La naturalezza senza tabù dell'amore omosessuale tra uomini di ogni età in 6 scatti

La naturalezza senza tabù dell'amore omosessuale tra uomini di ogni età in 6 scatti
ph. Matthew Morrocco
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Parlare di omosessualità, ancora oggi, significa inevitabilmente continuare a scontrarsi con pregiudizi e discriminazione, a dispetto del riconoscimento delle unioni fra coppie gay e della grandi battaglie civili portate avanti su più fronti dalle comunità LGBTQ, che farebbero pensare a una rinnovata mentalità rispetto al passato.

Per quanto questo corrisponda a verità – almeno in parte – l’omosessualità resta per molti un’incognita, uno “spettro” difficile non solo da interpretare, ma soprattutto da rispettare, specialmente perché chi è al di fuori di tale “universo”, e magari è un po’ prigioniero dei suoi preconcetti, spesso ha difficoltà a comprendere l’assoluta normalità di una coppia gay, immaginando chissà quale vita all’insegna della trasgressione e dell’esibizionismo.

Niente di più lontano dalla realtà, e il fotografo Matthew Morrocco, con la sua serie Complicit invita proprio a guardare alle relazioni omosessuali nella maniera più naturale possibile, semplicemente nell’ottica di due persone che si amano e che, come tali, condividono un’intimità, che naturalmente comprende anche la nudità.

Quando aveva vent’anni, Matthew ha iniziato a corteggiare degli estranei su Internet, affascinato dagli uomini maturi, finché, con il loro consenso, ne ha fotografato, nel 2010, i successivi incontri.

Molti degli uomini ritratti nelle sue fotografie sono sopravvissuti all’AIDS o a episodi di omofobia, e hanno accettato di prestare il proprio volto a quello che non “solo” è un progetto fotografico, ma una vera e propria compagna volta ad abbattere stereotipi e tabù.

Dalle sue foto i modelli però appaiono talvolta come elementi schivi, le cui forme sono morbidamente affondate su un divano o aggrappate a un altro corpo. Non c’è ostentazione, non c’è esibizionismo in loro, anzi alcuni rifuggono persino l’obiettivo, e Matthew stesso sembra una presenza appena percettibile, evanescente. A volte appaiono come frammenti schivi, le loro forme flosce affondate in un divano o avvinghiate attorno a un albero.

Del progetto scrive che ha imparato da questi uomini come sedurre, invecchiare con grazia, misurare il passato.

L’insegnamento che ne ho ricevuto ha superato qualsiasi cosa avessi sperimentato prima.

Matthew è conscio del fatto che presentare non solo un amore omosessuale, ma addirittura fra uomini giovani e adulti rischia di indurre disagio. Ma le sue fotografie traboccano di delicatezza e ricordano per alcuni versi la complessa prospettiva di “Las Meninas” di Diego Velázquez; sono prive di volgarità, non offrono allo spettatore un nudo fine a se stesso che può “disturbare” la vista, introducono chi le guarda in un mondo forse nuovo, con discrezione, senza invadenza, senza imposizioni. Lo spettatore arriva a non sentirsi come un intruso in pieno imbarazzo, ma come un partecipante. Ci si sorprende improvvisamente partecipi di quella che potrebbe essere una scena quotidiana, non un’esposizione realizzata ad hoc, in cui si entra a far parte dell’intimità di persone che si amano e hanno scelto di amarsi. E sono persone, non “uomini omosessuali”. Solo persone.