Così come le donne non sono vacche, gli uomini non sono manzi

Netflix lancia un film paragonando il cast maschile a bei "manzi". Attenzione però: la sessualizzazione vale per le donne, come per gli uomini. E non si tratta di fare le solite bacchettone, ma siamo sicure che Ben Affleck apprezzerebbe di essere chiamato Ben Angus?

Netflix è senza dubbio una delle piattaforme più interessanti degli ultimi anni, capace di mettere in crisi persino colossi come il cinema o la televisione, e di partecipare, con i propri prodotti, alle più importanti kermesse cinematografiche (fatta eccezione per Cannes, dove esiste ancora un veto pesante), raggiungendo risultati eccellenti.

I suoi contenuti sono spesso e volentieri originali e appassionanti, e talvolta le pubblicità e i promo che presentano film e serie tv sono persino più creativi del contenuto stesso.

Ma, anche se ci duole dirlo, questa volta la società di Hastings e Randolph, o perlomeno i responsabili della gestione italiana, hanno “toppato”, proponendo un promo che sinceramente qualche perplessità la lascia.

Si parla di Triple Frontiers, film di azione di J.C Chandor con un cast, praticamente tutto al maschile, di tutto rispetto: Ben Affleck, Oscar Isaac, Charlie Hunnam, Garrett Hedlund e Pedro Pascal

Uomini indiscutibilmente belli e affascinanti, che nella campagna promozionale della pellicola vengono tutti equiparati a bei “pezzi di manzo”, decisamente appetibili e invitanti.

Avendo chiaro l’intento goliardico e spiccatamente ironico che gli ideatori dello spot volevano dare allo stesso, ci sentiamo però di condividere il commento che uno degli utenti, pur se con un’emoticon sorridente ad indicare la volontà di non fare polemica, ha scritto sulla pagina Facebook di Netflix.

Perché in effetti si tratta proprio di questo: se si fosse trattato di un cast al femminile composto da donne molto avvenenti e sexy, paragonate a “vacche”, tutti ci saremmo come minimo risentiti, se non proprio indignati nel profondo, perché l’avremmo giudicata una grave mancanza di rispetto e l’ennesima testimonianza del sessismo imperante che, per quanto condannato in ogni dove, pervade inevitabilmente molte situazioni e atteggiamenti, anche le campagne marketing di una big come Netflix.

Invece, trattandosi di cinque baldi giovanotti, tutto passa in sordina, si risolve con una risata e con qualche commento di apprezzamento da parte delle donne e pochi, quasi nessuno, si preoccupano di porre l’accento sulla questione: non è anche questa sessualizzazione?

La risposta è sì, con tutti i suoi “ma”. Nel senso che sicuramente l’uomo subisce storicamente una sessualizzazione decisamente inferiore rispetto alla donna, e lo stesso modo di recepire determinate frasi talvolta cambia, nell’ottica maschile. Vedasi i commenti a questo nostro post, in cui si ipotizzava la situazione in cui una commessa facesse allusioni al “pacco” di un cliente, dove la maggior parte degli uomini (e anche molte donne) ha affermato che al massimo si sarebbe fatto una risata, o sentito lusingato.

Però, a fare due conti, non ci sarebbe nulla di strano se Ben Affleck si sentisse offeso dal sapere di essere stato paragonato a un pezzo di carne chiamato Ben Angus; insomma, per essere davvero coerenti occorre ricordarsi che la sessualizzazione è tale sia che interessi le donne, sia che riguardi gli uomini.

E, a chi potrebbe alzare il dito per invitarci a prenderla un po’ meno seriamente e a farci una grassa risata, c’è da dire che qui non si tratta di fare le solite bacchettone o le moraliste dell’ultim’ora; semplicemente, ci siamo fermate un secondo a riflettere sul fatto che sembra proprio che per rendere appetibile un prodotto sia piuttosto complicato uscire dai soliti stereotipi, triti e ritriti. Ma per far ridere è davvero indispensabile questo?

Per noi non si tratta di “imparare a farsi una risata”, forse la questione è più “imparare come far ridere le persone” senza tirare in ballo vacche, manzi e altre specie animali.

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