
"Tutti mi chiedono: come fate a vivere da separati in casa"
Essere separati in casa vuol dire continuare a convivere nonostante la fine dell'amore. Ma come si fa?

Essere separati in casa vuol dire continuare a convivere nonostante la fine dell'amore. Ma come si fa?
Quando un matrimonio finisce, alcuni uomini e donne decidono di essere separati in casa. Si tratta di un fenomeno che aveva ampia eco negli anni ’80, quando le separazioni iniziarono a diventare un numero significativo per la statistica, ma in questi anni di crisi economica, si sta tornando a questa scelta, perché non tutti possono permettersi una casa quando una storia finisce.
Ma non è solo una mera questione economica: a volte, quando ci sono figli di mezzo, si vuole cercare di mediare. E c’è anche chi, appurato che l’amore è finito, prova solo a raccogliere i cocci e a restare in buoni rapporti con quello che, da marito, diventa un semplice coinquilino.
La separazione in casa è una normale separazione tra due coniugi che decidono di non stare più insieme. La differenza è che si opta per continuare la convivenza e non andare a vivere in due luoghi separati, magari lontani centinaia di chilometri. Per questo è uno dei modi per lasciarsi “preferiti” da coloro che hanno figli, soprattutto piccoli. Si smette di essere sposi ma si continua a essere genitori: è una cosa che si deve mettere in conto appena i figli nascono. Ed è giusto per loro che non si avvii un processo di alienazione parentale, che non fa bene a nessuno.
La donna della testimonianza che riportiamo poco più sotto ha organizzato la propria vita, in accordo con il marito, in modo da cercare di non arrivare allo scontro. È un’ottima idea sulla carta, anche se ci vuole molta forza di volontà. L’escamotage consiste nel programmare le uscite serali in accordo, ma anche cercare di evitarsi quanto più possibile e incontrarsi in casa solo per lo stretto necessario, mantenendo un buon livello di civiltà. È più facile a dirsi che a farsi, lo comprendiamo, ma è questo che significa essere separati in casa.
Con i figli è un altro paio di maniche. È bene che, per quanto possano comprendere – a volte sono davvero molto piccoli e queste cose sono già difficili da capire quando si è adulti – venga spiegato tutto anche a loro. Quest’azione è necessaria per non generare confusione e soprattutto per non alimentare false speranze. Tutti i bambini vedono i propri genitori come una coppia indissolubile e una separazione in casa non è una situazione facilmente digeribile da parte loro.
Dal punto di vista legale, separarsi in casa non è un ostacolo al divorzio. Ma può anche generare uno stallo tale, che magari uno dei due coniugi decida di opporsi alla separazione definitiva e quindi al divorzio (ma questo è oggetto più di psicologia che di diritto). Si può sempre chiedere però la separazione giudiziale unilateralmente oltre che consensualmente. Inoltre, la separazione in casa può essere a volte foriera di una riappacificazione, che può avvenire anche grazie all’aiuto di un mediatore famigliare.
Essendo ancora sotto giuramento nuziale e anche nella stessa casa, i separati in casa devono attenersi ai doveri indicati da esso. E quindi devono cooperare, sostenersi, contribuire in egual misura alle necessità famigliari, che si tratti ovviamente dei figli ma anche dell’altro coniuge. È bene organizzarsi anche con le spese: l’economia della casa può diventare un problema anche quando si va d’amore e d’accordo, figurarsi in una situazione grigia e ambigua come questa, che per tale ragione deve essere definita nei minimi dettagli.
Su Gioia è apparsa la testimonianza di una donna che vive da separata in casa con il marito. La decisione è arrivata dopo tanti litigi e una riflessione sul futuro delle loro bambine di 4 e 8 anni. Sostanzialmente, la coppia ha optato per questa soluzione che non è per nulla indolore: da qui i dubbi delle amiche di Francesca, che non capiscono come riesca ad andare avanti. Nonostante il tradimento, l’amore non si spegne a comando. La quotidianità diventa dolorosa, ma si cerca di tener duro per non sottrarre l’affettività delle piccole. Il punto di vista di Francesca è comprensibile: si vorrebbe voltare pagina, magari anche con un vecchio amico, ma c’è sempre quella persona che si è amata per ben 10 anni accanto.
In fondo – scrive la donna – questa farsa mi rassicura e mi disgusta, perché ha il sapore di un avanzo, ma è pur sempre cibo. È buffo, da quando abbiamo deciso di vivere separati in casa siamo più garbati. Abbiamo ripreso a farci le domande che ci facevamo all’inizio: «Vuoi dell’acqua?», «Ti spiace se leggo un po’?». È solo sparita la parola amore.
Vorrei vivere in un incubo di David Lynch. #betweentwoworlds
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