Ascoltiamo Liliana Segre: “Meglio vittima che carnefice”

"Con tutto l'odio che ho visto e ho provato sulla mia carne allora e di cui rivedo segnali oggi, resto comunque contenta di essere stata una vittima e non una dei carnefici". Liliana Segre e la lezione d'amore verso gli uomini, i giovani che saranno i narratori del domani, e la nostra storia.

Ti chiedo scusa per averti messa al mondo.

Nessun genitore dovrebbe mai pronunciare parole simili verso i propri figli. Lo ha fatto, obbligato dalle circostanze e da quel mondo a cui aveva consegnato la figlia, Alberto Segre, il padre di Liliana, oggi senatrice a vita e voce vivida e quantomai presente di un passato doloroso che è stato, ma che nonostante tutto sembra continuare a infettare con i suoi prolungamenti anche il nostro oggi.

Liliana Segre ha vissuto l’orrore dei campi di concentramento nei quali ha perso il papà, e prima ancora l’indegna pagina che furono le leggi razziali, promulgate ottant’anni fa per compiacere le smanie di chi voleva a tutti i costi dividere l’umanità.

E da allora, da sempre, si batte affinché certi orrori non si ripetano più, per garantire alla società di fare quei passi avanti necessari perché nessuno debba più sentirsi escluso, diverso, o, peggio ancora, in pericolo per le proprie differenze, culturali, fisiche o ideologiche che siano.

Ospite all’Arena Robinson, intervistata da Simonetta Fiori, oggi Liliana Segre non ha paura di paragonare i nostri giorni a quei tempi che furono e che hanno segnato la sua vita in maniera indelebile, rendendola però la donna decisa e forte che ancora adesso lotta per i deboli, ma anche per opporsi con tutte le sue forze all’abolizione del tema storico, troppo importante affinché la memoria e la cultura di ciò che il nostro paese è stato vengano portati avanti dalle nuove generazioni.

Del resto, con il suo carisma e un’esistenza costellata di tanti impegni, tante lotte civili, ma anche tanto dolore, Liliana Segre può permettersi di dire apertamente ciò che pensa, e di mandare moniti affinché gli errori del passato non si ripetano.

Sì, esiste un filo comune tra il razzismo che cominciò a inquinare una paese bonario e tollerante come l’Italia allora e quello che accade nei nostri giorni – ha detto a Simonetta Fiori – Allora in pochissimi fecero una scelta diversa, dissero no al fascismo che montava, erano come eroi. Poi, dopo la guerra, dopo la tragedia degli ebrei, si scoprì che praticamente nessuno era stato fascista, c’era stata una sorta di lavaggio delle coscienze. E subito dopo la guerra i sentimenti di intolleranza non erano assolutamente di moda, a nessuno veniva più in mente di discriminare altre religioni, altre razze. Poi però il tempo è passato e questi sentimenti di fascistizzazione stanno riemergendo e stavolta nel mirino per prima cosa c’è il colore della pelle. Un’ avversione, una discriminazione che evidentemente a tanta distanza di tempo viene permessa, non suscita tanto scandalo, non muove vivaci e doverose reazioni. Di nuovo vedo complici, aguzzini e comunque tanta gente indifferente.

Anche nel caso Lodi – e dei bambini esclusi dalla mensa scolastica – del resto, la Segre ha voluto dire la sua, criticando con veemenza la scelta del sindaco leghista.

Lei che sulla sua pelle ha provato quanto sia terribile essere giudicati “differenti”, dopo che suo padre, nel ’38, le spiegò che non sarebbe più potuta andare a scuola, che era espulsa in virtù delle sue origini ebree, ha ben chiaro quanto questo influisca sullo sviluppo dei bambini, e sull’idea che si fanno di se stessi e di come il resto del mondo li percepisce.

Nella sua carriera politica Liliana ha portato sempre avanti i suoi ideali di tolleranza e abbattimento della discriminazione, ad esempio con la sua prima proposta di legge – non sottoscritta da Lega e FdI – per l’istituzione di una “commissione parlamentare di controllo e di indirizzo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza”. Restando sempre, fermamente convinta di una cosa:

Con tutto l’odio che ho visto e ho provato sulla mia carne allora e di cui rivedo segnali oggi, resto comunque contenta di essere stata una vittima e non una dei carnefici.

Capace come poche persone di parlare a ogni generazione, la senatrice a vita, così eletta nel gennaio 2018 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha anche il consiglio giusto per non permettere che la storia del nostro paese, la sua storia, vada dimenticata. Alla domanda di un liceale che le chiede

Quando non ci saranno più testimoni diretti, come si potrà tenere alta la guardia, la Memoria, per contrastare razzismo e antisemitismo?

Lei non indugia, e certa risponde

Sei tu che lo farai, sarà compito di persone come te.

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