Come politici e aziende usano l’agnotologia per “fregarci”
C'è una scienza che studia il modo in cui aziende e potenti ci vogliono ignoranti: si chiama agnotologia e conoscerla potrebbe essere fondamentale per proteggerci.
C'è una scienza che studia il modo in cui aziende e potenti ci vogliono ignoranti: si chiama agnotologia e conoscerla potrebbe essere fondamentale per proteggerci.
Secondo l’agnotologia, la risposta potrebbe essere quella meno piacevole. Questa scienza, infatti, studia il modo in cui potenti, aziende e politici diffondono deliberatamente l’ignoranza per tutelare i propri interessi, spesso senza che noi ce ne accorgiamo.
L’agnotologia è la scienza che studia gli atti intenzionali per diffondere confusione e inganno, compiuti di solito per vendere un prodotto o indirizzare i favori del pubblico. In particolare, questa scienza analizza i meccanismi cognitivi che portano alla formazione del dubbio e dell’ignoranza nella popolazione e i metodi che vengono utilizzati da lobby e gruppi di pressione quando scoperte e rivelazioni scientifiche minacciano i loro interessi.
Il termine deriva da agnosis, la parola greca neoclassica per ignoranza o “non sapere”, e ontologia, il ramo della metafisica che si occupa della natura dell’essere, ed è stato utilizzato per la prima volta nel 1995 dal linguista Iain Boal e da Robert Proctor, docente di Storia della Scienza all’Università di Stanford e autore di Agnotology: The Making and Unmaking of Ignorance, in una serie di pubblicazioni sui risultati della ricerca svolta sul tema della creazione calcolata e premeditata dell’ignoranza focalizzata sulle pratiche utilizzate dalle aziende produttrici di tabacco per diffondere dubbi e confusione sul fatto che il fumo causasse (o meno) il cancro.
L’ignoranza non è solo ciò che non è ancora noto, è anche uno stratagemma politico, una creazione deliberata da parte di potenti agenti che vogliono che tu non sappia.
Così scriveva Proctor in un memo del 1969. Secondo il ricercatore, l’ignoranza si diffonde in primo luogo quando molte persone non comprendono un concetto o un fatto e, in secondo luogo, quando gruppi portatori di un particolare interesse, come un’impresa commerciale o un gruppo politico, agiscono deliberatamente per creare confusione su un problema.
Nel caso dell’ignoranza sul tabacco e sul cambiamento climatico, una società scientificamente analfabeta sarà probabilmente più suscettibile alle tattiche utilizzate da coloro che desiderano confondere e offuscare la verità.
Nel caso del cambiamento climatico, ad esempio, ha spiegato Proctor,
la lotta non riguarda solo l’esistenza del cambiamento climatico, ma anche se Dio ha creato la Terra perché possiamo sfruttarla, se il governo ha il diritto di regolamentare l’industria, se gli ambientalisti dovrebbero avere il potere e così via. Non si tratta solo di fatti, si tratta di ciò che si immagina fluisca da e in tali fatti.
Uno dei modi attraverso cui può essere propagata è il pretesto di un dibattito equilibrato. L’idea diffusa che ci saranno sempre due punti di vista opposti non sempre si traduce in una conclusione razionale. Questo equilibrio forzato è quello che ha permesso agli uomini delle sigarette – e che permette a chi oggi nega il global warming – di affermare che ci sono due lati in ogni storia, che “gli esperti non sono d’accordo”, creando un’immagine falsa della verità e alimentando l’ignoranza.
Un esempio? Molti degli studi che collegano gli agenti cancerogeni nel tabacco sono stati condotti inizialmente sui topi e l’industria del tabacco ha risposto affermando che gli studi sui topi non significavano che le persone fossero a rischio, nonostante i comprovati effetti negativi sulla salute di molti fumatori.
L’agnotologia altro non è che una manipolazione, che sfrutta deliberatamente la vulnerabilità della natura umana per diffondere dubbi e illazioni, contribuendo di fatto all’aumento dell’ignoranza, ed è particolarmente pericolosa perché si appoggia su quello che le persone non sanno o non possono conoscere.
L’ignoranza può essere nativa – se è semplicemente dovuta a mancanza o incompletezza di conoscenze – o selettiva, quando è il frutto di una scelta volontaria di non approfondire un determinato argomento: in questi casi, non è necessariamente negativa. Il problema nasce quando l’ignoranza è il risultato di un piano deliberato.
Per alcune realtà (istituzioni, aziende, gruppi politici) la conoscenza non è solo potere, ma è pericolosa: per questo, è necessario fabbricare, attraverso veri e propri stratagemmi e intrighi di potere, l’ignoranza collettiva, che è il frutto non di un’azione inconsapevole ma programmatica, della quale gli ideatori – che conoscono alcuni fatti ma non vogliono che vengano diffusi – sono pienamente consci.
Proprio perché fa leva su quello che non sappiamo o di cui non possiamo essere certi – tutti sanno che il fumo fa male, ma chi di noi ha in mano le prove? – e per cui dobbiamo fare un atto di fiducia affidandoci a chi è più esperto di noi, contrastare l’agnotologia è molto difficile.
Non possiamo sapere tutto e l’ignoranza è una parte ineluttabile delle nostre esistenze. Nella società dell’informazione, però, la sensazione è quella di poter avere ogni conoscenza a portata di mano, esponendoci ancora di più al rischio che quello che sappiamo venga manipolato per spingerci a conoscere meno, invece che di più.
Coltivare quotidianamente il dubbio, saper selezionare le fonti, interrogarsi su quale interesse muove certe azioni o affermazioni (soprattutto se si tratta di gruppi di potere che hanno obiettivi economici o politici) è l’unica chiave per provare – senza garanzia di riuscirci – a proteggersi.
Curiosa, polemica, femminista. Leggo sempre, scrivo tanto, parlo troppo. Amo la storia, il potere delle parole, i Gender Studies, gli aerei e la pizza.
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