Dall’amicizia alle denunce per stalking, dalla sabbia dorata dei campi di beach volley alle aule di tribunale.

È finita come nessuno voleva, e nessuno si aspettava, la fiaba sportiva di Greta Cicolari e Marta Menegatti, per anni le regine del beach volley italiano, unite, grazie allo sport, anche da un’amicizia pulita, leale, accomunate da una stima reciproca e da un rispetto che andavano ben oltre il semplice aspetto professionale. O almeno questa sembrava, o era, fino a quando l’incantesimo non si è spezzato, e dagli attestati di affetto e di ammirazione si è passati direttamente agli insulti, ai messaggi carichi di odio, e alle denunce appunto.

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Dicevi beach volley e subito non potevi non pensare a loro: perché le due avevano sempre giocato in coppia, da quando Marta, classe 1990, la più giovane delle due, aveva esordito nel settembre 2009 a Barcellona, in Spagna. Lei è praticamente cresciuta sotto l’ala della più esperta Greta, che aveva alle spalle ben otto anni di carriera in più, e l’ha guidata nella sua crescita sportiva come una sorella maggiore, un’amica fidata.

Insieme Greta e Marta, il connubio perfetto di potenza, grinta, tecnica e tenacia, hanno conquistato l’oro agli Europei del 2011 e il quinto posto alle Olimpiadi di Londra del 2012. E tutti pensavano, ragionevolmente, che quel sodalizio non potesse interrompersi per nessun motivo, perché oltre all’affiatamento sul campo da gioco c’era anche un sincero legame che le teneva unite.

Greta è sincera, schietta, determinata“, diceva Marta a proposito della collega-amica, che rispondeva “Marta è affidabile e precisa, le voglio un gran bene“.

Cos’è successo quindi, perché l’idillio si trasformasse in un inferno?

Succede che, a partire dal 2013, l’allenatore brasiliano delle azzurre, Dias Lissandro Carvalho, decida di non convocare la Cicolari preferendole Victoria Orsi Toth, che ha la stessa età di Marta; forse una questione anagrafica alla base della scelta, forse una strategia basata su questioni tecniche o tattiche, ma tant’è, Greta non reagisce benissimo all’esclusione, e chiama apertamente il CT “Caprone nero“. Il problema, però, è che la campionessa ferita non si scaglia solo contro il coach, ma anche contro l’ex compagna di squadra e amica, Marta, a cui inizia a mandare sms al vetriolo, carichi di rabbia.

La tua invidia non è riuscita a rovinare minimamente la mia vita. Nemmeno Babbo Natale può regalarti il talento…

C’è scritto in un messaggio del dicembre 2013, inviato da Greta alla Menegatti. Non solo: alla diatriba, sostengono alcuni media, si uniscono anche i fratelli della Cicolari, Alessio e Cristiano, e il fidanzato di lei, Dimitri “Doum” Lauwers, giocatore di basket con un passato in Serie A. Un messaggio inviato da Cristiano a Marta, nelle mani dei giudici come tutti gli altri, reciterebbe:

…Ti sei comportata da infame… Ricordati che io sarò a Roma, Gstaad, Berlino e Klagenfurt…

Molto probabilmente Greta e la famiglia si aspettavano un comportamento diverso da parte della ex amica, forse pensavano che, alla notizia dell’esclusione della Cicolari, anche lei avrebbe rinunciato alla canotta azzurra della Nazionale. Invece Marta continua la sua carriera, mentre Greta, a novembre, riceve una squalifica dalla FIPAV, di sei mesi, proprio per aver insultato Lissandro Carvalho (squalifica contro cui ricorrerà al TAR del Lazio, che le darà ragione, imponendo alla Federazione un risarcimento nei suoi confronti di circa 208 mila euro, poi ritirato dal Consiglio di Stato, che comunque le dà ragione su 3 dei 4 punti contestati).

Ormai però la magia si è rotta, e tutto quanto è stato scritto contro la Menegatti dalla Cicolari e dai familiari dal 2013 al 2016, sms, tweet, post e quant’altro, è finito nelle mani della procura. La ex coppia d’oro del beach è finita davanti al Tribunale, che il 26 settembre del 2017 ha rinviato a giudizio, per le accuse di stalking, Greta, Alessio, Cristiano e Dimitri.

Nell’agosto del 2018, però, la Cicolari è stata squalificata per altri cinque mesi dal Tribunale federale per aver pubblicato su Facebook un commento “altamente offensivo nei confronti di Luigi Dell’Anna, responsabile del beach volley della Fipav, con la conseguenza di aver offeso la dignità, il decoro e il prestigio della Fipav e degli organi federali”.

Dell’Anna aveva tracciato le linee guida del progetto federale verso Tokyo 2020, sottolineando come, al termine della squalifica per doping della Orsi Toth (ridotta a due anni dalla Seconda Sezione del Tribunale Nazionale Antidoping, tanto che la giocatrice ha potuto riprendere l’attività il 18 luglio 2018) sarebbe stata lei a tornare in coppia con Menegatti per puntare alla qualificazione olimpica. E proprio su queste dichiarazioni, sulla vicenda doping e sulle origini ungheresi dell’atleta si concentrava il post finito nel mirino del Tribunale federale.

A dicembre dello stesso anno, infine, è cominciato il processo a carico di Cicolari, Alessio, Cristiano e Lawuers, mentre nel frattempo gli avvocati di Marta Menegatti hanno cominciato a sostenere che fra le due ci fosse principalmente un rapporto lavorativo, e non di amicizia; tesi, questa, confermata dallo stesso Carvalho, oggi allenatore in Francia, che ha dichiarato: “Sospesi la Cicolari per motivi tecnici, inclusi quelli comportamentali. I rapporti tra lei e Marta erano tremendi”.

Pare, quindi, che la fiaba di Greta e Marta non fosse poi tanto reale; di certo, passare dalle Olimpiadi a un processo per stalking è davvero il finale che nessuno avrebbe mai creduto possibile.

 

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