Aida Nizar, quando il personaggio tv perde il senso della realtà

Aida Nizar, quando il personaggio tv perde il senso della realtà
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“Lei non sa chi sono io”, diceva Totò in uno dei suoi film, e in effetti la frase, che certamente non è delle più simpatiche, è diventata, nel tempo, la più (ab)usata da chi, con un certo snobismo neppure troppo velato, voglia tendere a rimarcare in maniera piuttosto pomposa la propria, presunta, importanza rispetto agli altri. Peccato che, secondo una sentenza della Cassazione datata 2012, queste parole siano passibili di denuncia, perché sottenderebbero implicitamente a una minaccia.

Nonostante le possibili ripercussioni a livello legale, però, sono comunque ancora tanti i vip – o presunti tali – che usano l’antipatica frase, o  che, pur non esprimendosi proprio con queste parole, si comportano come se camminassero un metro al di sopra rispetto a tutti noi, poveri “comuni mortali” . Insomma, l’esercito di chi pensa che i soldi e la notorietà facciano la persona, e di conseguenza che, se non hai un conto in banca milionario, ville, yacht, vacanze nei resort più esclusivi e la tua faccia non è comparsa nemmeno una volta in un reality show allora sei una nullità, è piuttosto lungo, e “contagia” volti più o meno noti dello spettacolo sia fuori che dentro i confini nazionali.

Diciamoci la verità, e non per finto moralismo o per recitare la solita parte da invidiosi delle fortune altrui: alcune di queste celebrity hanno semplicemente perso il contatto con la realtà, vivono in un mondo in cui giudichi e vieni giudicato per il “quanto” più che per il “come”, e nella loro bolla magica è assolutamente normale considerarsi al di sopra di molte cose, ivi compresa la legge.

Prendiamo la vulcanica concorrente del Grande Fratello versione D’Urso 2.0, Aida Nizar: non contenta, lanciata sulle ali dell’entusiasmo dal suo nutrito gruppo di fan, di autoproclamarsi la vera vincitrice del reality (con buona pace dei telespettatori che hanno votato per la sua uscita dalla Casa), la spagnola vive ormai in una sorta di semidivinità che si è auto-attribuita, dove viaggia ben al di sopra del limite consentito di autostima, ma anche delle leggi, vedasi ultimo episodio, che vi raccontiamo in gallery, che l’ha vista come moderna Anita Ekberg… Con risultati diversi, però.

Sia chiaro: ciò che ha subito Aida dentro la casa di Cinecittà, che ha portato alla seguente squalifica di Baye Dame, ha rappresentato uno spettacolo osceno di apoteosi del bullismo, di quello di cui, quotidianamente o quasi, ci troviamo  a parlare: la vittima ghettizzata e messa con le spalle al muro, il bullo che le urla contro e il branco che sta lì, intorno, a godersi lo spettacolo (e a filmare con lo smartphone, solitamente, cosa che la GF non si è potuta fare per ovvie ragioni).

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La Nizar è stata vittima di una violenza e di un’aggressività verbale e psicologica assolutamente condannabili, e i suoi eccessi da diva consumata naturalmente non devono sminuire la gravità di quanto le è stato fatto; ma certamente sarebbe auspicabile un suo rientro, in tempi brevi, dentro i confini di maggiore sobrietà e “umiltà”, gli stessi dentro cui sembrano stare stretti molti altri suoi “colleghi” che, fra ostentazioni vari e affermazioni a dir poco infelici, sembrano davvero faticare a levarsi di dosso quell’aria da “Lei non sa chi sono io”.

Perché un conto è guadagnarsi una certa posizione di prestigio sociale e godere dei propri successi, cosa che è più che legittima, un altro è far passare il messaggio che, se non ci arrivi, non sei proprio nessuno. È questo che indigna le persone, non che i vip viaggino su aerei privati – se se lo possono permettere, beati loro! – né che si concedano vacanze in meravigliosi posti esotici, condividendo il tutto via social (cosa che non è affatto diversa da ciò che fa chiunque di noi, nelle sue, di vacanze). O, almeno, certe cose suscitano emozioni negative solo in chi è invidioso per natura, e lo sarebbe anche del nuovo tosaerba del vicino.

A infastidire, semmai, è proprio il solco che taluni di loro tendono a rimarcare rispetto alla stragrande maggioranza, fatta di “normalità”, delle persone, il voler mettere a tutti i costi un divisorio sociale, quel classismo antipatico che vuole sottolineare una diversità di “prestigio” basata esclusivamente sul bene materiale, sul successo economico e sul numero di persone che ti riconosce per strada.

Soprattutto quando a riconoscerti per strada è il vigile, e la tua risposta per scongiurare la giusta multa è “Lei non sa chi sono io”…