Christa Wolf: quando scrivere è politica
Senza dubbio un'artista affascinante, controversa, ambigua e poliedrica. Christa Wolf ha dedicato una vita alla letteratura ed alla politica, subendo anche le conseguenze più nefaste alle quali un'ideologia estrema può condurre.

I SERVIZI SEGRETI – I servizi segreti tedeschi non erano poi tanto segreti. Agivano di nascosto per cercare i “nemici della nazione e del popolo”, ma facevano capo ad un’istituzione ben nota a tutti quanti, il Minister für Staatssicherheit, il Ministero per la Sicurezza di Stato, conosciuto con l’acronimo Stasi. Quest’istituzione si avvaleva di collaboratori informali, che per dedizione al partito o per costrizione, avevano il compito di spiare le persone. Per 5 anni, dal 1954 al 1959 Christa Wolf ha avuto alle calcagna degli agenti segreti che avevano il compito di valutare se la “compagna” Wolf sarebbe stata in grado di essere una collaboratrice segreta in grado di denunciare alla Stasi i suoi colleghi di partito non allineati. Dopo questa fase di studio, nel 1959 comincia la sua collaborazione per la Stasi. In realtà sono avvenuti pochi incontri (per l’esattezza tre) tra lei e i funzionari dello Stato, durante i quali lei non ha mai denunciato nessuno dei suoi colleghi.
CHE COSA RESTA – Negli anni ’60 per Christa Wolf ha inizio la sua fase da lei stessa chiamata Ernüchterung, il disincanto. L’artista si rende conto che la Germania dell’Est ha molte pecche, che forse si era immersa fino al collo in un’ideologia che poi tanto differente dal nazismo non era. Però non lascia la DDR. Per lei l’Occidente è il Vietnam, il Cile, il Sudafrica. Era convinta che con un po’ d’impegno la situazione potesse ancora migliorare e poter dunque raggiungere il paradiso in terra che i socialisti tanto decantavano. Sono gli anni di romanzi più consapevoli rispetto al passato, come ad esempio “Riflessioni su Christa T.“,  “Trama d’infanzia” e “Il cielo diviso“, opere con le quali ha dimostrato di capire bene il disagio della società. Nel frattempo la Stasi la sorvegliava, notte e giorno, senza nemmeno curarsi del fatto che lei se ne fosse accorta. In “Che cosa resta” (titolo originale Was bleibt), un romanzo scritto nel 1979 (anno che coincide col suo distacco dalla politica), rielaborato nel 1989 e infine pubblicato nel 1990, la Wolf usando il monologo, racconta la sue giornate-tipo da spiata. Dei discorsi telefonici criptati, della macchina parcheggiata di fronte la sua finestra, degli individui che la seguono fin dentro il supermercato, della posta visibilmente aperta, dei segni di effrazione della serratura. Ma nonostante tutto ciò, la Wolf crede ancora nel socialismo.
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