Mi chiamavano Bridget Jones. Non tanto perché sono bionda e un po’ paffutella, quanto per il mio essere maldestra sempre e comunque.

Avrete anche voi un’amica che qualsiasi passo faccia ne combina una sbagliata. Vi faccio qualche esempio: il cono gelato non posso mangiarlo perché la pallina mi cade sempre inesorabilmente per terra, quando bevo il caffè mi macchio la maglietta, dimentico la mia borsa in ogni dove e le chiavi di casa con me giocano a nascondino (Un po’ come Jennifer Aniston nel film “E alla fine arriva Polly”, avete presente?) e quando parlo con uno sconosciuto faccio sempre qualche gaffe…

Un po’ sono distratta, è vero, ma un po’ è la sfortuna che mi perseguita e si prende gioco di me, come la nuvoletta di Fantozzi. Chiaramente anche i miei ormoni decidono di fare sempre di testa loro. Capita a tutte per esempio di organizzare una gita fuoriporta senza osservare alla perfezione il calendario, dimenticandosi di fare i conti con il lato più femminile del mese.

Il problema delle mestruazioni lo conosciamo tutte, soprattutto quando si è fuori casa. Mi sono spesso chiesta perché non potessero inventare qualcosa di più discreto, di meno ingombrante e soprattutto meno imbarazzante nel momento in cui bisogna gettare gli assorbenti nel cestino.

Finalmente qualcuno ha ascoltato le mie preghiere. Ma partiamo con ordine. Era il nostro primissimo week-end fuoriporta con il mio fidanzato.

Avevamo scelto un piccolo chalet in una località turistica di montagna, non tanto perché amavamo sciare, ma perché ci piaceva l’idea di staccare totalmente con la quotidianità, respirare a pieni polmoni aria fresca e pulita e concederci un bicchiere di vino in più a pranzo o a cena, gustando specialità locali.

Un week-end dalle mille aspettative. Inutile raccontarvi quanto mi è costata in termini di tempo (e portafogli) la preparazione a quella fuga romantica. Ma come detto all’inizio, io non so cosa ho fatto di male nella vita precedente, affinché il karma mi punisca sempre in modo bizzarro. Mi sveglio un’ora prima del solito, mi trucco quel poco da sistemare il mio giallo colore dell’epidermide e attendo il suo arrivo.

Salgo in macchina, non senza una goffaggine per via dei mille e mille strati di vestiti che indosso e inizia il nostro primo viaggio. Appena usciti dall’autostrada, un crampo alla pancia. Ok l’agitazione, ma mi sembra un po’ eccessivo. Non sto nemmeno a raccontarvi come l’ho intuito: noi donne sappiamo riconoscere quel dolore.

Eccole. Puntuali come un brufolo la notte prima di una festa importante. Imbarazzata, chiedo a lui se si può fermare al primo bar che trova sulla strada. Ovviamente lui ride e mi ricorda che siamo appena usciti dall’autostrada, dove forse trovare un autogrill sarebbe stato più comodo.

Mantengo la calma per non rovinare tutto e, dopo qualche chilometro e curva di troppo, troviamo un piccolo bar, tipico della zona, che già di mattina odorava di porri, soffritto e stufato.

Cambiarsi in quel bagno sembrava impossibile: era strettissimo ed era sprovvisto del cestino. E ora come faccio?! Il cestino comune era fuori dalla porta principale del bagno, sarei dovuta uscire nell’imbarazzo più totale… SAREI, già, ma non è accaduto.

Fortunatamente avevo con me il nuovo assorbente igienico Rolla.Pressa.Via. di Nuvenia. Me l’ha consigliato un’amica costretta a condividere quotidianamente il bagno con colleghi uomini. Dopo aver visto come funzionava a questo link http://www.youtube.com/watch?v=v4vOki_hURI, ho capito che non potevo farne a meno.

La differenza dagli altri assorbenti è sostanziale, proprio quello che a noi donne serviva.

1. Rotolo l’assorbente utilizzato nel suo packaging

2. Presso le estremità per sigillare al meglio

3. E via… lo butto! (Nessuno si accorgerà che stiamo buttando un assorbente igienico)

Esco in tutta tranquillità, butto l’assorbente e corro verso il mio uomo per un caffè. In quei giorni, più che mai, avrei avuto bisogno di coccole. Per altre informazioni vi rimando alle pagine social di Facebook e Twitter.

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