I social hanno dato libertà di parola e di pensiero proprio a tutti, lo andiamo ripetendo da un sacco di tempo; e questo, se da un lato potrebbe sembrare l’espressione massima del liberalismo, il punto più alto dell’inclusione sociale e del diritto a manifestare le proprie opinioni, dall’altro non si rivela invece sempre e in assoluto un aspetto positivo della tecnologia, soprattutto considerando quegli spiacevoli episodi in cui, tutelati dalla propria identità virtuale, i cosiddetti haters approfittano della semi incolumità garantita dal social network per lanciarsi in insulti e commenti osceni.

Il bullismo, piaga purtroppo ben presente soprattutto fra i più giovani, trova nuove forme di manifestazione nella cornice”cyber” offerta dalla Rete, e spesso viene fomentato anche da chi dovrebbe dare un esempio e invece, spinto dalla foga di dover dire la sua a ogni costo perché tanto “siamo su Internet”, si ritrova a regredire esattamente al livello dei bulletti che a scuola deridono i compagni giudicati “imperfetti”.

Insomma, giovani e adulti, nessuno è risparmiato nel gioco al massacro che corre sul Web, dove chiunque può essere vittima o carnefice, a prescindere dall’età; gioco tremendo e insano dal quale, naturalmente, non sono esclusi i personaggi famosi. Anzi, che loro siano il bersaglio prediletto su cui scaricare invidie, gelosie e, perché no, frustrazioni, è un dato di fatto, perché chiunque commenti le foto delle celebrity è come se si sentisse legittimato a farlo in virtù del loro ruolo pubblico, e sospinto in parte anche da quella logica – un po’ paracula – del “tanto non mi leggerà mai”.

Di esempi ne sono pieni i social, e le ultime due a finire nella rete degli haters sono state Simona Ventura e Paola Perego; tanti complimenti per le loro ultime foto postate su Instagram, ma altrettante critiche legate all’uso, giudicato eccessivo (eufemismo) da molti, della chirurgia plastica. Non sono certo le sole, visto che nel recente passato altre vip erano finite nel mirino, come  vedete in gallery.

Quegli insulti a Simona Ventura e a Paola Perego e quel limite che manca
instagram @simona ventura/web
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Peccato che i commenti di disapprovazione non si limitino a un ancor accettabile “Peccato, stavi meglio prima”, ma si articolino in vere e proprie prese in giro, insulti e offese che nulla hanno a che vedere con la libertà individuale – e sacrosanta – di esprimere la propria opinione. Donde la domanda: non dovremmo porci un limite di quello che si può dire sui social? Siamo poi così sicuri che, dato che stiamo parlando di un personaggio pubblico, allora sia naturale porlo all’occorrenza su un altare o alla pubblica gogna a piacimento? Che questa sia l’amara pillola, lo scotto da pagare in cambio di una notorietà che non sempre arriva da raccomandazioni o incompetenza, ma spesso è semplicemente il frutto e il guadagno di tanto lavoro e talento?

Insomma, è labile il confine tra dove finisca un parere delicato, anche se non richiesto, come quello, per intenderci, che si potrebbe dare a un’amica dicendole che forse non c’è bisogno che vada oltre, e quella che invece è, a tutti gli effetti, intromissione in scelte private, personali, ingerenze che si trasformano senza colpo ferire in giudizi su scelte di cui non sappiamo motivazioni, né conosciamo emozioni, tantomeno i complessi da cui nascono e che, probabilmente, dovrebbero saggiamente indicarci l’astensione di pensiero.

Dato per scontato lo sconfinamento nell’insulto, che è palese, quanto il nostro parere, anche educato, ha davvero senso e può essere in grado di affrontare un dialogo sull’accettazione di invecchiare, dell’essere imperfette, di tenerci il nostro diritto alle rughe e al corpo che abbiamo e che cambia, e quanto invece è solo puro giudizio?

Infine, particolare non trascurabile, quanto è diritto di queste donne di ricorrere alla chirurgia plastica per sentirsi meglio con se stesse e con la propria età e quanto è un diritto di chi segue dire la sua opinione? Nessuno dei due, in fondo, prevale sull’altro o ha una più concreta ragion d’essere. Si può essere favorevoli o contrari, è naturale, ma questo non sempre dovrebbe implicare il sentirsi in dovere di andare a “indottrinare” anche gli altri con le proprie convinzioni, in un senso o nell’altro.