#LoSapevanoTutti ma nessuno ha denunciato… Fino a Federico

#LoSapevanoTutti ma nessuno ha denunciato… Fino a Federico
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Era il classico segreto di Pulcinella, sostengono oggi molti, il vaso di Pandora che qualcuno ha scoperchiato. E quel qualcuno si chiama Federico Fiumani, musicista, frontman dei Diaframma, che ha rivelato una verità scioccante, un vero e proprio #MeToo della scena indie italiana. Una verità che parla di molestie pesantissime, di accuse di stalking, di ricatti sessuali, e che, subito dopo essere stata svelata, ha scatenato un vero e proprio moto rivoluzionario sui social, là dove si è diffusa a macchia d’olio quasi istantaneamente, con una fiumana di condivisioni, commenti, screenshot, tutti mirati a confermare quello che il leader del gruppo fiorentino ha scritto in un post, questo.

Non fa nomi, Fiumani, parla solo di un importante festival genovese – riconosciuto dagli esperti come il Supernova – a cui ha scelto di rinunciare proprio dopo aver saputo da alcuni amici delle “imprese a luci rosse” del suo organizzatore, descritto come un individuo “che picchia le donne, le manda all’ospedale, le tiene segregate in casa per due giorni, gli spegne sigarette in faccia e le aggredisce per strada”. Non ne fa, ma a chi si riferisca è facilmente intuibile, soprattutto dopo aver aggiunto, nel medesimo post, che il tale in questione “ha anche una scalcagnatissima casa editrice dove, in cambio di un 69 o almeno un pompino, pubblica libri di giovani scrittrici in erba“. Nonostante quindi sia piuttosto chiaro, almeno nell’ambiente degli addetti ai lavori, a chi Federico stesse riferendosi, noi stessi non diremo mai il nome della persona coinvolta, nei cui confronti – è indispensabile chiarirlo – non esiste, a tutt’oggi, un procedimento civile o penale, per cui vige la regola del “nessuno è colpevole fino a prova contraria”.

Ci limiteremo a dire, come abbiamo accennato poc’anzi, che molti di coloro che hanno capito l’identità dell’uomo descritto da Fiumani hanno riversato, nelle ore successive allo scioccante post, fiumi di commenti sulla scia di ” È capitato anche a me/alla mia ragazza/mi ha chiesto questo” con tutta una sfilza di deprimenti screenshot a testimonianza dei sordidi doppi fini del signore in questione. Come quelli di questa pagina satirica, Kants Exhibition, gestita da una ragazza che sarebbe rientrata proprio nelle mire di quest’ultimo.

Come detto, finché non c’è processo c’è presunzione di innocenza, attualmente non esistono indagini a carico di questo editore e organizzatore di concerti, anche se il fatto che sia la pagina Facebook della sua casa editrice che il suo profilo personale siano al momento spariti dai social, fa trasparire in modo estremamente chiaro la volontà di non rispondere alle accuse né di dichiarare alcunché. Insomma, dal diretto interessato tutto tace, e se agli occhi di molti questo può apparire come un sintomo evidente di colpevolezza o quantomeno di coscienza sporca, noi non possiamo in alcun modo ergerci a giudici di una situazione che, finora, è rimasta solo sulla carta. Anzi, sui social. Fermo restando che, fosse tutto vero, saremmo di fronte a una versione italianizzata e a dimensioni ridotte dell’affaire Weinstein.

E, proprio come nel caso dello scandalo che ha coinvolto l’ex numero uno Miramax, anche nel #MeToo italiano che si sta creando dopo le dichiarazioni di Fiumani è già nato un hashtag, e non solo: è il magazine Bossy ad aver creato una mail ad hoclosapevanotutti@gmail.com, e un hashtag, appunto, #losapevanotutti, per dare la possibilità a chiunque di unirsi alla denuncia corale – e virale – mettendo a nudo gli scandali e le vergogne di questa parte di mondo dell’editoria indipendente italiana.

Il punto, però, che ci ha spinti a una riflessione, è proprio questo: quel “Lo sapevano tutti”. Nell’ambiente, infatti, pare fosse cosa nota da tempo che questo editore/organizzatore riservasse attenzioni “particolari” alle ragazze, facesse promesse in cambio di richieste sessuali esplicite o barattando dei contratti con qualche favore “a luci rosse”. E allora quello che ci chiediamo è perché, per l’ennesima volta, tutti abbiano taciuto, per poi parlare solo quando Fiumani ha deciso che era il momento di togliere il coperchio dal vaso di Pandora. È il classico, annoso problema che non ha risoluzione cui ci troviamo davanti ogni volta che si parla di molestie sessuali: chi le subisce ha paura di essere la sola, che il suo sia stato un caso isolato, quindi teme di non essere creduta, si domanda se ha ingigantito tutta la faccenda, si pone mille dubbi e interrogativi che finiscono con lo spingerla al silenzio. Però se ci si confronta con altri, se si capisce che il “modus operandi” di quel tizio è lo stesso per tutte, che la richiesta sessuale non è un’eccezione ma la regola, se la voce si sparge nell’ambiente, si diffonde, fra donne e uomini, passa di bocca in bocca o di social in social, allora perché deve arrivare Fiumani con i suoi quarant’anni di carriera per gridarlo ai quattro venti? Senza nemmeno fare nomi, peraltro, eppure tutti, istantaneamente, capiscono di chi si sta parlando. Non è un’accusa, sia chiaro, non è un puntare il dito contro chi queste odiose molestie le ha subite e, per le ragioni che abbiamo elencato poco sopra, ha scelto di non parlare, è solo una riflessione data proprio da quelle parole “Lo sapevano tutti”.

Che non è solo un hashtag, ma una considerazione reale su come stavano le cose. Tutti sapevano, eppure ignoravano, facevano finta di niente. Finché il coperchio non è stato sollevato.