Noemi Durini è stata uccisa a 16 anni da colui che chiamava “amore”.
Non è la prima ad aver confuso l’ossessione perversa con la devozione di un innamorato.
Non sarà l’ultima a difendere ciò che amore non è, come se questa fosse la prova estrema di un sentimento capace di andare oltre tutto e tutti, da chi ne smaschera la vera natura criminale.

Noemi il 12 agosto scriveva

E non stupitevi se siamo ancora qua, abbiamo detto per sempre e per sempre sarà!

Noemi il 19 agosto forse era all’assenza di lui che dedicava questo:

e il 22 agosto postava un suo selfie in shorts davanti a uno specchio scrivendo

La voleva l’amore mio

A farlo era sempre Noemi, che il giorno dopo, il 23 agosto, postava questo, riprendendone pari pari il testo e tutti quei Non è amore se… che non sono bastati a salvarla.

Forse Noemi aveva intuito che non è amore se fa male, picchia, umilia, sminuisce, controlla.
Quello che nella ribellione dei suoi 16 anni, Noemi non sapeva è che l’amore che si prova non basta a trasformare in amore ciò che amore non è.

Dobbiamo educare uomini nuovi e raccontare ai bambini, maschi e femmine, favole diverse.
Dobbiamo sapere sin da piccoli cos’è l’amore e cosa non è.
E l’amore non è notti di attesa e lacrime, prove da superare, passioni cieche che bruciano tutto e ci lasciano a terra inermi.
Dobbiamo raccontarci storie d’amore vere, dobbiamo dirci quello che l’amore è: fiducia, reciprocità, quiete serena e consapevole della presenza dell’altro.
Non c’è nessuna principessa da salvare, né un vampiro in attesa di essere redento dal cuore puro di una donna che lo ama oltre se stessa.
Non c’è nulla di romantico in una passione che distrugge e nulla di virile nella forza.

L’amore non chiede di annullare se stessi.
Tutto l’amore che possiamo non salva nessuno che non voglia essere salvato e, succede, che non serva neppure per salvare se stesse.

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