*** Aggiornamento del 5 luglio 2022 ***

“Ora mi rode invecchiare; nella mia vita credo di aver mascherato l’ansia con un atteggiamento di strana supponenza, ho lasciato che gli altri derubricassero certe mie manifestazioni dentro a un semplice ‘a lei non gliene frega niente'”. Lucrezia Lante della Rovere non è una donna abituata ad avere peli sulla lingua, e anche in una delle sue più recenti interviste, rilasciata nel 2021 al Fatto Quotidiano, ha parlato a ruota libera della carriera, della vita, senza dimenticare, ovviamente, il ricordo di sua madre, Marina Ripa di Meana, scomparsa nel 2018.

Una figura fondamentale, nella sua vita, di cui per anni, però, non ha parlato.

Forse perché sto meglio, sono passati anni dalla sua morte e ho imparato che il tempo non leviga, non cancella, aiuta solo a capire come affrontare la quotidianità e a mettere ordine senza il clamore del ‘tutto e subito’.

[…] Mamma sosteneva: ‘Vivere è un atto creativo’; e me lo ha inculcato, in maniera brutale, da subito, sin da quando ero piccolissima, attraverso una metafora: ‘Inventati la vita, piazzati anche un carciofo in testa, ma fai qualcosa.

*** Articolo originale ***

Vivere in una famiglia aristocratica non è facile. Non lo è per tante ragioni: quando sei giovane, vuoi trovare una tua strada che ti rappresenti, che esprima la tua personalità. Non lo è dopo, quando sei adulta e per alcuni, resti una «figlia di», nonostante il tuo innegabile talento. Non lo è quando i genitori diventano anziani, e poi scompaiono, lasciandoti a fare i conti con l’ineluttabilità della morte, perfino di chi pensavi invincibile. È così che Lucrezia Lante della Rovere si è ritrovata a elaborare il lutto della madre e non solo.

La madre di Lucrezia Lante della Rovere, come tutti sanno, è stata Marina Ripa di Meana, la donna che è riuscita a squarciare il velo di Maya sulla Roma bene, soprattutto con quella sua autobiografia I miei primi 40 anni. L’attrice ha parlato a Verissimo del rapporto con sua madre, alla quale era molto legata, di come la malattia le abbia unite ancor più e di come anche nei periodi peggiori, la spumeggiante Marina Ripa di Meana sia riuscita a far prevalere il suo entusiasmo per la vita.

Come in quell’ultimo Natale passato in famiglia, in cui volle truccarsi proprio con l’aiuto di Lucrezia e indossare, perfino in casa, dei tacchi altissimi ed eleganti.

Secondo me lei era una bambina, era molto fragile – ha raccontato in quell’occasione Lucrezia Lante della Rovere a Silvia Toffanin – E per combattere quella fragilità, faceva l’opposto, diventava, grr, una pantera. Il suo motto era: chi pecora si fa, il lupo se la magna. E diceva: io col cavolo che mi faccio vedere fragile, ti do una zampata. Ma aveva anche una parte molto tenera, molto fragile. Io ogni tanto la coglievo, cercavo di tirargliela fuori.

È la parte più intima, quella di cui tutti noi abbiamo paura. […] Ho un ricordo di lei bellissimo, a casa, con una gonna che sembrava Alice nel Paese delle Meraviglie, perché aveva anche un lato molto poetico mia madre. Girava per casa, con carta e penna e questa gonna e io la guardavo mentre mi faceva vedere i vestiti, mi raccontava delle cose che voleva fare ancora nella vita. Diceva: ma come ci fa a essere della gente che è annoiata, io ho talmente tante di quelle cose da fare che non posso morire.

Prima che Marina Ripa di Meana morisse, Lucrezia Lante della Rovere ha raccontato in un’intervista a F quanto fosse affezionata alla madre e quanto l’avesse colpita la notizia del peggioramento del suo male, annunciato dalla stessa madre nel giorno del compleanno. Prima di lei, Lucrezia ha dovuto affrontare due altri lutti terribili, in primis quello del padre, Alessandro Lante della Rovere,

Sono cresciuta in una famiglia con una madre esplosiva e un papà, Alessandro, che era l’esatto contrario – raccontò a F Lucrezia – Lui era un aristocratico decaduto, sensibile, fragile e questa debolezza lo ha condizionato tutta la vita, tra l’alcol e il male di vivere che oggi si potrebbe chiamare depressione. Per lui era difficile tutto: lavorare, guadagnare, mandare avanti la famiglia, la vita. È morto a 57 anni della stessa malattia di mamma, ma papà si era lasciato andare subito. […] Quando perdiamo i genitori o una persona cara la testa può giocare brutti scherzi. Ma poi la vita va avanti.

Nella stessa intervista, Lucrezia chiese di non parlare del terzo lutto gravissimo che l’aveva colpita, la morte nel 2016 del compagno Emiliano Liuzzi, giornalista de Il Fatto Quotidiano. Tuttavia, a rimarcare la spontaneità di questa donna e questa attrice straordinaria – la cui vita, la carriera e gli amori ripercorriamo in questa gallery – il ricordo, positivissimo, di Emiliano spuntò comunque di prepotenza.

Ho una natura abbastanza solitaria – illustrò Lucrezia Lante della Rovere – quando scegli questo lavoro, devi per forza essere una persona che sta bene da sola. Certo, ho intorno la compagnia teatrale, adesso viviamo tutti in un B&B che è più accogliente del solito hotel. Ma non è la mia casa: non c’è il mio letto, la mia vita privata. […] Ho Emiliano che mi protegge, qualcosa farò.

Lucrezia Lante della Rovere, una donna forte come la madre, oltre tanto dolore
Fonte: Instagram @ lucrezialantedellarovere
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