Perché i medici della peste portavano la maschera con il becco ricurvo

Perché i medici della peste portavano la maschera con il becco ricurvo
Fonte: Wikipedia
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I medici della peste rappresentano una figura storica affascinante quanto misteriosa. Si tratta di coloro che applicavano delle terapie contro la «piaga» – terapie che naturalmente si risolvevano molto spesso in un nulla di fatto – e che per fare questo indossavano un abbigliamento particolare. Questo abbigliamento comprendeva un’agghiacciante e al contempo grottesca maschera – che ha ispirato alcuni film horror, a partire da La casa della peste – con un becco a punta.

La maschera dei medici della peste presentava delle aperture per gli occhi – protette da lenti, due buchi per il naso e un becco a punta. Ma a cosa serviva questo becco? Sostanzialmente si trattava di una forma “isolante”, al cui interno veniva posto un fazzoletto impregnato di aceto ed erbe, perché si riteneva che il contagio dalla peste avvenisse attraverso l’olfatto. Gli appestati, infatti, emanavano un pessimo odore, ma soprattutto si riteneva che le malattie infettive si diffondessero nell’aria attraverso i propri miasmi.

Si ritiene che la maschera del medico della peste sia stata attestata per la prima volta nel secolo XIV, ma fu solo con Charles de Lorme nel 1619, il medico del Re Sole, che pensò e realizzò una divisa completa con tonaca, guanti, cappello, scarpe e una canna con cui tenere a debita distanza il malato. Perché anche un solo contagio faceva paura durante un’epidemia – tanto che a Venezia i malati erano condotti nel Lazzaretto Vecchio, mentre coloro che vi erano stati a contatto nel Lazzaretto Nuovo.

La Repubblica – scrive in una lettera il medico veneziano Alvise Zen, dopo le due ondate di peste del 1575 e nel 1630, come riporta Focus – approntò subito una serie di provvedimenti per arginare l’epidemia: furono nominati delegati per controllare la pulizia delle case, vietare la vendita di alimenti pericolosi, chiudere i luoghi pubblici, perfino le chiese. I detenuti vennero arruolati come “pizzegamorti” o monatti. Potevamo circolare liberamente solo noi medici. Gli infermieri e i becchini dovevano portare segni distintivi visibili anche da lontano; noi indossavamo una lunga veste chiusa, guanti, stivaloni e ci coprivamo il volto con una maschera dal naso lungo e adunco e occhialoni che ci conferivano un aspetto spaventevole. Alzavamo le vesti dei malati con un lungo bastone e operavamo i bubboni con bisturi lunghi come pertiche.

Scopriamo insieme qual era il ruolo dei medici della peste e come questa malattia sia entrata nell’immaginario collettivo.