Quella che vi sto per raccontare, è sicuramente una notizia destinata a creare scalpore. Una scelta nuziale insolita e un po’ macabra allo stesso tempo, che dubito vi potrà lasciare indifferenti. Sicuramente i gusti personali sulla scelta del servizio fotografico perfetto per il proprio matrimonio vanno rispettati, ma optare per una cassa da morto a me sembra decisamente eccessivo.

Ho visto scatti insoliti e romantici ambientati in campagna, al mare, in montagna, al lago, in città… praticamente ovunque. Fotografie che rimandano ad ambienti bucolici, lussuosi, vintage, semplici e chi più ne ha, più ne metta. Ma una bara scelta come protagonista del set fotografico nuziale ammetto che mi ha colta alla sprovvista.

Vi state chiedendo da cosa possa essere nata questa insolita scelta? È presto detto: dal fatto che entrambi gli sposi lavorano in ambito funerario. Jenny Tay, infatti, è la titolare di un’importante ditta di onoranze funebri nipponica nella quale il marito, Darren Chen, si occupa di business development. Ma anche il padre di lei, Roland Tay, si occupa di funerali ponendo particolare attenzione alle vittime degli omicidi povere e bisognose.

Fonte: Web
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Il trascorso lavorativo comune, quindi, ha ispirato la coppia di Singapore che ha deciso di farsi ritrarre seduta e distesa all’interno di una cassa da morto il giorno della cerimonia nuziale. Queste le parole con cui Jenny Tay si è rivolta ai giornalisti nipponici:

Le foto di matrimonio vengono scattate in luoghi che hanno un forte significato per la coppia. Il lavoro è una parte importate della nostra vita, quindi abbiamo optato per delle foto che lo evocassero. La morte, inoltre, è un aspetto fondamentale dell’esistenza ed è importante parlarne. Speriamo di aver contribuito a sfatare questo tabù: la società asiatica, infatti, spesso ritrae negativamente il decesso di una persona. Noi, con questo servizio fotografico, intendiamo ribaltare la percezione delle persone.

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Per realizzare l’insolito servizio fotografo gli sposi si sono rivolti al noto fotografo nipponico Joel Lim che ha studiato una possibile (ed adeguata) ambientazione per ben tre mesi. Ha valutato nel dettaglio le luci migliori, i contrasti e i colori più indicati per poter ottenere degli scatti intensi e di buon guasto non troppo eccessivi.

Il rischio di cadere nel macabro o nella mera spettacolarizzazione pubblicitaria, infatti, era molto forte. E il risultato ha suscitato grande scalpore nel web. Nei social, infatti, non sono mancate certamente le critiche, ma anche gli apprezzamenti.

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L’insolita scelta fotografica è stata sostenuta anche dai genitori degli sposi, sebbene inizialmente restii ad un simile set fotografico. Stando ai loro commenti, infatti, il contatto quotidiano con la morte spinge ad apprezzare ancora di più la vita. La scelta del “finché morte non ci separi” acquista un senso diverso, più profondo. E la provocazione apparente di queste foto, in realtà lascia spazio a delle riflessioni più profonde ed intime.

Io continuo a restare perplessa davanti a tutto questo (pur riconoscendo il valore artistico degli scatti). E voi? Vorreste un servizio fotografico come questo per il giorno del vostro matrimonio?

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