Quando sento parlare gli adolescenti di amore, quello vero, mi viene sempre da sorridere. Mi capita se sono sui mezzi pubblici in incognito con le cuffiette e tra una canzone e l’altra carpisco i loro discorsi, densi di passione, di un’inaspettata serietà e di un romanticismo nel vero senso della parola, e mi accade se a parlarmene è mia nipote di diciannove anni, i cui occhi diventano un tutt’uno con il sorriso e le parole, trasformandosi quasi in un raggio di sole perpetuo.

La mia reazione è sempre la stessa: mi viene da sorridere teneramente e, a stento, mi mordo la lingua ed evito di dire quello che davvero penso da vecchia cinica quale sono diventata in fatto di cuore. Ossia che a venti anni (faccio una media matematica dell’età giovanile) non si può parlare di vero amore, che l’oggetto perenne dei nostri pensieri, desideri e progetti di vita è solo il primo di una serie più o meno lunga e che ci insegnerà, tra gioie e dolori, ad amministrare questo sentimento così forte.  

Si è davvero troppo giovani per parlare di un “per sempre” e per pensare che la vita debba e possa ruotare intorno a quella di un’altra persona se prima non si ha consapevolezza della propria; si è troppo acerbi, sentimentalmente e umanamente, per sognare una casa, una famiglia o viaggi intorno al mondo stile due cuori, una capanna e un sacco a pelo se tali esperienze non siano state prima vissute per conto proprio, se non si ha chiaro quello che si vuole fare da grandi, se non si conoscono tante persone per poi essere in grado di scegliere quella con cui fermarsi o continuare a viaggiare.

Di certo sono animata da un sentimento protettivo, a volte talmente forte, che non mi fa vedere invece l’intensità di quello che scaturisce il primo amore; e a ben pensarci non può essere diversamente, di fatto è stato e continuerà a essere un passaggio necessario e obbligato per tutti che rimarrà sempre impresso nei nostri cuori e nelle nostre menti. Solo che, in alcuni casi, devo ricredermi e resto sempre positivamente molto stupita e colpita quando sento parlare persone giovanissime di amore come scelta di vita e che hanno la capacità di vivere appieno il sentimento per eccellenza nella maniera più adulta e matura immaginabile.

La medesima reazione l’ha suscitata Vicino all’Orizzonte, film diretto da Tim Trachte, distribuito da M2 Pictures e disponibile in sala dal prossimo 24 ottobre.

La storia si basa sull’omonimo best-seller di Jessica Koch edito in Italia da Edizioni Piemme che, nell’elaborazione della pellicola, ha partecipato anche alla stesura della sceneggiatura. La storia è il doloroso ma vero e vivido racconto autobiografico su di lei diciottenne – interpretata nel film da Luna Wedler – e il ventenne Danny (Jannik Schümann), un bellissimo ragazzo per metà tedesco e per metà americano che le sconvolge la vita, la percezione stessa dell’amore e la mette di fronte a decisioni e scelte più grandi di lei.

Il loro incontro è una vera e propria deflagrazione, immediatamente la giovane Jessica resta ipnotizzata dal giovane che è già indipendente, vive per contro proprio e ha la particolare abilità di tenere a distanza gli altri per motivi che inizialmente le sfuggono. Ma è proprio l’atteggiamento inizialmente repulsivo di Danny a far sì che la giovane donna non molli il colpo e lo lasci andare. Quando la sua corazza si rompe dinanzi a un amore così puro e travolgente, Danny le rivela qualcosa di veramente scioccante e doloroso per entrambi che farebbe vacillare chiunque e che per ovvi motivi non possiamo spoilerare.

Sicuramente quello che possiamo dichiarare è che la giovane donna si trova davanti alla decisione più complicata della sua vita: rinunciare a lui e dedicarsi al suo futuro pieno di possibilità o restargli accanto contro tutto e tutti, perché davvero “non basta una vita per scordare un attimo” e soprattutto quell’istante che le ha fatto conoscere il vero amore.

Vicino all’orizzonte ci svela una grande storia d’amore, quel tipo di amore che vuole essere vissuto in toto anche quando le premesse non promettono affatto il lieto fine e dinanzi si ha la prospettiva di un destino doloroso. Il fondo di veridicità di tale narrazione fa acquisire un sapore totalmente diverso al tutto e di certo ci predispone a tutta una serie di riflessioni su come una relazione vissuta seriamente e fino in fondo possa cambiare la percezione e le priorità della vita anche se si è molto giovani; soprattutto il valore e la qualità del tempo che ci viene concesso insieme a chi amiamo veramente e che, troppo spesso, tendiamo a dimenticare o a dare per scontato.

L’amore è un sentimento così forte, immenso e misterioso che c’è sempre da imparare qualcosa anche quando tali insegnamenti provengono da giovani ma già forti cuori che pulsano.

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