"Marie Curie", non un genio "nonostante fosse donna” ma un genio e basta

Una sostanziale emancipazione femminile passa, forse, nel riconoscere alle scienziate di ieri e di oggi il proprio valore in quanto tali e non alla luce del loro genere: la fisica e chimica polacca insegna anche questo.

Accusata di adulterio, accusata di essere ebrea in un Paese sconvolto dall’affare Dreyfus, colpevole innanzitutto di essere donna e di essere libera: Marie Curie – tra i pochi a vincere due premi Nobel in due materie diverse, prima la fisica e poi la chimica – continua ad affascinare a più di 80 anni dalla sua morte per il suo esempio di scienziata mossa dal desiderio di conoscere e di fornire nuovi strumenti in vista di un mondo migliore.

Quando l’uomo ha scoperto il fuoco si è bruciato, ma che faremmo oggi senza fuoco?”, dice la Marie Curie con il volto dell’attrice Karolina Gruszka nel biopic diretto da Marie Noëlle.

Maria Salomea Skłodowska, nata a Varsavia e naturalizzata francese, è stata soprattutto un Titano che per far progredire l’umanità ha sfidato i limiti imposti dalla società: svelare i segreti della natura, appannaggio fino ad allora dell’universo maschile, anche grazie a lei è diventato materia concessa “persino” alle donne.

Una pioniera, certo; che si rischia però, col passare del tempo, di relegare all’unico merito di pietra miliare nel processo di emancipazione femminile quando – al di là del genere – è stata soprattutto una Maestra per generazioni di donne e uomini di scienza dopo di lei.

Karolina Gruszka in una scena di Marie Curie (Fonte: ufficio stampa)

La storia è popolata di donne che hanno rivoluzionato la vita del genere umano, cambiando per sempre il volto della fisica, della chimica, della medicina, dell’astronomia. Eppure che amarezza nel dover costantemente sottolineare la loro esistenza, il loro contributo, il loro diritto a essere e a lavorare.

Quanta mestizia nel dover ancora cercare in lunghe liste di figure femminili, da Ipazia a Margherita Hack, una legittimazione alla propria sete di conoscere e di varcare i confini del conosciuto; nel dover rimarcare che nello sciogliere misteri della natura e nell’inerpicarsi lungo i sentieri dell’invenzione si può essere divine come Hedy Lamarr (a cui si deve la creazione dello spread spectrum, trasmissione del segnale usata oggi nella telefonia e nelle reti wireless) o completamente immerse nel proprio lavoro (tanto da non cambiare mai abito, secondo la vulgata che si ha di lei) come Emmy Noether, matematica che diede il suo nome al teorema della simmetria: geni in quanto tali e non perché donne.

Dovremmo essere meno curiosi di conoscere le persone e più curiosi di conoscere i loro pensieri“, è un’altra delle frasi che Marie Noëlle affida a Karolina Gruszka/Marie Curie. Una massima che se applicata alle donne dovrebbe oggi essere ripetuta come non mai.

Marie Curie: scheda tecnica del film

Una scena di Marie Curie (Fonte: ufficio stampa)

Presentato in anteprima al Toronto Film Festival nel 2016 e uscito da tempo in gran parte dei paesi europei, è usciti il 5 marzo 2020 nei cinema italiani Marie Curie, scritto e diretto da Marie Noëlle e interpretato da Karolina Gruszka.

Il film racconta gli anni compresi tra il 1903, quando Marie e Pierre Curie si recano a Stoccolma per ricevere il Premio Nobel per la scoperta della radioattività, e il 1911, quando le viene assegnato il secondo Nobel per la scoperta del radio e del polonio. E si concentra sull’amore clandestino con il collega Paul Langevin, nato dopo l’incidente mortale di Pierre Curie.

Girato in 31 giorni tra Lodz, Cracovia, Leba, Berlino e Parigi, il film si avvale di uno studio approfondito sui documenti della stessa scienziata.

«Ho avuto modo anche di parlare con la nipote di Marie Curie, Hélène Joliot – ha raccontato Marie Noëlle – che è fisico nucleare e ha sposato Michel Langevin, nipote di Paul Langevin. Ho pensato che quel legame d’amore tra Marie e Paul si sia trasmesso ai nipoti via Dna».

Perché vedere il film sulla prima donna a vincere il Nobel

Karolina Gruszka in una scena di Marie Curie (Fonte: ufficio stampa)

Pur nei limiti di una sceneggiatura che tende a insistere eccessivamente sul fronte sentimentale e personale di Marie Curie, il biopic firmato da Marie Noëlle ha il pregio di raccontare con precisione un’epoca, gli inizi del Novecento, e i suoi rivolgimenti.

Scenografia costumi rappresentano con ricchezza di dettagli gli anni in cui Parigi è funestata dal vento dell’antisemitismo e il mondo accademico è totale appannaggio del patriarcato; impossibile non restare estasiati dalle camicette di cotone e pizzo, le sottovesti, i cappelli di inizio secolo che indossano i personaggi femminili. Bella la fotografia, che regala luci ovattate e aiuta a immergere il film in nuance polverose.

Malgrado l’incedere a tratti da soap opera, al film con Karolina Gruszka nei panni di Marie Curie va dato il merito di portare sul grande schermo (anche se arriva in Italia con colpevole ritardo dalla sua realizzazione) la figura complessa e sfaccettata di questa emigrata polacca che con coraggio ha combattuto i pregiudizi e cambiato per sempre la storia.

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