Sussistono sempre, anche in mezzo alle confidenze più intime, certe riserve, per falso pudore, delicatezza, pietà. Si scoprono nell’altro o in se stessi voragini o fango che impediscono di proseguire. Ci si rende conto, inoltre, che non saremmo capiti; esprimere qualsiasi cosa con esattezza è sempre una impresa difficile, per questo le unioni complete sono tanto rare“.

Lo scriveva l’autore francese Gustave Flaubert in uno dei suoi lavori più noti, L’educazione sentimentale, che è poi il modo con cui, negli anni, la psicologia ha definito il bisogno e l’importanza di manifestare la propria emotività, distruggendo così decenni di cliché secondo cui l’uomo virile non poteva mostrare emozioni che non fossero quelle associate all’idea di dominio o potenza, come la rabbia, ad esempio.

Da ormai diversi anni, per fortuna, si sente spesso parlare di quanto invece sia fondamentale educare soprattutto i bambini alle emozioni, essendo queste ultime il motore principale che spinge le persone ad agire, ed essendo quindi indispensabile conoscerle per saperle gestire.

Già da tempo alcuni Paesi europei stanno insegnando l’educazione sentimentale attraverso quelle che vengono definite lezioni di empatia, necessarie non per accrescere lo sviluppo individuale sin dalla prima infanzia ma anche per attivare quel cambiamento culturale che si fonda proprio sull’insegnamento, e l’apprezzamento, delle naturali differenze di genere.

L’educazione sentimentale, il romanzo di Flaubert

Flaubert lo scrisse tra il 1864 e il 1869, ed è un romanzo diviso in tre parti, due delle quali contano sei capitoli, mentre l’ultima sette. Nell’idea originale dello scrittore doveva essere un’opera di rappresentazione dei costumi parigini ma anche un romanzo sentimentale, in grado di lasciare ai lettori un quadro sulla storia morale della sua generazione; in realtà, de L’educazione sentimentale esiste una versione precedente, redatta tra il 1843 e il 1845, ma pubblicata postuma nel 1910, dalla trama profondamente diversa.

L'educazione sentimentale - Gustave Flaubert

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In quella divenuta poi celebre conosciamo l’ormai ex studente liceale Frédéric Moreau che, sul battello che lo sta riportando a casa, fa la conoscenza di un editore di cinquant’anni, Jacques Arnoux, accompagnato dalla moglie Marie, della quale il giovane Frédéric si innamora follemente. Le circostanze non gli permettono di avere rapporti di alcun genere, e così al ragazzo non resta che tornare mestamente a casa dalla madre vedova.

Solo più tardi, quando inizierà gli studi di giurisprudenza, Frédéric approfondirà la conoscenza del signor Arnoux per incontrare di nuovo l’amata e, pur intrattenendo una relazione con Rosanette, sovente indicata col soprannome “la Marescialla”, riuscirò anche a dichiararsi a Marie, scoprendo che i suoi sentimenti sono ricambiati.

Ciononostante, quella relazione non si tramuterà mai in qualcosa di concreto, e solo dopo molti anni la signora Arnoux confesserà a Frédéric di essersi pentita di non aver vissuto appieno quel loro amore rimasto sempre platonico.

L’educazione sentimentale e la psicologia: perché ne abbiamo bisogno

Per quanto secoli di ferreo maschilismo e machismo lo abbiano negato, l’emotività ricopre un ruolo fondamentale nello sviluppo di una persona.

Insegnare a un bambino a non piangere per non essere preso in giro ed essere chiamato “una femminuccia” è sbagliato non solo perché pone implicitamente su due piani diversi i due generi, passando l’idea che essere maschio sia giusto ed essere femmina invece no, ma anche perché dà un input errato rispetto al rapporto con le proprie emozioni, insegnando che ve ne sono alcune che devono essere taciute per essere socialmente accettati.

In realtà, ricevere un’educazione sentimentale, quindi imparare a conoscere le proprie emozioni, comprenderle e saperne parlare è importantissimo per una serie di motivi:

  • prima di tutto, consente di ottimizzare le proprie risorse;
  • aumenta il livello di empatia, quindi la capacità di mettersi nei panni degli altri;
  • attiva il potenziamento dell’apprendimento cognitivo;
  • permette di guardare alla realtà attraverso diversi punti di vista, insegnando quindi a essere più predisposti al confronto e allo scambio.

Non parliamo, ovviamente, solo di emozioni positive, come la commozione o l’amore, ad esempio, ma anche di quelle più negative, come appunto la rabbia, che non va trattenuta, ma semmai analizzata, verbalizzata e, di conseguenza gestita.

Uno dei libri migliori sul tema è Intelligenza emotiva, scritto dal docente di Psicologia di Harvard, Daniel Goleman, che ha contribuito a focalizzare l’interesse sulla sfera dell’emotività e dell’affettività, fin dalla prima infanzia.

Educazione sentimentale ed educazione sessuale: non sono la stessa cosa

Appare chiaro che, per quanto ricoprano entrambe funzioni fondamentali, soprattutto nella crescita dei più giovani, educazione sessuale e sentimentale non siano la stessa cosa: con la prima parliamo infatti di una serie di concetti pensati per informare soprattutto gli adolescenti rispetto al sesso sicuro, alla prevenzione, alle gravidanze indesiderate.

È chiaro poi che, contestualizzandolo, il discorso potrebbe essere ampliato al famoso dibattito “sesso e amore vs sesso senza amore”, perché è indubbio che la componente sessuale sia fortemente connessa a quella sentimentale, sia che si sia seguaci di una o dell’altra corrente di pensiero.

Ma l’educazione sentimentale, come abbiamo visto, è soprattutto connessa all’espressione delle emozioni, sia positive che negative, libere da imbarazzi e schemi stereotipati, ed è un passo importantissimo da compiere per far comprendere, fin da piccoli, che non c’è un modo “giusto o sbagliato” di essere, e che, uomini e donne, ciascuno di noi prova le stesse emozioni.

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