La piccola Georgie, Mila e Shiro, City Hunter & Company sono cartoni animati che ci hanno tenuto compagnia negli anni ’80/’90.

Ma se la legge televisiva italiana per quanto riguarda la protezione dei minori è fiscale sul nudo, (oppure era, perchè diciamola tutte, le chiappe delle veline all’ora di cena o le parolacce di Jersey Shore e soci son molto più forti di un paio di tette disegnate)  questi cartoni, tutti made in Japan, prevedono spesso scene di nudo o di sesso.

La sessualità in giappone è infatti un argomento molto diffuso e viene affrontato senza malizia, a differenza del mondo occidentale.

Sono tanti i luoghi comuni ricchi d’idee sbagliate per quanto riguarda il sesso nipponico.

La geisha per esempio non è una prostituta ma una donna colta, con doti musicali e oratorie, che si rende disponibile per un’interazione non-sessuale con i suoi clienti.

Essere geisha è un onore e non un’offesa come viene percepito nella nostra mentalità.

Questo tipo di donna realizza i ruoli sociali vietati alle donne comuni.

Successivamente, una geisha può anche avere un “mecenate” con il quale ha goduto d’un’intimità sessuale, ma non è obbligata.

La distorsione della realtà delle cose nasce dopo che semplici prostitute si offrivano ai militari americani definendosi geishe.

Il Giappone è sicuramente famoso per essere un’industria del sesso: saloni dell’amore, love hotel (che nulla hanno a che fare con i nostri squallidi motel), karaoke erotici e altri divertimenti.

Il tutto viene però affrontato con grande naturalezza.

Chi sta dunque dalla parte sbagliata?! Noi che urliamo allo scandalo, o chi vive con grande naturalezza l’arte di amarsi e mostrarsi per quello che si è?

(Credereste mai ad una Georgie così hot?!)

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