A turno si sono attaccate ai campanelli dei condomini vicini e hanno cercato di attirare l’attenzione degli automobilisti di passaggio. Ma niente. Nessuno ha risposto, nessuno si è fermato, nessuno si è neppure affacciato alla finestra.

Questa la prima ricostruzione dei fatti della violenza sessuale subita da due ragazze di poco più di vent’anni, intorno all’una della notte tra giovedì e venerdì scorso, nella totale indifferenza di una città, Brescia, che non ha risposto al grido di aiuto di queste giovani donne, al rientro dalla festa di fine anno dell’Università.

E se può essere una giustificazione la paura di essere coinvolti, di non sapere se chi ci si trova di fronte sia per esempio armato o se sia una di quelle messe in scena, di cui ogni tanto si sente parlare, che finiscono in rapina ai danni di chi, in buona fede, presta soccorso; non c’è giustificazione al fatto che, stando alle prime ricostruzioni dei fatti, nessuno ha neppure chiamato il 112, dato l’allarme o provato almeno a mettere in fuga lo stupratore affacciandosi alla finestra e raccogliendo il grido di aiuto delle due ragazze, pur mantenendosi in sicurezza.

“Le ha salvate il fatto che sono rimaste unite – ci spiega al telefono l’avvocato Benedetto Maria Bonomo che assiste una ragazza – e così facendo l’attenzione dell’uomo si è concentrata a turno prima su una poi sull’altra, impedendo che si arrivasse al peggio”, insieme al fatto che una delle due, pur di sottrarsi alla violenza di palpeggiamenti, percosse, molestie, alla fine si è letteralmente buttata addosso a un’auto di passaggio, obbligandola a fermarsi, e la cosa ha messo in fuga lo stupratore.

Impossibile pensare che nessuno abbia sentito: “È accaduto nella notte più calda dell’anno – ci racconta al telefono l’avvocato -, tante finestre erano sicuramente aperte”. Impossibile pensare che nessuno degli automobilisti – le telecamere mostrano le auto rallentare senza poi fermarsi – abbiano visto o capito quanto stava avvenendo.

Che responsabilità ha chi ha finto di non sentire o di non vedere?
Il diritto è una cosa e, in ogni caso, c’è da interrogarsi sul fatto che chi ha negato il proprio aiuto abbia o meno commesso un reato: omissione di soccorso o altro lo definirà chi di dovere. “Perché se è vero che non c’è obbligo di intervento, mentre si sta consumando un reato, è vero che la legge richiede esplicitamente di attivarci per allertare le forze dell’ordine qualora vi si assista”, precisa l’avvocato.

Ma esiste una legge morale che ci rende uomini e umani, che dovrebbe impedirci di lasciare che si consumi violenza sessuale su due ragazze senza che si sia fatto nulla per impedirlo, anche garantendoci, come legittimo, la nostra totale incolumità.

Passiamo le giornate a fare rivoluzioni barricati dietro a uno schermo come veri eroi da tastiera, ci autoappendiamo al petto le medaglie di post e commenti a nostro avviso coraggiosi e che ci valgono il plauso di amici reali e virtuali, abbiamo un’opinione su tutto, anche su ciò che non ci compete, sappiamo che cosa sarebbe stato meglio fare o dire al posto di un altro che mettiamo alla gogna sociale per un errore e poi… Non sappiamo alzare un telefono e comporre tre numeri – 112 – a dirci che siamo ancora umani e che, se ci è mancato il coraggio di fare gli eroi dal vivo, abbiamo però compiuto il nostro dovere e siamo delle brave persone, davvero, non per modo di dire.

“Se è fisiologico che ci sia il mostro, non è fisiologico che la società faccia finta di non vederlo e lo lasci agire, rendendo il mostro potentissimo”, sancisce legittimamente l’avvocato Benedetto Maria Bonomo.

Codardi, leoni da tastiera, esseri dominati dalla paura dell’altro e dall’arroganza di essere diversi dai vigliacchi che siamo: possibile che siamo diventati solo questo?
“Restiamo umani”, direbbe qualcuno, o per favore diventiamolo.

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