La verità nascosta dietro il mondo delle competizioni di danza classica per bambini

Come vivono davvero le giovanissime danzatrici che cercano di conquistare le luci della ribalta dei più grandi teatri del mondo? Il New York Times, insieme alla fotografa Dina Litovksy, ha puntato i riflettori su un mondo fatti di sacrifici, lacrime e drammi

Lacrime, trucco pesante, paillettes: quante volte abbiamo provato orrore guardando le immagini e le foto dei concorsi di bellezza per bambine che regolarmente si organizzano negli Stati Uniti e in Canada? Quello che forse non ci aspettavamo, però, era di scoprire che anche nelle competizioni di danza la situazione non è dissimile. La fotografa ucraina Dina Litovksy ha immortalato il dietro le quinte di questo inquietante mondo per un servizio pubblicato da The New York Times.

Ogni fine settimana, da settembre a luglio, le compagnie di ballo statunitensi organizzano delle vere e proprie gare all’interno di hotel o sale conferenze. A competere sono i loro piccoli alunni, che vengono poi giudicati da coreografi o insegnanti di danza, su un punteggio che normalmente va da 0 a 100. I premi? Si tratta raramente di piccole somme in contanti o gift card, ma ciò che è davvero ambito sono i titoli e i trofei messi in palio. E, ovviamente, la visibilità sui social media.

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Sebbene non ci siano dati ufficiali sul numero di bambini che ogni anno partecipano a questi concorsi di danza, a partire dagli Anni Ottanta il numero di eventi è cresciuto sempre di più. Si moltiplicano così le competizioni e la corsa alla conquista dei titoli in palio. Il prezzo da pagare per vincere un trofeo, però, è davvero altissimo. I piccoli ballerini si esercitano fino a 30 ore a settimana, di solito dopo la scuola o nei weekend, e devono esibirsi in tutte le discipline, dalla classica alla hip-hop. E non si tratta solo di ballare: ogni partecipante deve indossare costumi elaborati e sottoporsi a trucco e parrucco, proprio come un ballerino professionista.

 

“Questi ballerini sono come dei gladiatori”

“Quando ero piccolo io non funzionava così”, ha raccontato al NYT Jared Grimes, 34 anni, ballerino e giudice. Insegnante alla New York City Dance Alliance, presenzia ogni anno a oltre 500 gare in 24 città diverse. “Questi bambini sono tutti gladiatori. Dominare, fare giochi mentali, vincere. Tutto è una strategia. I bambini di Boston sono più riservati, cauti e prestano attenzione a tutti i dettagli. A Nashville invece si divertono”.

 

La piccola star

Ballo e basta, e alla gente piace”, ha raccontato Nicole, una delle veterane delle competizioni di danza. Nel dicembre 2015, a soli 13 anni, ha mostrato in suoi movimenti sul social media musical.ly ed è diventata immediatamente famosa tra i suoi coetanei. In una sola notte, ha conquistato ben 30.000 nuovi follower ed è diventata una piccola celebrità. Durante le competizioni firma autografi e concede selfie: tutti hanno paura di lei, perché ce l’ha già fatta. Le più piccole la guardano e sospirano.

 

“Volevo essere come loro”

Molti piccoli iniziano a competere a 5 o 6 anni, spesso attratti dalla visibilità che tali contest hanno sui social media. Angelina Velardi, una delle piccole ballerine protagoniste del servizio del New York Times, ha raccontato di aver scoperto il mondo delle gare di danza attraverso alcune foto su Instagram. “Volevo essere come loro, perché sapevo che non era facile”, ha detto, parlando di quelle danzatrici viste nelle foto. E, per diventare come loro, ha rinunciato alla leggerezza: le festicciole dei compagni di scuola, i giochi e qualsiasi altro divertimento che ogni bambino dovrebbe concedersi. Per partecipare alle gare durante il fine settimana, Angelina si sveglia alle 5, comincia a fare stretching e si trucca.

 

Prima la gara, poi l’amicizia

In una delle competizioni, Angelina si è trovata a gareggiare con altre due ballerine e amiche della Prestige Academy, Annalise e Tiffany. “Sono felice per loro se vincono”, ha confidato la 12enne alla giornalista, durante una gara a Ottawa, in Canada. “Ma penso anche OK, la prossima volta devo lavorare di più. Anche io voglio arrivarci, davvero”. Si è congratulata con loro, a fine gara, e ha mostrato un sorriso caloroso, ma dentro di sé pensava solo a batterle. “Lo vogliono anche loro. Non vale la pena fare tutto questo, se alla fine non ti chiedi perché non hai vinto”.

 

Prima regola: fare felice l’insegnante

“Fatela felice”, ha esclamato Alana, un’altra delle ragazze della Prestige Academy, parlando della loro allenatrice, la 25enne Dina Crupi. “Fatela piangere di felicità! Nessuno può dare meno del 100 per cento. Per favore, dare solo il 90 per cento non servirà a niente”. E anche le altre ragazze hanno qualcosa da dire su di lei. “A volte ci rimango male perché lei è severa con me. Piango in bagno. Penso: ma perché lo faccio se mi fa stare così male?”, ha detto Angelina della sua allenatrice. “Ma in fondo sto imparando dai miei errori”.

 

“Devo farcela”

“Voglio essere una ballerina”, ha concluso Angelina, alla fine della competizione a Ottawa. “Non voglio solo sgambettare. Perché lavorerei così duramente, se non volessi andare da nessuna parte? Voglio entrare in un mondo più grande di questo”. E forse Angelina ci sta riuscendo: la scorsa estate ha trionfato agli American Dance Awards, arrivando prima nella categoria delle Under 12. E poi, ça va sans dire, ha pubblicato le sue foto su Instagram, proprio come tutti quei ballerini che prima aveva solo ammirato dallo schermo del suo telefonino.

 

La verità nascosta dietro il mondo delle competizioni di danza classica per bambini
Fonte: Dina Litovsky/Redux per The New York Times
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