Lo ha definito un “anno sabbatico”, un periodo di pausa dalle donne. Gianfranco Vissani, nell’affollato mondo degli chef-star prestati alla televisione, è senz’altro uno dei più veraci, uno di quelli che non ha paura di affrontare la polemica e, spesso, di crearla. Ma la curiosa intervista rilasciata a Radio Radio ci ha spinti a una riflessione che, allargando il discorso a un raggio decisamente più ampio, si è interrogata anche su quanto siano ancora forti determinati modi di pensare, appartenenti più che altro a un’epoca in cui divisione sessuale significava anche divisione dei compiti, dei ruoli e delle aspettative.

Ha deciso di mettere in stand by le donne, Vissani; e fin qui va tutto bene, anzi fondamentalmente nessuno crediamo si preoccupasse più di tanto del lato privato dello chef due stelle Michelin, eppure c’è anche chi, gridando all’ennesima fake news, ha indagato sulla veridicità di tali affermazioni. Assolutamente ribadite in un approfondimento ulteriore rilasciato a Repubblica, cui ha spiegato le motivazioni di tale scelta:

Penso che gli uomini della mia generazione debbano imparare a riscoprire il rapporto con se stessi, che possano e debbano imparare a prendersi cura di se stessi a prescindere dal rapporto con l’altro sesso. […] non dipende da una storia andata male o da una sofferenza specifica nei confronti di una donna. È piuttosto un’esigenza più alta di ritrovare se stesso in un vero e proprio viaggio individuale. […] C’è tanto altro da scoprire, c’è una purezza da valorizzare perché siamo nati belli e puri e sento di voler riscoprire questa dimensione fanciullesca di sentimenti platonici.

Peccato che il discorso filosofico che poteva sembrare anche un apprezzabile tentativo di rivendicare un individualismo positivo, di quelli per cui stare bene non significa necessariamente stare in coppia, venga vanificato da affermazioni seguenti che sono velate da un nemmeno troppo sottile filo di machismo.

Non voglio che mi rompano più le uova nel paniere, stiano dove sono, si facciano coprire dalla muffa e dalle formiche ma da questo momento a me le donne non interessano più. Noi uomini possiamo trovare tante cose piacevoli da fare senza rivolgerci al sesso femminile. Possiamo divertirci anche senza una donna, tra amici, a tavola e così quando vai a cena quello che paghi è quello che hai consumato tu e non devi averle sempre a carico. Le donne costano e tanto. Basta, non voglio più sentire parlare di donne.

Ora, tralasciando l’improvvisa evoluzione in “Grinch misogino” di Vissani, che invita le donne a lasciarsi “coprire dalla muffa”, purché non gli rompano le uova nel paniere – anche se già qua il tono può sinceramente sembrare discutibile – a sorprendere sono ben altre cose.

Ad esempio, che chiunque ne abbia parlato si sia limitato a darne fedele cronaca, riportando le parole dello chef stellato senza un minimo di spirito critico, senza leggerle in un’altra chiave; insomma, che nessuno abbia parlato del tenore delle parole – che, pure, un peso lo hanno, eccome – di Vissani, ma che tutti coloro che hanno riportato la notizia abbiano guardato esclusivamente al lato più guascone e goliardico della faccenda, mettendo in luce solo il lato da playboy incallito, del Don Giovanni che, stanco delle donne, decide di prendersi il fatidico “anno sabbatico”.

Ovvio che dalla lettura, pur se in altra prospettiva, che noi abbiamo fatto delle affermazioni di Vissani non vogliamo parlare di maschilismo o sessismo, esacerbando una tematica già fin troppo aspra e spesso persino strumentalizzata ad hoc da taluni. Ma è altrettanto vero che, nelle parole dello chef, a noi ha colpito altro, ben al di là di quell’atteggiamento vagamente tronfio da Casanova ormai annoiato dal genere femminile: esattamente, quell’ultima parte

[…] quando vai a cena quello che paghi è quello che hai consumato tu e non devi averle sempre a carico. Le donne costano e tanto.

Caro chef stellato, giusto per sua informazione, ci sentiamo in obbligo di farle sapere che non siamo più nel 1840, e che le donne, oggi, la cena al ristorante possono pure pagarsela da sole. Anzi, talvolta possono persino pagarla ai compagni, e, anche se forse la sorprenderà, nessun uomo si sente umiliato da questo fatto. Perché, grazie a Dio, e nonostante nel contesto lavorativo ci sia ancora tutta una serie di obiettivi fondamentali da raggiungere (parità salariale, accesso alle posizioni manageriali, cessazione della stigmatizzazione sociale legata alla maternità), oggi le donne non devono più combattere almeno per la loro indipendenza economica; possono lavorare, proprio come gli uomini, ed essere economicamente autonome da genitori, partner e da chiunque altro. E anzi, dato che ci sono ancora molti paesi nel mondo in cui questo purtroppo non è tutt’oggi possibile, forse sarebbe opportuno pensare a quanto questo, che a noi sembra un traguardo banale che abbiamo raggiunto, rappresenti invece un diritto indispensabile per altre, per cui vale la pena di lottare ancora.

C’è di più: le donne possono comprare i propri vestiti da sole, andare dal parrucchiere o farsi l’abbonamento in palestra, con una carta di credito che porta il loro nome e non quello del marito (ebbene sì, abbiamo avuto l’ardire di distruggere un altro stereotipo sacro), e persino l’occorrente per i figli, tutto questo, incredibilmente, senza smettere di essere anche “l’angelo del focolare”, una madre amorevole, una compagna e un’amante sensuale. E, nelle situazioni peggiori, possono persino farsi carico di un’intera famiglia, vuoi perché sono madri single, vuoi perché il marito è stato licenziato, vuoi perché lo vogliono e basta. Anche senza “portare i pantaloni”, anche portando un tacco dodici.

Certo, sarebbe sciocco e ipocrita negare che esistono donne che pretendono, che oscillano all’occorrenza tra il femminismo di convenienza e il vecchio retaggio del galantuomo che paga tutte le spese, che fa i regali costosi, che porta in vacanza. Ma sono donne, non sono le donne. E sarebbe ora che gli uomini prendessero finalmente coscienza del fatto che le donne possono salvarsi da sole, e pagarsi persino i conti, senza che questo leda minimamente la virilità di nessuno. Così come sarebbe importante educare le bambine di oggi a essere questo genere di donna, e a smetterle di crescere secondo la logica del cavaliere che arriva in loro soccorso per salvarle/chiederle in matrimonio/pagare tutto ciò che le riguarda (non necessariamente in quest’ordine).

Perciò, caro Vissani, si prenda pure un anno sabbatico dalle donne… Forse, vivendole solo da lontano, riuscirà finalmente a vedere il momento in cui tirano fuori dalla borsa il portafoglio per pagare.

La discussione continua nel gruppo privato!
Seguici anche su Google News!