Il massacro dei bambini del villaggio di Lidice

Il massacro dei bambini del villaggio di Lidice
Fonte: Wikimedia
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“Potrò ancora continuare a credere in Dio?”, si domandava la poetessa e scrittrice per bambini Ilse Weber nel 1938, in una lettera disperata riportata tempo da Avvenire. Il suo paese, l’amata Cecoslovacchia, era caduta nelle mani dei nazisti, che volevano eliminare ogni ebreo, proprio come lei. Imprigionata nel campo di concentramento di Theresienstadt, trovò la morte ad Auschwitz nel 1944 insieme al figlio e ad altri quindici piccoli. Prima di morire, però, compose alcune poesie, recuperate poi dal marito: uno dei componimenti si intitolava Le pecore di Lidice ed era dedicato ai bambini di uno sfortunato villaggio cecoslovacco, raso al suolo nel 1942 dai nazisti.

Le pecore lanute bianche e gialle trottano lungo la strada.
Due pastorelle seguono il gregge, nel crepuscolo suona il loro canto.

È un’immagine colma di pace, ma tu che vai di fretta,
ti fermi come sentissi passare vicino un orrendo soffio di morte.

Le pecore lanute bianche e gialle, tanto lontane da casa,
bruciate le stalle, assassinati i padroni.
Oh, tutti gli uomini del villaggio, tutti sono morti
della stessa morte.

Un piccolo villaggio boemo, tanta sventura e sofferenza.

Deportate le donne laboriose che curavano il gregge,
scomparsi i bambini gioiosi che si rallegravano degli agnelli,
distrutte le piccole case dove albergava la pace,
un villaggio intero annientato, soltanto gli animali graziati.
Queste sono le pecore di Lidice, adatte proprio qui,
nella città dei senza patria, animali senza casa.
Chiusi da un muro, accomunati dal crudele destino,
il popolo più tormentato della terra
e il gregge più triste del mondo.
Il sole è tramontato, scomparso l’ultimo raggio,
da qualche parte delle caserme si alza un canto ebraico.

L’ordine di distruggere Lidice era arrivato in seguito dell’attentato a Praga contro il Protettore del Rei­ch della Boemia e Moravia, Reinhard Heydrich. Gli uomini furono fuci­lati sul posto, le donne e i bambini deportati nei campi di concentramento, le case distrutte e il greg­ge delle pecore condotto a Theresienstadt, dove si trovava anche l’autrice della poesia.

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