Il Natale…. Dal latino “dies natalis”: giorno della nascita.

Chiediamoci innanzitutto: che cos’è il Natale per noi ? Forse prima d’ora non lo avevamo mai fatto, e per consuetudine abbiamo accettato ciò che ci è stato detto a riguardo.

Natale per molti di noi è sinonimo di calore umano, famiglia, regali.

Ma ci sono persone, appartenenti a religioni che non festeggiano la nascita di Cristo, per cui questa giornata non significa niente: secondo uno studio della Simon Fraser University della British Columbia, in Canada, pubblicato sul Journal of Experimental Social Psychology, per loro il periodo natalizio è sinonimo di depressione e senso di isolamento.

In Italia il numero di stranieri è sempre più alto e, di conseguenza, lo è quello delle famiglie che non condividono con il resto della comunità questa tradizione legata al cristianesimo.

Lo psicologo sociale Michael Schmitt, che ha condotto lo studio, spiega che la presenza di alberi di Natale nelle piazze delle città o negli edifici provoca in chi non festeggia un profondo senso di tristezza.

Veniamo alle origini di questa Festa.

La maggior parte delle persone pensa che il “Natale” sia la festa che secondo la tradizione religiosa cristiana si celebra il 25 dicembre e commemora la nascita di Gesù Cristo.

Pochi sanno che circa la data di quest’evento gli storici non hanno mai saputo fornire elementi certi. L’Enciclopedia Italiana Treccani 1949, Sansoni, vol. XXIV, pag 299, afferma: “I Padri dei primi secoli non sembrano aver conosciuto una festa della natività di Gesù Cristo”

La festa del 25 dicembre sarebbe stata istituita per contrapporre una celebrazione cristiana a quella mithraica del dies natalis Solis Invicti (giorno natalizio dell’invincibile Sole). La festa pagana del solstizio d’inverno era una ricorrenza importante per gli antichi romani, che in quel giorno celebravano la festa del dio Sole. Durante queste feste che andavano dal 17 al 21 di dicembre (“I Saturnali”) e la festa vera e propria del Sol Invictus del 25, il cui culto era stato introdotto dall’imperatore Aureliano, si usavano i simboli dell’eterna giovinezza di Dioniso: mirto, lauro, edera… Il greco Dioniso veniva considerato come il divino bambino nato in maniera miracolosa da una vergine celeste.

Dioniso era stato latinizzato col nome di Mithra di cui in oriente si celebrava la festa la sera del 24 dicembre. Era il dio iraniano dei misteri, il dio solare dell’amicizia e dell’ordine cosmico, nato dalla pietra e portatore della nuova luce “Genitor luminis”.

In quella sera i fedeli a questo dio accendevano dei fuochi per aiutare il sole a salire più in alto sopra l’orizzonte.

La chiesa cristiana scelse la data del 25 dicembre come giorno di nascita di Cristo semplicemente per cristianizzare una festa pagana molto sentita dalle masse popolari. E così l’imperatore Costantino (280-337) riunì il culto del sole, di cui egli era il figlio protetto, e il culto al dio Mithra con il cristianesimo.

È sotto il suo regno che appare la festa del Natale. Si menziona per la prima volta tale festa cristiana al 25 di dicembre in un calendario liturgico romano del 354. Tuttavia la celebrazione del Natale è già attestata a Roma intorno al 336, dopo che la festa più antica dell’Epifania (manifestazione) era stata trapiantata dall’Oriente in Occidente. Da Roma il Natale si diffonde in Africa, in Spagna e nel Nord Italia.

Giovanni Crisostomo ne attesta la celebrazione ad Antiochia come festa separata dall’Epifania. Ma è solo sotto l’imperatore Giustiniano (527- 565 d.C.) che il Natale viene riconosciuto come festa legale per l’Occidente.

A tale tradizione quindi la celebrazione del Natale ha voluto collegarsi per indicare l’avvento della Luce del Mondo, che giunge a squarciare le Tenebre. È il Bambino, che venendo al mondo, inaugura una nuova vita, e porta la Luce a tutti gli uomini. Questa è la storia del Natale, che condizionata negli anni successivi da numerose leggende ha fatto quasi perdere di vista il “vero” significato del Natale, come “giorno della nascita”.  

Al di la del significato religioso, che si va forse un pò perdendo, lasciando spazio a un mero scambio di doni, alle interminabili ore passate a tavola, ai presepi, agli alberi pieni di addobbi, rimane comunque una senzazione forte legata al Natale che io definirei “senso di attesa”.

Ogni anno, credenti e non devono, talvolta loro malgrado, fare i conti con questo Evento.

È difficile non farsi coinvolgere, soprattutto se si hanno dei bambini. Insomma è difficile sfuggire a questa atmosfera melensa che amplifica lo stato d’animo delle persone, per cui se stai bene e sei sereno il Natale ti fa sentire ancora meglio, ma se ti senti triste, sei solo o ti senti tale i giorni di festa (degli altri) sembrano un agonia interminabile.

Allora qual è la magia del Natale, se c’è? Perchè non riusciamo a sfuggire, a non farci coinvolgere da questo rito?

Forse perchè in ognuno di noi c’è ancora un bambino a cui è stata fatta una promessa, ma purtroppo si sa, le promesse non sempre vengono mantenute… e quando la festa finisce, le luci si spengono, a molti rimane uno strano senso di malinconia e di insoddisfazione, altri si sentono sollevati, finalmente è finito il supplizio, e la vita continua, scandita da eventi che che periodicamente si ripetono…

E viene da chiedersi:  “Ma è tutto qui?”  Ognuno ha dentro di se la propria risposta.  La mia? Cercare il significato della Vita, del Natale ogni giorno dell’anno, provando a vivere a pieno tutte le emozioni che la Vita ci dona.

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