Il blame the victim è purtroppo diventato un refrain ricorrente in una società dove sembra più facile rimproverare le donne per come si vestono, che insegnare agli uomini il rispetto nei loro confronti. Ma certo sorprende quando a scatenarlo è una celebrità.

È ormai noto il caso di Bella Thorne, che ha messo in rete le sue foto più intime prima che l’hacker entrato nel suo cellulare le diffondesse.

Bella ha avuto il coraggio di pubblicare di sua spontanea volontà quelle foto che, in fondo, ritraevano appena un seno, niente di scandaloso, e lo ha fatto per denunciare chi, approfittando dell’anonimato offerto dal Web, viola i profili privati delle persone (vip o meno) per rubare il loro materiale più “scabroso”. Eppure, il suo gesto non ha raccolto solo solidarietà e consensi, ma anche qualche critica.

Come quelle di Whoopi Goldberg, che dal salotto del programma tv statunitense The View ha detto, senza mezzi termini

Se sei famosa, non fare foto di nudo, non importa quanti anni hai.

Tale ramanzina ha colpito molto Bella che, scoppiando in un lungo pianto, si è sfogata in una story su Instagram (ora non più disponibile):

Biasimare le ragazze che si fanno foto? Fa schifo ed è disgustoso. Quindi ora una ragazza non può mandare foto sexy al fidanzato che è lontano? Sono offesa per chi si è suicidato per colpa di chi ha pubblicato le sue foto. Il tuo punto di vista è davvero terribile e spero tu cambi idea.

La cantante e attrice ha poi condiviso un tweet in sua difesa scritto dalla collega Dove Cameron.

[…] @zendaya mi ha chiamato oggi per assicurarsi che stessi bene, abbiamo parlato molto di questa generazione, anche di quella prima di noi, e di come noi donne non dovremmo sentirci sbagliate rispetto ai nostri corpi. Lo slut-shaming è uno dei temi più importanti di questa generazione, ma continuiamo a farlo. È davvero molto triste.

Ha scritto Bella. Mentre il fidanzato Benjamin Mascolo, del duo Benji e Fede, in un altro video ha dichiarato “Trovo assurdo che una donna condanni un’altra donna”.

Il fatto, ahinoi, è che non è la prima volta. E, temiamo, non sarà neppure l’ultima.

Le parole di Whoopi Goldberg, che certamente sono il frutto di una convinzione personale che non spetta a noi cambiare, sono però sicuramente sorprendenti, in quanto ennesima prova di come il colpevole venga sistematicamente ignorato e si punti a colpevolizzare chi, in fondo, è vittima di un reato.

Certamente, fra le altre cose, la fama comporta una maggiore attenzione su di sé e, inevitabilmente, sul proprio materiale intimo, ma questo non può in alcun modo rappresentare una scusante per chi, hackerando profili privati, tenta di estorcere denaro o ricattare queste persone minacciando la diffusione di determinati materiali.

Allo stesso modo, nessuno nega che determinati comportamenti siano ingenui, ma l’ingenuità non può essere messa sullo stesso piano di chi commette un crimine. E non è una colpa.

E se chi si lancia in queste accuse, si giustifica dicendo “È ovvio che il colpevole sia colpevole, inutile parlarne”, allora non si capisce perché non vale che sia altrettanto ovvio che “l’ingenuo è un ingenuo, inutile parlarne”.

Soprattutto, non si capisce perché si preferisca investire del tempo criticando l’ingenuità della vittima, invece di condannare il colpevole, lasciando così passare il messaggio che il secondo abbia avuto un atteggiamento “conseguenza naturale” al comportamento del primo, o che il primo abbia adottato un comportamento più grave, o quantomeno “invitante” a commettere un reato. Affermazioni che non sono in alcun modo accettabili.

Si potrà essere concordi o meno con l’idea di conservare nel proprio telefono o pc materiale intimo o foto di nudo, si potrà non essere d’accordo sullo scambiarsi messaggi e video hot con il partner o con gli amici; nessuno ci impone di farlo, ma nessuno dovrebbe imporci di non farlo. Sia che lo facciamo consapevolmente, sia che lo si faccia ingenuamente, senza pensare alle possibili conseguenze pericolose o fidandoci ciecamente della persona con cui ci stiamo scambiando determinati messaggi.

Non solo nessuno dovrebbe permettersi di rendere pubblici determinati contenuti (questo è un problema di legalità), nessuno dovrebbe permettersi di giudicare in determinati modi quella che, a conti fatti, è una libera scelta.

A maggior ragione, chiaramente, se poi, come già successo, video, messaggi e foto vengono resi pubblici senza che la persona direttamente coinvolta ne sappia niente. Ricordiamoci che persone come Tiziana Cantone, o Michela Deriu, si sono tolte la vita per non dover sopportare il peso dei loro video diffusi a livello nazionale e delle sentenze moraliste sul loro comportamento, da parte dei benpensanti.

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