E chi l’avrebbe mai detto che quel pomeriggio del 18 maggio 2012, una di quelle giornate che scorrono pigre e forse anche un po’ banali, che scivolano via silenziose tra il lavoro, il pranzo e i compiti a casa, sarebbe stato il giorno in cui la vita di Simone sarebbe cambiata per sempre?

Mamma Tiziana ha la voce e la vivacità tipica di chi non si lascia abbattere dalle peggiori tempeste, quelle che trasmettono grinta, forza e nessuna voglia di piangersi addosso; non ha mai pensato di mollare, nemmeno per un secondo, ci dice quando la raggiungiamo per farci raccontare la storia di coraggio e di volontà del suo piccolo Simone, che da quel pomeriggio, che da banale si è trasformato in terribile, come i migliori supereroi ha trovato il motivo non per lasciarsi andare, ma per combattere, e diventare “super”.

Già, Super Simo è il nomignolo con cui ormai lo conoscono tutti, amici, parenti, conoscenti, ma anche chi di persona non l’ha mai visto, ma ha saputo della sua storia; glielo hanno dato durante il servizio delle Iene, ci racconta Tiziana, e in effetti non ci potrebbe essere soprannome più azzeccato, per questo piccolo leone di nemmeno sette anni che del suo dramma ha sempre sorriso e riso, forse con quel pizzico di ingenuità e di inconsapevolezza tipica dei bambini.

Era il 18 maggio del 2012, dicevamo, e Simone non era che uno scricciolo di due anni e mezzo; riposava mentre mamma Tiziana preparava dell’insalata di riso per il compleanno dell’altro figlio, poi, improvvisamente, la tragedia: Simone, svegliatosi ma forse ancora un po’ intontito dal sonno, cerca l’abbraccio della mamma impegnata ai fornelli, le si aggrappa alle gambe e lei non riesce a tenere la pentola d’acqua bollente in cui sta cuocendo il riso.

L’acqua, incandescente, si riversa sul corpicino del povero Simone, gli procura ustioni di terzo e quarto grado; Tiziana, disperata, chiama i soccorsi, il bimbo viene trasportato in elisoccorso da Macerata al Bufalini di Cesena, dove resterà in coma per 15 giorni subendo ben sette trapianti di pelle.

Capiamo il dolore che mamma Tiziana rivive, vivido e indelebile, mentre le chiediamo di descriverci il dopo.

È tornato a casa con guaine e maschere facciali aperte – ci racconta – ma dopo qualche tempo abbiamo notato che c’era qualcosa che non andava nelle sue cicatrici, nel suo viso gonfio e tumefatto. I medici ci dissero che al momento non potevamo fare niente, che Simone era troppo piccolo e avremmo dovuto aspettare che raggiungesse i 18 anni per pensare a un trattamento di altro tipo.

Come spesso accade alle persone nei momenti più bui della propria vita, anche Tiziana e il marito si aggrappano alla fede, che per loro significa prendere parte al pellegrinaggio Macerata-Loreto. Da lì il loro percorso prosegue a Lourdes, poi a Medjugorie, dove, proprio come accade nei migliori miracoli, ricevono la fiammella che riaccende la loro speranza: il bambino deve essere portato in Germania, dove può essere sottoposto al trattamento che in Italia non può essergli fatto.

Un anno dopo il volto e il corpo di Simone cominciano a essere sistemati, la bocca, prima storta, recupera la propria posizione naturale, il bimbo ricomincia a respirare naturalmente. Questo non significa, ovviamente, che il suo calvario negli ospedali sia finito, anzi…

Adesso Simone è in sedia a rotelle, ha subito un intervento al piede – spiega Tiziana – attualmente non ha ombelico, deve fare degli innesti di pelle ogni volta che cresce, e considerando che ha sei anni e mezzo questo significa ‘piuttosto spesso’. Due volte all’anno deve mettere degli espansori alla testa, e una volta a settimana dobbiamo recarci a Parma per tutte le visite e per prendere le misure di espansori e innesti. L’ultimo espansore gli è stato messo a gennaio, il prossimo a giugno.

Già, dalla Germania a Parma. Perché nel frattempo la storia di Simone comincia a diffondersi, le persone ne parlano, i giornali pure; Lucia Annibali, la donna sfregiata con l’acido dall’ex compagno, conosce Tiziana e le consiglia il nome di un medico davvero bravo che opera proprio nella città emiliana.

Ma per un motivo o per l’altro non mi convincevo mai a contattarlo.

Ci dice Tiziana. Poi, dopo che Le Iene realizzano un servizio su Simone, è proprio il dottore, Edoardo Calessi, a mettersi in comunicazione con i genitori del bambino, a offrire la propria esperienza e professionalità per occuparsi in prima persona del suo caso.

Le cure di cui necessita Simone, oltre che molto lunghe, sono naturalmente anche molto dispendiose per la famiglia.

Fra il viaggio in Germania e gli interventi abbiamo speso 80 mila euro – ci spiega ancora Tiziana; soldi a cui vanno aggiunti quelli cui la famiglia, indirettamente, rinuncia per occuparsi a tempo pieno del bambino e per accompagnarlo nei suoi viaggi settimanali a Parma. -Io avevo un negozio, l’ho dovuto chiudere per star dietro a lui e anche agli altri miei due figli; mio marito fa il calzolaio, oltre ai viaggi Simone ogni sei mesi deve cambiare la guaina, che costa 1900 euro… Le spese sono tante.

Ma Tiziana ci tiene molto a specificare una cosa.

Le persone mi hanno aiutata davvero molto, spesso mi chiamano dicendo di aver conosciuto la storia di Simone e chiedendo come possono dare una mano. Un signore ci ha fatto una donazione per il viaggio in Germania e ora ha regalato un viaggio a Eurodisney a Simone, ‘Perché’ ci ha detto ‘ questo bambino deve anche divertirsi, e non viaggiare solo per andare in ospedale’.

Per Simone sono stati realizzati CD musicali da vendere, t-shirt, gadget, è diventato persino protagonista di un fumetto, come i veri supereroi. E lui, dal canto suo, vive tutto questo con la spensieratezza tipica dell’infanzia, tanto che Tiziana ci fa sorridere quando ci racconta un aneddoto.

Una signora gli ha chiesto come mai avesse la testa fasciata, e lui si è voltato verso di me e ha detto ‘Mamma, raccontaglielo tu che è lunga da spiegare!’. Dopo aver raccontato come sono andate le cose, la signora ha detto a Simone ‘Allora tu devi odiare il riso, visto quello che ti è successo!’, ma lui le ha risposto ‘Io veramente lo adoro. Per fortuna mi sono bruciato, così sono diventato famoso!’.

Questo non significa, naturalmente, che Simone non sia stato talvolta vittima di prese in giro o di domande imbarazzanti da parte dei compagni di scuola; ma per fortuna il bambino sembra sapersi difendere davvero bene, grazie anche agli insegnamenti di mamma e papà, che gli hanno fatto comprendere quanto è importante amarsi e riuscire a proteggersi, anche dalla cattiveria delle persone.

Un giorno una bambina gli ha chiesto perché non le facesse vedere le cicatrici. Lui le ha risposto ‘Fatti i cavoli tuoi!’

Tiziana non nega di essere cambiata molto dopo l’incidente di Simone, ma afferma che lei e il suo bambino si sono dati forza reciprocamente, per imparare a convivere con il processo di guarigione e ad affrontare serenamente tutto il percorso che lui ha ancora davanti a sé. Inoltre, come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, questa mamma non si è mai lasciata abbattere e non si è mai pianta addosso, nonostante avrebbe avuto le sue ragioni per cadere in preda allo sconforto.

Andando in giro, facendo vari pellegrinaggi, ho visto che ci sono cose molto peggiori. A Lourdes una mamma una volta mi disse ‘Prego per tuo figlio, perché ormai per il mio non c’è più speranza’.

Tiziana fa parte di un’associazione, Il cuore di Dio, di cui fanno parte altri genitori di bambini con storie simili a quelle di Simone; come detto il percorso che il bambino deve compiere è ancora lungo e complesso, e la su famiglia ha ancora bisogno di aiuti e donazioni per riuscire a garantirgli tutte le cure necessarie.

Se volete aiutare Simone, potete farlo con una donazione personale a Tiziana Bardi al conto corrente

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In gallery vi mostriamo alcune delle foto di Simone prima e dopo l’incidente, alcune delle cure che deve seguire e tutta la forza di questo piccolo, grande supereroe.

“Quella pentola di acqua bollente rovesciata che cambiò la vita del mio bambino"
Tiziana Bardi
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