È il momento di chiedere scusa e di raccontarvi cos'è oggi Roba da Donne

Basta dire "ci dispiace, eravamo convinte che non esistessero più contenuti del genere?". O peggio chiedere scusa giocando a scarica barile? No, non basta. Bisogna prendersi le proprie responsabilità e serve una riflessione più ampia. Abbiamo provato a farla qui e la condividiamo con voi.

C’è stato un momento in cui Roba da Donne ha saputo rappresentare bene quel web sguaiato e sciatto che si nutre di clickbait, becero gossip con soli fini voyeuristici, body shaming e altre amenità.
Non ne abbiamo mai fatto mistero, ne abbiamo parlato più volte, ne paghiamo ogni giorno le conseguenze a discapito di una linea editoriale e di una serietà che, da qualche anno a questa parte, la totalmente rinnovata redazione ha messo in campo, ma che per questo motivo gode ancora di poca credibilità.

Da direttrice responsabile di Roba da Donne potrei fare una lista infinita della centinaia di articoli che ci siamo trovati a rieditare, di quelli per i quali abbiamo chiesto scusa a chi di dovere pur non avendoli scritti direttamente, delle migliaia che abbiamo cancellato e che erano nella migliore delle ipotesi discutibili, molto più spesso disgustosi.
Ma quello che è successo ieri ci dice che, purtroppo, nonostante i nostri sforzi immani, non è ancora stato fatto abbastanza e dobbiamo fare di più e meglio.

Cosa è successo?

Uno di questi articoli inaccettabili ci è sfuggito e ha cominciato a girare sul web.
Si trattava – perché chiaramente ora è stata eliminata – di una gallery che mostrava persone di varie taglie, ma guarda caso per la maggior parte sovrappeso, indossare abiti troppo stretti per la loro fisicità. Come se non bastasse, stiamo parlando peraltro di scatti rubati a persone ignare di essere riprese, e mutuati da chissà chi, al solo scopo di deriderle.

Della cosa si è iniziato a parlare in un gruppo privato su Facebook e noi ne siamo venute a conoscenza grazie a una ragazza che ne fa parte – e cui siamo infinitamente grati – che, giustamente indignata, ha chiesto a una di noi spiegazioni.

Qual è il modo giusto per chiedere scusa?

Basta dire “ci dispiace, eravamo convinte che non esistessero più contenuti del genere?”.
O peggio chiedere scusa giocando a scarica barile?
No, non basta, perché la verità è che quel contenuto che noi pensavamo eliminato, nel frattempo, ha continuato evidentemente a essere veicolato, a offendere e a far sentire qualcuna/o sbagliata/o.

Quando, poco più di un anno fa, abbiamo deciso di registrarci come testata giornalistica (Tribunale di Brescia n. 11/217 del 14/08/2017), l’abbiamo fatto con la precisa intenzione di dichiarare che Roba da Donne era diventato altro dallo stereotipo del femminile, per il quale “roba da donne” sono solo scarpe e vestiti, decaloghi su diete e sulla cellulite come male assoluto, uomini da conquistare e taglie in cui entrare. L’abbiamo fatto con la precisa volontà di rivendicare nuova dignità al termine roba da donne e di assumerci la responsabilità di ciò che si scrive.

Per la cronaca, qui vi raccontiamo cos’è per noi oggi Roba da Donne:

In questo senso oggi è importante chiedere scusa, ma anche analizzare quanto è accaduto, parlarne e andare a fondo alla questione.

Cos’è oggi, davvero e non per opportunità, Roba da Donne

Fosse successo ad altri l’avremmo pensato anche noi:

Guarda queste che fanno finta di fare le femministe perché va di moda e, intanto, fanno click facendo body shaming.

E questo, approssimativamente, è quello che devono avere pensato in molte ieri.

L’avremmo pensato anche noi, dicevamo e, anzi, non possiamo che ringraziare queste persone che tanto sono state pronte a indignarsi e a difendere una lotta che ci chiama in causa tutte – quella contro il body shaming e, più in generale, qualsiasi discriminazione e rappresentazione stereotipata e maschilista della donna -, tanto hanno dimostrato grande disponibilità all’ascolto nel sentire le nostre ragioni e un’empatia pazzesca nel comprendere, pur non giustificandolo, quanto è accaduto.

Vogliamo però rispondere a un lecito dubbio direttamente:

Ma davvero Roba da Donne non ha cambiato linea editoriale per opportunismo?

Sì, davvero. Il perché è presto detto. Per dare vita alla nuova redazione di Roba da Donne sono state chiamate delle persone e ognuna di queste persone ha idee, valori, taglie, storie di vita, orientamenti sessuali, battaglie pubbliche e private diversi e non compatibili con valori differenti da quelli dichiarati oggi da Roba da Donne.

Quali sono questi valori? Abbiamo provato a sintetizzarli in una frase.

Perché una donna dovrebbe sognare di essere una principessa o Wonder Woman, quando è unica e può essere tutto ciò che vuole?

Frase in cui crediamo profondamente e che, a dire il vero, si scontra con la convenienza di una rappresentazione femminile che, oggi, tende a raccontare la donna come una super eroina super power, ma che, a nostro avviso, incarna solo uno stereotipo contemporaneo, magari migliore di quello di un tempo, ma altrettanto estraneo e non rappresentativo della maggior parte di noi.

Roba da Donne oggi ha l’ambizione di diventare un femminile in grado di parlare di donne oltre tutti gli stereotipi, anche di quelli attuali.
Chi è la donna a cui e di cui vogliamo parlare?
È una donna ambiziosa sul lavoro o casalinga per vocazione, taglia XS-S-M-L-XL-XXL o XXXL, è madre o non vuole avere figli, crede nel matrimonio o in altri modi di stare insieme, è single, ama un solo uomo, tanti o altre donne, crede in religioni diverse o non ci crede affatto, è a volte fragile, a volte forte… È tante cose e tante scelte. È una donna vera. Sono tante donne vere. Stanche di modelli che non le rappresentano. Ognuna diversa dall’altra, nessuna migliore, ma tutte con la voglia di affermare la propria unicità e la propria idea di femminilità.

Quindi siamo dure, pure e libere da qualsiasi compromesso o intenti economici?
No, chiaramente non lo siamo. Sul fatto che un giornale non sia una onlus, che abbia il dovere di pensare alla sostenibilità economica e che questo non sia in contraddizione con il darsi un’etica o un codice morale ne avevo già parlato anche in quest’altro articolo.

Peraltro questo è un post che consigliamo a chi voglia ulteriormente approfondire i temi trattati finora e da cui si evince anche come la nostra scelta editoriale sia stata voluta e non certo il frutto di un mero calcolo opportunistico.
Chiunque sia nel settore editoriale, infatti, non può ignorare che, a oggi, nonostante i proclami di Facebook e Google, dinamiche come quelle delle fake news, del body shaming e di altre pratiche piratesche paghino spesso molto di più di scelte etiche.

Per chi volesse darci una mano

Possiamo garantire che non succederà più nulla di simile?
Possiamo promettervi che non troverete nessun altro contenuto di livello infimo su Roba da Donne?
Vorremmo dirvi di sì. La realtà è che la mole dei contenuti creati in un decennio di attività è tale e sparpagliata ovunque che no, non lo possiamo garantire purtroppo.
Quello che possiamo fare è cercare di fare del nostro meglio per stanare questi contenuti, porvi rimedio e impegnarci ogni giorno a costruire contenuti di valore e chiedervi di aiutarci a essere migliori, se vi va, segnalandoci eventuali contenuti tramite i canali social o a questa mail info@robadadonne.it

In ultimo, semplicemente e senza alibi, vi chiediamo ancora scusa.

La discussione continua nel gruppo privato!
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