Dopo due anni di mascherine, saluti col gomito e cenni a distanza con la testa, era di un film come Licorice Pizza di cui avevamo bisogno. Ai titoli di coda, dopo due ore di sorrisi – che sono sorrisoni – e corse a perdifiato, che solo accidentalmente rievocano quelle di celebri antecedenti francesi, se ne ha la certezza più perfetta.

Già, perché il colpo di fulmine tra il quindicenne Gary Valentine e la venticinquenne Alana, che paiono strizzare l’occhio al diciottenne Harold e la quasi ottantenne Maude (in quel capolavoro che è Harold e Maude, di Hal Ashby, del 1971), serve a mostrare al mondo non solo e non tanto il miracolo del loro amore giovanile, ma la loro sregolata passione per la vita.

Roba da fricchettoni e figli dei fiori, rimasti agli anni Settanta? Il ritorno d’interesse per i vinili, quelle pizze color liquirizia suggerite dal titolo, fa ben sperare che un pizzico di attaccamento per l’esistenza, nel senso più reale, torni presto ad affacciarsi anche dalle nostre parti e per la nostra generazione, nata con la crisi petrolifera e morta nell’artificio del decennio successivo; anche senza corroboranti lisergici.

Licorice Pizza
Alana Haim e Cooper Hoffman in “Licorice Pizza” (Courtesy Press Office)

Perché vedere Licorice Pizza

Nono film di Paul Thomas Anderson, girato su pellicola 35 mm ricca e sgranata, Licorice Pizza è un inno alla leggerezza da cui difficilmente si potrà resistere: lontani dalla cupezza di Magnolia (del 1999), nella Los Angeles degli anni ’70, mirabilmente ricostruita grazie al lavoro di Mark Bridges (costumista collaboratore di sempre di Anderson) e della scenografa Florencia Martin (che per Anderson ha curato anche i video musicali delle Haim), c’è un’innocenza scanzonata che culla con un moto ingenuo di tenerezza.

Il regista ripercorre i luoghi della propria giovinezza, quella San Fernando Valley dove ha ambientato gran parte della sua produzione cinematografica, e pare concedersi il lusso di correre a briglie sciolte come i suoi due incantevoli protagonisti, interpretati da Alana Haim e Cooper Hoffman, alla loro prima esperienza davanti alla macchina da presa; una California che si può ancora sognare come meta di creatività ambiziose malgrado lo spettro della recessione incomba. Non è un caso che l’anno sia quel ’73 della crisi petrolifera che interruppe il ciclo di sviluppo economico che aveva caratterizzato l’Occidente nei decenni precedenti.

Niente morte, nessuno struggimento: Anderson torna a ricordarci, come aveva fatto anche nel delizioso Punch-Drunk Love (tradotto col misero Ubriaco d’amore, del 2002) che gli era valso il premio per la regia alla 55esima edizione del Festival di Cannes, che l’amore può essere raccontato anche in maniera stralunata e del tutto credibile, almeno per il tempo di un film.

Tra citazioni cinematografiche e battute esilaranti, sulle note di alcuni dei brani più famosi di quegli anni, si trascorreranno così 133 minuti di puro godimento: quel grande cinema che – come poco altro – sa far dimenticare il mondo intero fuori dalla sala.

Licorice Pizza
Cooper Hoffman e Alicia Haim in “Licorice Pizza” (Courtesy Press Office)

Scheda del film

Licorice Pizza racconta dell’innamoramento di Alana e Gary: un amore che cresce, correndo, per le strade della San Fernando Valley, in California, nel 1973.

Il regista Paul Thomas Anderson ha voluto gli esordienti Alana Haim (chitarrista delle Haim, band indie-rock per cui Anderson ha realizzato diversi videoclip) e Cooper Hoffman (figlio di Philip Seymour Hoffman, attore feticcio di Anderson, col quale ha girato 5 film prima del suicidio) accanto a una sequela di star che si è prestata in cameo memorabili, Sean Penn, Bradley Cooper, Tom Waits e Benny Safdie.

Licorice Pizza prende il nome da una famosa catena di negozi di dischi che esisteva alla fine degli anni ’70 nella California meridionale: è anche un’espressione gergale per intendere i 33 giri in vinile, che hanno l’aspetto di una liquirizia nera lucida e le dimensioni di una piccola pizza.

La colonna sonora, d’altronde, è una dei protagonisti del film: composta da Jonny Greenwood, chitarrista dei Radiohead, e curata dal regista Paul Thomas Anderson, contiene 20 tracce, tra cui l’inedito “Licorice Pizza”, suonato dallo stesso Jonny Greenwood. Include brani di David Bowie, Nina Simone e Paul McCartney, Wings, Donovan, Sonny & Cher, Gordon Lightfoot e molti altri.

L’uscita del lungometraggio, candidato a tre premi Oscar (per il miglior film, per il miglior regista e la migliore sceneggiatura originale), è prevista in Italia il 17 marzo 2022, distribuito da Eagle Pictures.

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