Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone.

Anna Frank era una ragazzina, quando scriveva queste parole:

A dispetto di tutto quanto credo ancora che la gente abbia davvero un buon cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. 

Oggi Anna è fissata lì, nel suo essere per sempre una ragazzina di 16 anni, perché la donna meravigliosa che stava diventando è morta di tifo nel campo di concentramento di Bergen-Belsen, uccisa dalla follia umana.
È ripugnante, oggi come in passato, vedere il vilipendio di un manipolo di ignoranti e, se possibile, è ancora più repellente vederli, sorpresi dal clamore suscitato, invocare la satira goliardica, perché se la malvagità fa paura ma può essere sconfitta, l’ignoranza lascia disarmati.
Non servirà spiegare al gregge degli ignoranti, travestiti da tifosi di cui non ha neppure senso riportare la bandiera di appartenenza perché non è questo il punto, perché il loro gesto è inaccettabile – e già dovere argomentare a riguardo lo è -, perché non capiranno.
L’ignorante ignora ogni ragione e anche la sua stessa ignoranza, tronfio del fatto di essere semmai un impavido, un furbo. L’ignorante continuerà a pensare che essere “frocio”, “nero” o “ebreo”  sia un fatto di cui vergognarsi o un’offesa se lo si dice a qualcuno.

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L’ignorante piange e invoca il perdono solo quando gli si chiede di prendersi la responsabilità delle proprie azioni, quando è costretto a pagare di propria tasca per esse. Ma anche allora non avrà capito: “nero”, “frocio”, “ebreo” rimangono per lui delle offese e Anna Frank una tizia sorridente tra le tante buona per la barzelletta sulle svariate decine di ebrei che possono stare in un posacenere dell’auto, che tutti abbiamo sentito almeno una volta nella vita.
Non capirà il motivo per cui la sua ignoranza condivisa quotidianamente con il gregge degli altri ignoranti stavolta gli è costata un po’ di strizza (cara – in termini di multa o perdita del lavoro -, purtroppo, quasi mai!): solo allora diventa “vittima” e puoi trovartelo in tv, all’occorrenza, a piangere e a chiedere scusa perché “cosa volete, sono uno stupido io, non volevo offendere nessuno”.

L’ignorante continuerà probabilmente a pensare anche che mettere la maglia della squadra avversaria sulla foto di Anna Frank sia questione di onta e motivo di disprezzo per i rivali.
Perché l’ignorante non sa e non saprà mai quanto essere accostati a quella ragazzina sorridente possa essere motivo di orgoglio.

Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che ancora rimane
(citazione, dal Diario di Anna Frank)

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