convincere tutti che sì, il lavoro da casa non solo è possibile ma anche efficiente e strutturabile secondo le regole di imprenditori e aziende. E funziona, nonostante i limiti nel trasformare gli spazi domestici (con figli a casa da scuola e metri quadri che potrebbero non bastare) in spazi di lavoro. 

In realtà i benefici dello smart working erano già noti prima dell’emergenza Coronavirus grazie a diverse ricerche in cui produttività, benessere e work-life balance sono risultati essere i valori chiave di questa modalità. 

Soprattutto se si parla di donne, lo smart working può essere uno strumento validissimo per fare fronte a sindromi o cicli mestruali particolarmente invalidanti che, i dati dimostrano, possono essere particolarmente cari per le aziende in termini di assenteismo dal lavoro e produttività. 

I numeri parlano chiaro: dal 60 per cento al 90 per cento delle donne soffrono durante il ciclo mestruale e “questo causa tassi dal 13 per cento al 51 per cento di assenteismo a scuola e dal 5 per cento al 15 per cento di assenteismo nel lavoro”. Questi dati sono il cuore della proposta di legge per ottenere il congedo mestruale, ovvero la possibilità costituzionale per le donne di fermarsi durante i momenti più duri del ciclo. La proposta è sul piatto dal 2017 e spinge per uno stop di 3 giorni per chi soffre di dismenorrea. E sarebbe una manna dal cielo, essendo una patologia da trattare alla stregua di quelle convenzionalmente accettate: fa male ed è invalidante nel 30% dei casi, secondo gli studi.

Come è venuto fuori dal sondaggio di Essity, che con la campagna Blood Normal del marchio Nuvenia ha lanciato il messaggio forte e chiaro che parlare di mestruazioni non solo non deve essere più un tabù ma è necessario, in pochi conoscono i risvolti positivi del congedo mestruale e i motivi per cui ci si dovrebbe battere per ottenerlo. Il 54,5% delle donne e il 55,6% degli uomini non ne ha mai sentito parlare.

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Lo smart working come possibilità per le donne di fare fronte ad alcune fasi del ciclo mestruale potrebbe essere il gancio per abbinare il diritto ad assecondare il proprio benessere psico-fisico, senza dover per forza assentarsi dal lavoro o ricorrere a permessi e certificazioni di malattia, trovando invece nel lavoro da casa una soluzione per loro più confortevole e, al contempo, più produttiva anche per le aziende.

Gli effetti dello smart-working su mente e corpo (e sul ciclo)

I numeri dello smart working in Italia prima e dopo il lockdown la dicono lunga sulla situazione: come riporta la ricerca pubblicata su Morning Future parlare di lavoro agile voleva dire chiamare in causa, già prima dell’emergenza, 570 mila lavoratori. Oggi il trend è in salita anche nelle PMI, che nel 2019 erano rimaste indietro. I numeri, a maggio 2020, sono raddoppiati e stanno trasformando una situazione eccezionale in una prassi per quasi un milione di persone. 

Anche se gli scenari sono diversi e molto frammentati come ha mostrato una ricerca di Info Data del Sole 24 Ore, la sensazione è che lo smart working in generale piace perché dà soddisfazione su più fronti: nei sondaggi fatti a lavoratori flessibili dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, i benefici del lavoro agile che vengono tirati in ballo sono tantissimi.

Al primo posto, la risposta che spicca è quella per cui si raggiunge equilibrio tra vita privata e professionale, si è più motivati e coinvolti. Questo nonostante le difficoltà inevitabili come distrazioni esterne, mancanza di socialità, barriere tecnologiche e superamento a distanza di criticità che, prima del Covid-19, erano i principali limiti chiamati in causa dagli intervistati. La pandemia ha aggiunto famiglie a carico e spazi di lavoro condivisi tra marito e moglie se entrambi in smart working e con i figli impegnati con la didattica online, ma non ha cancellato la soddisfazione del poter gestire il proprio tempo in modo flessibile, senza togliere nulla alla sfera privata o a quella professionale.

Secondo una ricerca condotta da OnePoll per Citrix System su 5 mila lavoratori agili in tutto il mondo durante la pandemia, in smart working si lavora di più e in Italia la produttività è esplosa (il 78,9% degli intervistati ha confermato). 

Perché il cervello lavora bene, e meglio, se può sfruttare i momenti in cui è più attivo e non ogni buco della giornata perché così è deciso da un orario d’ufficio. E anche perché l’unione di mente (che funziona al massimo quando è più ispirata) e corpo (che collabora anche perché la testa è più serena) è una miscela esplosiva che nelle donne, nelle diverse fasi del ciclo mestruale, si trasforma in un fenomeno poco conosciuto, ma praticamente imbattibile: il Period Power.

Period Power: e se le mestruazioni non fossero un problema?

Collegare smart working e mestruazioni non è un azzardo, ma una risorsa possibile, dunque, e più produttiva per tutti.

A questo si può aggiungere la possibilità di ottimizzare al massimo lo schema del lavoro agile con la fisiologia del ciclo mestruale e il cosiddetto Period Power, che poi è la capacità di prendere tutto il buono che c’è dagli ormoni e convertirlo in produttività.  

Parlare di come gli ormoni del ciclo aiutino a potenziare la creatività e la produttività al lavoro, intensificando quelle che già lo smart working regala di per sé, è importante anche per capovolgere stereotipi e superstizioni delle donne con le mestruazioni: in base alle oscillazioni ormonali è irritabile o euforica, destinata a cambiare umore senza potere e controllo sul suo corpo.

Secondo uno studio pubblicato su Forbes, non solo è possibile sfruttare ogni singola fase del ciclo per dare sprint all’attività lavorativa e sociale, ma è quasi impossibile non farlo. 

Gli studi, come quello della dottoressa Allison Devine della Austin Diagnostic Clinic and Faculty della Texas A&M Medical school  dicono che ci sono migliaia di dati che confermano che i due principali ormoni delle mestruazioni, estrogeno e progesterone, hanno un influsso incredibile e positivo sul cervello. 

In questa ottica, tutti i tabù legati al ciclo mestruale come quelli individuati dalla ricerca di Essity e che vedono spesso le mestruazioni come un momento  associato a sensazioni di dolore, inadeguatezza, fastidio e imbarazzo, sono a maggior ragione uno scoglio da superare per vedere il vero potenziale del ciclo. E per far emergere quel 19,3% di donne intervistate che dentro ci vede una “potenzialità generativa”.

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In tempi non sospetti, del resto, si era cominciato a parlare dell’ufficio period-friendly (come quello lanciato in versione beta a Göteborg nel marzo 2019), che si adegua ai cicli delle lavoratrici. E non come una gentile concessione, ma un’organizzazione che fa bene a tutti, alle lavoratrici come alla produttività.

Come sfruttare il flusso mestruale per lavorare meglio?

Secondo gli studi pubblicati su Forbes, l’idea che le quattro fasi ormonali possano essere una guida per iniziare, potenziare e concludere qualsiasi tipo di progetto non è una favola femminista, ma è pura scienza. Ogni fase del ciclo aiuta il cervello a potenziare quattro aeree utilissime mentre si lavora:

  • Fase follicolare (dal giorno 1 al giorno 14 di ciclo): è il momento ideale per far partire nuovi progetti, quella in cui il rilascio degli estrogeni favorisce energia fisica e mentale. In questo periodo si raccomandano brainstorming e lanci di nuove idee da far fruttare.
  • Fase ovulatoria: in questa fase sono le skill comunicative a venire fuori, così come quelle verbali e della collaborazione. Più ci si avvicina alla fase successiva, più la sensazione è quella di poter gestire molti progetti in simultanea, riunioni e confronti.
  • Fase Luteale (dall’ovulazione all’inizio delle mestruazioni): è quella del vero e proprio Period Power. Gli esperti di neuroscienze e i biologi la definiscono la più promettente: si è più orientate a finire i progetti, c’è maggiore concentrazione per i dettagli. Molti esperimenti hanno confermato che persino le conversazioni, in questa fase, sono più efficienti ed efficaci: ci si sente meglio grazie a estrogeni e progesterone e si vede anche da fuori. 
  • Fase mestruale: ben lontana dall’essere un momento di allontanamento sociale come accade in alcune comunità del mondo ma anche in Italia (la ricerca di Essity sui tabù legati al ciclo parla chiaro) i giorni delle mestruazioni sono quelli ideali per la riflessione. Traslata sul piano lavorativo, task di analisi e burocratiche sono perfette da amministrare in questo momento. 

Nel libro Il tuo superpotere. Come fare del ciclo un alleato per vivere al meglio e in armonia con se stesse di Maisie Hill (Fabbri Editore) le fasi delle mestruazioni vengono applicate a ogni sfera della vita, non solo a quella lavorativa. Una sorta di conferma, oltre ogni ragionevole dubbio, che delle mestruazioni non ci si deve vergognare, come è capitato a tantissime ragazzine a scuola secondo una inquietante ricerca del 2019 del Guardian, per cui una su cinque è stata bullizzata dai compagni per il solo fatto di avere le mestruazioni.

Period Power e congedo mestruale: non facciamone una questione di alternativa

Il congedo mestruale, abbinato al Period Power e allo smart working, può diventare un’arma che favorisce il lavoro da ogni punto di vista, sia quello delle donne che quello di chi le assume. Vista così, potrebbe essere un buon modo per superare lo scoglio psicologico in chi è a conoscenza della proposta di legge sul congedo: ancora una volta è la ricerca di Essity a evidenziare che per molti, l’aumento dei casi di “assenza per mestruazioni” potrebbe incrementare la diffidenza dei datori di lavoro verso le assunzioni di donne (35,2% le donne e 28,6% gli uomini). Il 27,9% delle intervistate (seguite da un 22,6% al maschile) ha anche risposto che la legge sul congedo mestruale è una battaglia che “sminuisce le donne” e lascia passare l’idea che le loro skill seguano l’influsso degli ormoni.

Va da sé che, alla luce delle ricerche sul potere del ciclo e sull’influsso positivo degli ormoni, quest’ultima convinzione si annulla da sola: perché è vero che la fisiologia ci guida ma la chiave di volta sta proprio nel capire come usarla come vento a favore nella vita di tutti i giorni. E abbinare un congedo per mestruazioni al potenziamento del proprio lavoro nei giorni meno dolorosi e più intensi del ciclo a livello cerebrale non significa “approfittare di una cosa da donne”.

Il fatto che le donne siano fatte come sono, con carne, ormoni, sangue e tutto il resto non è un limite, ma un’opportunità. Che parte dal corpo e dalla testa e tocca tutti i tasti della quotidianità, trasformandola.

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Nuvenia, tra i principali brand nel settore degli assorbenti femminili, supporta le donne nei giorni del ciclo, per garantire loro massimo comfort e benessere, ed è al loro fianco per abbattere stereotipi e tabù sulle mestruazioni.
Nuvenia è un marchio Essity, azienda leader nel settore dell’igiene e della salute.

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