Qualcuno, svegliandosi, avrà avuto un tremito nel leggere la data segnata sul calendario: venerdì 13!

Storicamente, nell’immaginario collettivo, questo giorno della settimana e questo numero associati insieme sono sinonimo di sfortune e di disgrazie varie, tanto che dalla fatidica data ha preso spunto persino il regista Sean Cunningham per creare una delle serie slasher più spaventose del cinema, il cui protagonista è l’orribile Jason Voorhees, forse, con Freddie Kruger, fra gli incubi più ricorrenti degli adolescenti degli anni ’80 e ’90.

Ma come si è creata questa superstizione che, al pari delle altre, si nutre più di suggestione che di effettivi riscontri storici che possono aver contribuito a creare la “leggenda”? E soprattutto, il venerdì 13 è associato alla jella in tutto il mondo?

Cominciamo a capire cosa lega il numero 13 e il giorno venerdì alla sfortuna, prima di tutto.

Perché il 13 porta male

A pensare che il 13 sia portatore di sventura sono, ad esempio, i popoli nordici, dato che nella mitologia degli Asi è il numero che corrisponde a Loki, tredicesima divinità pagana, dio dell’inganno e del maligno, crudele con tutti gli uomini, come hanno potuto vedere anche coloro che hanno visto il film Thor, in cui il terribile Loki, fratello del dio con il martello, attenta persino all’ordine cosmico!

Ma anche nei popoli del Mediterraneo il 13 era perlomeno guardato con sospetto, probabilmente perché nella numerologia degli astronomi assiro-babilonesi non era perfetto come il 12, divisibile in molti modi.

Secondo lo storico greco Diodoro Siculo, invece, Filippo II, re di Macedonia e padre di Alessandro Magno, fu ucciso da una sua guardia del corpo per aver fatto mettere una propria statua accanto a quelle delle dodici divinità dell’Olimpo, motivo per cui la sua morte sarebbe stata la punizione per questo atto di “sfida” agli dei.

Per quanto riguarda la Bibbia, invece, come noto Giuda era il tredicesimo convitato.

Così, il 13 è stato associato alle sfortune e agli eventi negativi.

Perché il venerdì porta male

La pessima reputazione del venerdì affonda invece le proprie radici nella religione cristiana, poiché proprio in quel giorno della settimana venne crocefisso, e quindi ucciso, Gesù. Poco importa che sia stato definito “santo” dalla chiesa, come culmine della Passione di Cristo.

Non dobbiamo comunque arrivare al Nuovo Testamento per trovare tracce della sfortuna associata al venerdì, visto che, secondo la tradizione, la cacciata dall’Eden di Adamo ed Eva avrebbe avuto luogo proprio di venerdì, così come il primo fratricidio della storia, quello di Caino nei confronti di Abele.

Altri eventi biblici associati al venerdì sono poi la decapitazione di San Giovanni Battista e l’emanazione dell’ordine di Erode per la strage degli innocenti.

Lasciamo perdere la Bibbia e vediamo alcuni fatti storici che, certamente, hanno contribuito a saldare la pessima fama dl giorno: il grande crack nel 1869, quando il prezzo dell’oro precipitò, fu proprio di venerdì. Ma si ricorda anche l’arresto in massa dei Cavalieri Templari, osteggiati dal re di Francia, Filippo IV detto Il Bello, che non avrebbe risparmiato loro torture per far confessare crimini mai commessi, tanto che i Templari avrebbero lanciato sul venerdì 13 una maledizione, giunta fino ai giorni nostri.

In ogni caso, se nei popoli del Nord il 13 è ormai irrimediabilmente associato all’idea di disgrazie e sventure, l’Italia in questo senso fa eccezione, visto che da noi a essere temuto è soprattutto il 17.

L’Italia “diversa”

Pensando alle schedine del vecchio Totocalcio, in cui si vinceva facendo proprio 13, si capisce che in Italia questo numero non è così temuto, anzi. Per quanto riguarda i giorni della settimana, un tempo a spaventare di più era senza dubbio il Martedì, storicamente giorno dedicato, nella cultura romana, al dio della guerra e della discordia, Marte.

Come sappiamo, però, nell’antichità le suggestione erano diverse, basti pensare alle tante profezie, da Frate Malachia fino al famoso Nostradamus, per cui era piuttosto frequente che certe superstizioni si diffondessero: ad esempio, quella che voleva che i figli nati di venerdì non avrebbero avuto vita facile, o quella secondo cui gli anni bisestili sono forieri di disgrazie.

Forse anche per questo, per non fare un “torto” a nessuno, uno dei modi di dire più celebri è proprio

Né di Venere, né di Marte non si sposa non si parte, né si dà principio all’arte.

Nel nostro Paese, come detto, è però un altro numero a essersi guadagnato la fama di “porta sfiga”, ovvero il 17: colpa della scritta che compariva sulle tombe, “VIXI”, ovvero “Vissi” (vivevo, ma ora sono morto), la quale, osservandola bene, è proprio l’anagramma del numero romano XVII.

Un’altra spiegazione, invece, meno arzigogolata, suggerisce che il 17 dicembre e il 17 febbraio, nella Roma antica, erano i giorni dedicati alla celebrazione dei Saturnalia e Quirinalia: i primi erano un ciclo di festeggiamenti dedicati  a Saturno, che coincidevano con l’arrivo dell’inverno e prevedevano sacrifici per tenere lontane le creature degli inferi, mondo appunto di Saturno; i secondi invece erano festeggiamenti istiuiti da Numa Pompilio, in cui si a tutti era concessa la torrefazione del farro, altrimenti permessa solo ad alcuni clan che lo lavoravano in corporazioni. Era, sostanzialmente, il giorno degli outsider, degli esclusi, degli sfigati insomma.

Quale che sia la vera origine di questa credenza, resta il fatto che ancora oggi moltissime persone ritengono che il 17 porti jella, tanto che i giocatori di calcio difficilmente indossano la maglia numero 17 e che persino nei palazzi si trova non facilmente l’interno 17: molti preferiscono chiamarlo 16B, ad esempio.

C’è anche una fobia

Molte di noi conoscono tantissimi tipi di fobie, ma con ogni probabilità la triscaidecafobia non è una delle più note e diffuse. Si tratta proprio dell’irragionevole paura nei confronti del numero 13 e in alcune culture, come per esempio quella anglosassone, esistono varie credenze legate a venerdì 13. Il termine è stato coniato da Isador

 

Gli aneddoti legati a venerdì 13

Le superstizioni legate a venerdì 13 hanno dato il via in tutti gli ambiti a comportamenti bizzarri che ora sono diventati aneddoti curiosi e interessanti. Non è raro, ad esempio, che qualcuno dei vostri ospiti domandi quanti si è a tavola, perché è considerato sconveniente essere in 13 al tavolino. Ecco inoltre alcuni esempi internazionali in cui il numero 13 viene volutamente ignorato.

  • Assecondando la superstizione, in alcuni edifici ci si riferisce al 13º piano chiamandolo diversamente (ad esempio “12b” o “14”, saltando così nella numerazione dal “12º” al “14º”). Accade per esempio al One Canada Square di Canary Wharf. Lo stesso vale per numeri civici e di interni, come già detto;
  • L’aereo da combattimento tedesco erede dell’He-112 è stato chiamato He-100 per evitare il nome He-113, sigla sfortunata. Negli Stati Uniti, inoltre, nessun aereo porta né ha mai portato il nome di F-13, perché molti piloti di sarebbero rifiutati di salire a bordo;
  • Secondo molti la missione lunare Apollo 13, innegabilmente segnata da una serie di drammatici eventi, sarebbe la testimonianza definitiva di come il 13 sia una cifra nefasta. L’Apollo 13, peraltro, venne lanciato in orbita alle 14.13 dal complesso 39, il triplo di 13. L’orologio locale del Texas, dove era collocata la torre di controllo della missione, segnava le 13.13;
  • L’aeroporto internazionale di Memphis non ha i gate A13, B13 e C13;
  • Arnold Schoenberg, famoso compositore, era probabilmente molto superstizioso. La sua ultima opera si chiama “Moses and Aron” anziché “Moses and Aaron” come sarebbe stato corretto. Motivo? Il compositore evitava come la peste titoli da 13 lettere. Per una bizzarra legge del contrappasso, l’artista è nato e morto il tredicesimo giorno del mese. Nel corso della sua vita rifiutò di prendere una casa al civico 13 ed era terrorizzato dall’idea di compiere 76 anni perché 7+6 dà come risultato 13.
  • Nei tarocchi, il 13 è associato alla carta della Morte, che tuttavia negli stessi tarocchi è considerata positiva perché interpretata come segno di resurrezione);
  • Il famoso attore Stan Laurel ha cambiato cognome perché la somma delle lettere non fosse 13: il suo nome originale è Stan Jefferson.

 

 

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