Il bullismo è una delle piaghe più insopportabili e difficili da contrastare tra i giovanissimi, tanto da poter essere definita atavica: generazione dopo generazione, infatti, molto spesso i ragazzi si sono divisi in bulli e vittime, oppressori e oppressi, e per genitori, scuole e istituzioni riuscire a trovare una via d’uscita al problema non si è mai rivelato semplice, per una molteplicitià di ragioni.

In primis, perché per quanto la sorveglianza, nelle aule scolastiche così come a casa, possa essere serrata, è impensabile poter controllare i ragazzi h24. In secondo luogo, perché talvolta i bulli sono proprio i ragazzi più “insospettabili”, che trovandosi “nel gruppo” tendono ad agire in questa maniera per una sorta di “rito di iniziazione” o per essere accettati dal resto della compagnia; infine, perché per le vittime parlare delle vessazioni subite, chiaramente, non è facile, e i genitori devono spesso fare affidamento su intuito o “interrogatori” agli amici più vicini per interpretare un malessere e un disagio che, per quanto lampanti, non trovano sempre una risposta nei diretti interessati.

Sbaglia però chi pensa che il bullismo nasca con l’epoca digitale e con l’avvento dei social: il cyber bullismo, semmai, ha contribuito a portarlo su un altro piano, quello virtuale, dove le umiliazioni, le minacce e le derisioni diventano facili prede degli utenti del Web e della diffusione su larga scala. Internet, quindi, non ha fatto altro che fomentare i bulli, spesso protetti anche dall’anonimato concesso dai profili fake, e rendere quindi ancor più complessa la lotta a questo genere di atteggiamento.

Ciò che è evidente è la gravità dei dati sugli episodi di bullismo: questi, ad esempio, quelli forniti dall’Istat relativamente al 2018:

  • un ragazzino su due vittima di episodi di bullismo
  • l’età a rischio, compresa fra 11 e i 17 anni, anche se il periodo più critico è fra 11 e 13.
  • a subire il bullismo sono più le femmine (20,9%) che i maschi (18,8%)
  • tra gli studenti delle superiori le vittime più numerose sono tra i liceali (19,4%), seguiti dagli studenti degli istituti professionali (18,1%) e degli istituti tecnici (16%)

Proprio perché per le vittime, soprattutto se molto giovani, parlare con i genitori, i familiari, gli amici o gli insegnanti non è semplice, esistono associazioni come il Biancospino Giovani, che aiuta proprio i ragazzi vittime di episodi di umiliazione, discriminazione, bullismo.

Abbiamo intervistato una delle responsabili, Giulia Zandomeneghi, che ci ha spiegato nel dettaglio di cosa si occupa assieme ai colleghi, tutti giovanissimi, dell’associazione, che opera a Belluno.

Siamo nati nel 2013 come blog di supporto su una piattaforma online chiamata Tumblr, che spesso veniva usata dagli adolescenti come un diario privato in cui raccontare le proprie difficoltà e, magari, ricevere comprensione dagli altri utenti – ci spiega lei – Ai tempi noi fondatori avevamo sedici anni, quindi l’unico modo che avevamo trovato per supportare i nostri coetanei era Internet. Nel frattempo alcuni di noi iniziarono a partecipare ad un corso di Peer Education nella scuola che frequentavamo, e capimmo che anche questo poteva essere un potente mezzo di supporto. Iniziammo così a fare incontri tra pari negli istituti superiori in cui informavamo sui rischi dell’abuso di alcol e sostanze stupefacenti, e in pochi anni finimmo per gestire un progetto tutto nostro, chiamato ‘ApertaMente’, nel quale parliamo con i ragazzi di tutti i temi che riguardano il disagio adolescenziale, evitando l’approccio della lezione frontale, utilizzando invece attività creative, video, musica e creatività“.

Oggi fra le attività dell’Associazione Biancospino Giovani figurano anche eventi e giornate in piazza in varie città d’Italia, in cui si può partecipare ai Free Hugs, liberare la propria creatività e conoscere persone nuove. Proprio dal 2019, inoltre, hanno iniziato a creare un gruppo di auto-aiuto nel territorio della provincia di Belluno, per poter riunire gli studenti che ne sentono il bisogno e permettere loro di confidarsi, discutere e poter chiedere aiuto e sostegno.

Chi sono le vittime di bullismo che si rivolgono a voi? Ragazzi in che fascia d’età, maschi o femmine?

Le vittime di bullismo che si rivolgono a noi sono per la maggior parte femmine tra i tredici ed i diciassette anni, ma preciso che questo non significa che le ragazze sono più vittime di bullismo, ma notiamo che i ragazzi sono meno propensi a chiedere aiuto o ad aprirsi riguardo le loro problematiche.

Il nostro è sempre stato, involontariamente, un servizio più utilizzato dalle femmine. Gran parte dei maschi che si sono rivolti a noi, invece, ci contattavano per parlare della loro identità di genere o del loro orientamento sessuale, quindi principalmente per situazioni di bullismo omofobico e transfobico.

Avete a che fare anche con il cyberbullismo?

“Certamente. Credo che ormai il bullismo si associ sempre di più ad atti di cyberbullismo, perché il bullo che ti dà fastidio a scuola, troverà facilmente il modo per farlo anche online. Nella maggioranza dei casi, gli adolescenti oggi hanno un legame molto stretto con la tecnologia, soprattutto con gli smartphone.

Gli adulti, invece, tendono a non capire quanto il cyberbullismo possa ferire i più giovani. La soluzione più facile al problema può sembrare il semplice eliminarsi dai social network che ci rendono vittime di violenza, mentre lo stesso social in questa società determina parte dell’identità dell’adolescente.

Come detto, non è sempre facile accorgersi se un ragazzo è un bullo, oppure una vittima di bullismo. Ma sarebbe importante capirlo, per poter aiutare entrambi. Perciò chiediamo a Giulia com’è un ragazzo bullizzato visto da fuori.

La vittima di bullismo molto spesso è irriconoscibile tra i suoi coetanei.

Alcune attività che svolgiamo durante gli incontri nelle scuole puntano proprio a dimostrare ciò: potremmo essere circondati da vittime di bullismo, ma se non abbiamo l’occhio attento ed il cuore aperto, potremmo anche non accorgercene. Questo non vuol dire, però, che il ragazzo bullizzato non stia soffrendo.

In verità il bullismo può provocare diversi tipi di conseguenze psicologiche nel giovane, come grave stress, problemi di concentrazione, disturbi d’ansia, attacchi di panico, incubi, aggressività, stanchezza, scarsa autostima. Quest’ultima conseguenza può portare a comportamenti autolesionistici come tagliarsi, abusare di alcol e sostanze psicoattive, condotte sessuali a rischio e disturbi alimentari, fino ad arrivare alla depressione e ai pensieri suicidi.

Le associazioni come Biancospino Giovani hanno a disposizione pochi strumenti, in realtà, per contrastare questo tremendo fenomeno: “Internet, e le esperienze che abbiamo vissuto in prima persona“, ci spiega Giulia.

In fondo, tutto è nato da qui, dalla nostra voglia di sfruttare le nostre esperienze difficili per aiutare chiunque si trovasse in situazioni simili. Un’altra importante risorsa per noi è la scuola, gli istituti che hanno creduto e credono tutt’ora in noi e ci danno spazio per fare incontri con gli studenti. I professori stessi sono i primi ad essere interessati a noi e a donarci alcune delle loro ore di lezione per il bene psicologico dei loro allievi.

Nel nostro paese, attualmente, non c’è una legge specifica sul bullismo; tuttavia, ci sono diverse norme del codice civile e penale che invitano al rispetto e alla non discriminazione della persona, norme da cui naturalmente i più giovani non sono esclusi. Ma allora perché, se esiste un ordinamento, si fa ancora tanta fatica ad arginare il problema?

A nostro parere, una cosa molto importante da fare sarebbe permetterne l’effettiva efficacia – ci dice Giulia – Spesso, parlando soprattutto di cyberbullismo e di violenze, i ragazzi si dimostrano scettici sull’utilità di cercare giustizia e protezione nella legge. Si sente troppo spesso di casi in cui delle minacce, online e non, non vengono prese sul serio quanto meriterebbero da chi di dovere e la vittima, non sentendosi supportata nemmeno da chi ne avrebbe più potere, perde ogni speranza e, magari, arriva anche a commettere un gesto estremo come il suicidio.

Forse è su questo che dovremmo concentrarci, fare in modo che ogni caso venga ascoltato e preso in considerazione al meglio, aumentando così la fiducia dei giovani nei confronti delle istituzioni che hanno l’incarico di proteggerli da ogni genere di violenza.

Giulia ci ha riportato anche cinque, dolorosissime testimonianze di giovani che si sono rivolti all’Associazione Biancospino Giovani. Le raccontiamo in gallery, naturalmente con i nomi che lei ci ha fornito e che non sappiano se siano fittizi o veri, e con foto assolutamente non reali.

"Noi, da ex bullizzati, aiutiamo quei ragazzi che soffrono e che nessuno vede"
Fonte: web
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