Ad accompagnare la preoccupazione delle istituzioni e della gente comune riguardo ai focolai di COVID19 scoppiati in Italia, sembra ci sia un’altra infezione che sta prendendo piede, quella del razzismo.

Difatti non sono pochi gli episodi di aggressioni (verbali e non) e di discriminazioni nei confronti non solo dei cinesi, ma di chiunque presenti tratti somatici asiatici.

Una follia alimentata da un allarmismo che si scaglia verso fantasiosi nemici, piuttosto che invogliare le persone verso le dovute e ponderate misure di cautela, proprio quanto la situazione di emergenza necessiterebbe di empatia, solidarietà e buon senso.

È quello che è accaduto anche a Marianna, che ha voluto condividere con noi la sua, piccola ma molto significativa, brutta esperienza:

Buongiorno,
Sono una studentessa di 17 anni e questa volta ho deciso di non stare in silenzio. Vorrei raccontarvi di un episodio di razzismo legato al Coronavirus. Non è tra i più gravi e non è successo solo a me, ma forse è questo a renderlo importante. A renderlo uno di tanti altri, una di quelle ingiustizie e cattiverie che succedono così spesso da diventare la norma. Ma il semplice fatto che succeda tutti i giorni non vuol dire che è giusto, no?

Avevo deciso di andare sulle giostre, ho comprato un biglietto e ci sono salita. Proprio come ogni mia coetanea avrebbe il diritto di fare. A quanto pare non tutti la pensano così, perché dei ragazzi vicino a me hanno iniziato a deridermi riguardo al Coronavirus, indossando addirittura una mascherina, mentre altri che non erano saliti sulla giostra filmavano tutto. Alla fine il ragazzo con la mascherina è scappato urlando, tra le risate generali.

Io però non avevo intenzione di scappare, perciò ho fatto un secondo giro. Alla biglietteria mi hanno chiesto: “Non sei cinese, vero?” e anche il ragazzo che raccoglieva i biglietti (amico di quelli di prima) si è messo una mascherina ghignando con gli altri. Mentre me ne andavo, le ragazze della biglietteria mi stavano ancora fissando. A quel punto ho reagito fingendo di tossire. E facendo fare un balzo a un passante, che si è scostato per starmi lontano.

Ho gli occhi a mandorla e non dovrei giustificarlo. Come mi sono sentita? Non ve lo dirò, immaginatelo. Come vi sareste sentiti voi? Come si sentono ogni giorno le persone? E non parlo “solo” di chi ha i lineamenti asiatici o del Coronavirus, parlo di tutti gli episodi che quasi nessuno riesce a raccontare. Parlo delle vittime, ma parlo anche a chi rimane a guardare.
Spero di essere ascoltata, questa volta.

 

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