La percezione del tempo cambia da persona a persona? E cambia in base a determinate condizioni? Oppure in base a una fase della vita?

Esistono nel fenomeno diverse variabili a carattere psicologico: ognuno di noi ha un orologio interiore, ma il ritmo a cui questo orologio si muove può essere più lento o più veloce rispetto al tempo assoluto. O meglio, più lenta o veloce ne è la percezione, una forma di mancata consapevolezza.

Da cosa dipende la percezione del tempo?

Percezione del tempo
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Psychology Today enumera I fattori che influiscono sulla percezione del tempo, ovvero:

  • la noia. Quando si aspetta qualcosa oppure si sta vivendo un momento che ci annoia (come una riunione o una lezione che ci interessa poco), il tempo sembra dilatarsi;
  • l’impulsività. Chi ha un carattere impulsivo potrebbe “correre” a un ritmo più veloce rispetto al mondo che lo circonda, soprattutto nell’attesa di un riscontro alle proprie azioni;
  • l’emozione. Quando si sta bene, si è sereni o addirittura felici, il tempo sembra volare, mentre quando si è tristi o ansiosi (nel senso più ampio del termine, non in senso patologico) invece l’orologio sembra quasi fermarsi;
  • il desiderio. Se si ha un desiderio che non si vede l’ora di soddisfare, il tempo appare chiaramente più lento;
  • l’invecchiamento. I bambini percepiscono il tempo come infinito, mentre per gli adulti sembra trascorrere più in fretta, soprattutto a causa della routine e dell’assenza di nuove esperienze.

In sintesi – si legge ancora – la disfunzione del nostro ‘orologio interiore’ porta a una maggiore attenzione al presente e a una sopravvalutazione del tempo. Il tempo può essere distorto per apparire più breve o più lungo di quanto non sia in realtà. Ad esempio, la presenza di negozi e ristoranti all’interno di un aeroporto fornisce distrazione durante il nostro periodo di attesa e rende l’attesa più piacevole. Prestare attenzione all’attività in corso invece di monitorare il passare del tempo rende anche il tempo più veloce. Questo spiega perché leggere un libro su un lungo volo può far sembrare il viaggio relativamente veloce. Ma quando prestiamo attenzione al tempo, sembra passare lentamente.

Come cambia la percezione del tempo nel corso della vita

Dicevamo: mano a mano che si invecchia la percezione del tempo diventa sempre più impalpabile. Il professor Adrian Bejan del Mit, come si racconta sul sito di Harvard, ha studiato il fenomeno in base alla fisica dell’elaborazione del segnale neurale. Secondo Bejan, quando invecchiamo,

le dimensioni e la complessità delle reti di neuroni nel nostro cervello aumentano: i segnali elettrici devono percorrere distanze maggiori e quindi l’elaborazione del segnale richiede più tempo. Inoltre l’invecchiamento fa sì che i nostri nervi accumulino danni che forniscono resistenza al flusso di segnali elettrici, rallentando ulteriormente i tempi di elaborazione.

In pratica, Bejan usa una similitudine cinematografica: quando invecchiamo, è come se stessimo di fronte allo schermo di un cinema e percepissimo solo alcuni fotogrammi al secondo, mentre da giovani riusciamo a percepirli tutti. Naturalmente ci potrebbero essere anche altre spiegazioni: non sono tanti gli studi sull’argomento, ma si spera che in futuro ce ne saranno di più.

È possibile modificare il modo in cui percepiamo il tempo?

Percezione del tempo
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Il segreto, secondo il dottor David Hamilton, è appunto riempire le proprie giornate di nuove esperienze, come per esempio provare a cucinare o a mangiare un piatto nuovo, effettuare un percorso, a piedi o in macchina, diverso dal solito, imparare una nuova lingua o un nuovo ballo.

La novità – chiarisce Hamilton – provoca anche la neurogenesi nel cervello, la nascita di nuove cellule cerebrali. Mentre altre persone perdono cellule cerebrali ogni giorno, la neurogenesi può in qualche modo contrastare l’effetto, formando riccamente nuove strutture per conservare i nuovi ricordi.

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