Portate nei bagni e costrette a spogliarsi per dimostrare di non avere il ciclo mestruale. È questa la pena cui sono state condannate 68 ragazze dell’istituto Shree Sahajanand Girls Institute gestito dalla setta religiosa conservatrice Swaminarayan a Bhujo, nello Stato indiano del Gujarat.

È l’ennesima, insopportabile e vergognosa onta che le ragazze devono subire per la sola “colpa” di essere nate donne e, quindi, di avere le mestruazioni. Allontanate dalla vita della comunità, impossibilitate ad accedere ai templi e ai luoghi di culto, ostracizzate come esseri “impuri”, le donne in molti Paesi del mondo sono ancora spesso e volentieri vittime di pregiudizi legati proprio al solo fatto di avere un ciclo mestruale.

Le ragazze protagoniste della protesta hanno spiegato quanto accaduto alla BBC: sottoposte a rigidissime regole, sono costrette a firmare ogni mese un apposito registro in cui dichiarano quando hanno il ciclo mestruale. Già questa è un’evidente privazione della libertà personale, perché, per quanto il ciclo non dovrebbe ormai più rappresentare un tabù a livello sociale, non si capisce perché si sia tenute a “dichiararlo”.

Ma ancor più grave, ovviamente, è il fatto di essere escluse dalla normale vita scolastica durante il periodo del ciclo o persino punite, obbligate a spogliarsi per dimostrare di non averlo, come successo alle 68 ribelli che per due mesi si sono rifiutate di compilare il registro.

È un provvedimento gravissimo e che non trova ovviamente giustificazione, perché è lampante la violazione dei diritti umani e personali cui queste ragazze sono state sottoposte.

Come spesso accade, però, cambiare una mentalità che affonda le radici in secoli di cultura patriarcale è tutt’altro che facile, e questo vale per gli uomini e le donne ormai talmente immersi in un simile contesto da vederne a stento le storture e gli errori: ne è una prova il fatto che due anni fa una storica sentenza della Corte Suprema stabilì che tutte le donne, comprese quelle “in età fertile” (e quindi con ciclo), potessero accedere al tempio di Sabarimala, in Kerala, uno dei luoghi più sacri dell’induismo, da cui da sempre sono state escluse; bene, la sentenza non è praticamente stata mai applicata a causa delle numerose proteste, anche da parte delle donne stesse.

Segno che l’impronta culturale può davvero farsi profonda in alcune persone, al punto da non trovare l’ingiustizia evidente di alcune scelte.

Per queste ragazze non è stato lo stesso, ma il sentore, purtroppo, è che ben presto questo caso, definito giustamente dalle protagoniste ” un’esperienza molto dolorosa, una tortura mentale” finisca nel dimenticatoio.

In gallery vi spieghiamo quali sono le condizioni cui sono sottoposte le ragazze mestruate in questo istituto e vi parliamo di alcune altre ingiustizie di cui sono vittime le donne.

Le alunne di Bhujo, costrette a spogliarsi per dimostrare di non avere il ciclo
Fonte: web
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