La realtà dei social network ha reso tristemente noto anche l’universo di haters e troll, ovvero di tutti coloro che, con l’identità accuratamente al riparo dietro lo schermo del computer e spesso approfittando di finti profili creati ad hoc, passano il tempo in rete esclusivamente alla ricerca di persone da criticare, insultare, o nella continua speranza di fomentare polemiche inutili o di alimentare l’odio verso un personaggio pubblico.

Ne leggiamo e raccontiamo praticamente ogni giorno, avendo davanti centinaia di esempi di sessismo, misoginia, disprezzo della diversità, body shaming, “orrori” evidentemente accentuati dalla propagazione mediatica istantanea concessa da Internet ed esaltati a sproposito nella loro stupidità (reale, non fittizia) da altri che, con un like o una condivisione, danno ai loro autori l’arrogante onnipotenza dei “fenomeni” della presa in giro virtuale.

Insomma, la comunità delle “allegre comari di Windsor” in versione 2.0 si è fatta decisamente più agguerrita, spietata e cattiva, complice anche la possibilità di allargare a macchia d’olio il pettegolezzo, la critica e la pubblica derisione con un semplice “click” sul tasto del computer; i commenti sussurrati a mezza voce nei bar o dalla parrucchiera, le illazioni e le considerazioni personali oggi diventano post da condividere, o risposte inacidite e scorbutiche sotto i post dei diretti interessati cui gli haters desiderano far sapere che “non li gradiscono” (per usare un gentile eufemismo).

Se vi chiedete quale sia la necessità di tutto ciò, o cosa possa spingere una persona a sentirsi in dovere di dire a un’altra che è brutta, che è grassa, che le fa schifo o che è una sgualdrina, sappiate che la risposta non esiste, se non nella mente di chi sceglie di agire in questo modo. Il quale, evidentemente, non arriva a comprendere – o non vuole – il grado di sofferenza e tormento che può infliggere alla vittima della sua gogna via social, dato che non tutti riescono a reagire con una semplice alzata di spalle lasciando perdere le allusioni, i commenti o gli scherni.

C’è riuscita, seppur con fatica, Jenna Kutcher, blogger e influencer, capelli biondi, viso d’angelo e stile da vendere che, nonostante tali invidiabili caratteristiche, è finita suo malgrado al centro dell’odio social (o forse dell’invidia), di chi, in termini non propriamente gentili, le ha chiesto come fosse riuscita a farsi sposare da suo marito.

Parliamo di Drew, fitness coach e personal trainer conosciuto anche come Mr. Addominali per via del fisico statuario, marito di Jenna da undici anni. Niente di strano, anzi siamo di fronte a una coppia bellissima e che si ama come il primo giorno anche a distanza di un decennio. Ma allora il problema qual è?

Quello che gli haters non “perdonano” a Jenna è il fatto di non avere lo stesso fisico atletico del marito, ma di essere una donna curvy; insomma, ai troll proprio non piace che una ragazza in carne come Jenna possa aver fatto innamorare un uomo aitante e muscoloso come Drew. Come se l’amore tra due persone si misurasse in chilogrammi o in bicipiti…

Jenna, che non ha nascosto di essersi sentita spesso insicura di fronte all’aspetto attraente del marito, ha però deciso di rispondere ai suoi critici su Instagram, postando delle meravigliose foto di lei insieme a Drew e scrivendo parole che dovrebbero davvero far riflettere. Anche se sinceramente dubitiamo che chi deride e giudica per divertimento sfruttando un social possa riuscirci seriamente…

Guardate le loro foto insieme e leggete quello che lei ha scritto: a noi sembrano davvero una coppia stupenda, forse quelli che parlano sono solo spinti dalla gelosia?

"Come hai fatto a farti sposare da uno così?": la risposta della blogger curvy
instagram @jenna kutcher
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