Pare che cercare il partner giusto con cui metter su famiglia e fare figli sia sempre più complicato, oggi. A dirlo non siamo noi, ma la constatazione sorge spontanea notando il gran numero di siti a tema co-genitorialità elettiva.

Se non sapete bene di cosa stiamo parlando, immaginate un Tinder (o qualcosa di simile) dove uomini e donne possono incontrarsi non per fissare appuntamenti che potrebbero sfociare in una relazione, ma per valutare le eventuali affinità che potrebbero portare all’arrivo di un bebè. Insomma, siti del genere sono creati apposta per invitare due (o più) persone a concepire un bambino senza alcun tipo di coinvolgimento emotivo o romantico.

A iscriversi a questo genere di siti può essere chiunque stia cercando un bambino: single, coppie omosessuali, paradossalmente anche persone che non hanno tempo, o voglia, per cercare l’amore. A ideare il primo di questi gruppi per “aspiranti genitori” Ivan Fatovic, che una sera, in un bar, è stato ispirato da alcune amiche quarantenni che si lamentavano di non aver mai trovato la persona giusta con cui fare un figlio. Da lì è nato Modamily.com, seguito negli anni da altri siti come TheStork, Familybydesign e CoParents, con 100 mila utenti, e arrivato persino in Italia con Co-genitori.it.

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Come funziona un sito di co-genitorialità elettiva

Dopo essersi iscritti, fornendo ovviamente i dati personali, ovvero età, altezza, peso, colore di occhi e capelli, reddito ma anche altre informazioni potenzialmente attraenti come il numero di lingue parlate, si può accedere al profilo Premium, che costa circa 50 euro, al mese ma dà la possibilità di chattare, in modo da scoprire di più sulla persona che ci interessa.

In sostanza funziona come una qualsiasi altra conoscenza, che però avviene restando comodamente seduti nella propria stanza. Forse sembrerà triste a qualcuno, soprattutto se convinto che il bello delle relazioni umane sia proprio nell’interfacciarsi di persona all’altro e nell’altro, ma dato il successo di questo genere di siti evidentemente non tutti la pensano così.

Rachel Hope, agente immobiliare di Los Angeles e pioniera della co-genitorialità elettiva, visto che ha due figli avuti da due co-genitori diversi, tanto da aver persino scritto un libro sul tema, Family by Choice, fornisce addirittura alcuni consigli pratici per capire come destreggiarsi su questi siti di incontri.

Prima di prendere la vostra decisione, dovreste conoscere dal vivo almeno tre candidati/e. È un po’ come il dating, ma dovete concentrarvi su cose più pratiche: il potenziale co-genitore è arrivato puntuale all’appuntamento? È affidabile? È disposto a investire tempo e denaro nel benessere del bambino? Già dal primo appuntamento dovreste porre domande molto più dirette e approfondite.

Se fra le parti scatta l’intesa, o l’accordo, fate voi, allora si può passare all’inseminazione: con il metodo “tradizionale”, ovvero attraverso un rapporto sessuale, oppure con la fecondazione casalinga, partendo dal presupposto che la PMA in Italia è permessa solo alle coppie etero infertili o portatrici di malattie genetiche. Per procedere a quest’ultima occorre acquistare i kit per l’inseminazione online (dai 10 ai 30 euro) e si passa a introdurre gli spermatozoi del donatore nell’utero della madre durante l’ovulazione.

Se tutto fila liscio i due co-genitori vedranno procedere la gravidanza. Ma non possono mai sorgere problemi “pratici”, ad esempio su dove e con chi vivrà il bambino, una volta nato, o su chi dovrebbe pagarne le spese? Generalmente c’è un accordo scritto che intercorre fra i due (o più), che però non ha alcun valore giuridico.

La situazione italiana

In Italia non esiste una legge che regolamenti la co-genitorialità; nel nostro Paese, peraltro, non esistono banche del seme a fini commerciali, vietate dalla legge; ci sono però, secondo il Registro nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità, 354 centri pubblici e privati che si occupano di procreazione medicalmente assistita per risolvere i problemi di infertilità della coppia.

Insomma il seme può essere donato, ma non venduto. Con una conseguenza ben precisa: ci sono pochi donatori in Italia che si fanno avanti, e quelli che desiderano rivolgersi a una banca del seme lo fanno nei Paesi che lo consentono. Su Co-genitori.it, però, ci sono diversi uomini che si offrono come donatori.

Come scegliere il donatore giusto?

Alto, moro, biondo, intelligente, sportivo? Quante volte nei film abbiamo visto donne sfogliare i “cataloghi” dei donatori per valutarne caratteristiche fisiche e della personalità? Ma un donatore si può davvero scegliere, sperando che il figlio che portiamo in grembo prenda i suoi stessi tratti o le virtù che gli ammiriamo?

Prima di tutto bisogna considerare la quantità di informazioni che desideriamo ricevere: diverse banche del seme offrono donatori con profilo base, che fornisce dati generici come etnia, colori di occhi e capelli, altezza, peso, impiego e gruppo sanguigno, e con profilo esteso, in cui si ha persino la possibilità di vedere foto del donatore da piccolo e di avere notizie sulla sua personalità, sul carattere, sugli interessi.

Rispetto alla somiglianza fisica, è tutto ovviamente molto soggettivo: per qualcuno è molto importante, per altri meno. Di certo, nel caso ad esempio di una coppia con problemi di fertilità, si tende almeno a scegliere un donatore che possa somigliare in qualche modo a uno dei due.

Ciò che è sicuramente più importante è invece la storia clinica del donatore, quindi sapere se ci sono problemi di salute o malattie ereditarie o pregresse; in generale, comunque, tutte le banche del seme fanno un’accurata selezione in questo senso dei propri donatori.

Infine, per qualcuno può essere importante sapere che, al mondo, non ci siano bambini somiglianti al proprio figlio: per questo, esiste la possibilità di “comprare” un donatore esclusivo, che sia lo stesso e unico per tutti i figli che si desiderano avere, e per avere al contempo la certezza che nessun altro possa ricevere un seme da lui.

Sfogliate la gallery per leggere alcune delle testimonianze che abbiamo trovato sul sito Co-genitori.it

Co-genitorialità elettiva: viaggio tre le app per trovare la persona giusta con cui fare un figlio
Fonte: web
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