"House of Gucci": cosa funziona e cosa no nel film con Lady Gaga, odiato dai Gucci

Arriva in Italia il nuovo film di Ridley Scott, ispirato alla storia vera dell'omicidio di Maurizio Gucci per cui è stata condannata come mandante la ex moglie, Patrizia Reggiani: successo al botteghino negli Usa e polemiche a non finire per un prodotto che vive di espedienti e cliché.

House of Gucci di Ridley Scott, protagonisti Lady Gaga e Adam Driver, potrà piacere o meno, ma ha avuto senza dubbio un merito: far trovare d’accordo quel che resta della dinastia fiorentina. Non c’è uno dei superstiti, Patrizia Reggiani compresa, che abbia accolto con favore la trasposizione cinematografica dell’omicidio di Maurizio Gucci, ordinato – secondo i giudici – dall’ex moglie.

Reggiani, condannata nel 1998 a 29 anni di reclusione e scarcerata nel 2014 per buona condotta, si è detta molto infastidita per non essere stata contattata da Lady Gaga prima di interpretarla sul grande schermo; Patricia Gucci, figlia di Aldo Gucci (interpretato da Al Pacino), è indignata per come sono stati ritratti suo padre e suo fratello Paolo (Jared Leto nel film); gli eredi, in una lettera pubblicata dall’Ansa, si sono detti sconcertati per “i toni indulgenti nei confronti di una donna che, definitivamente condannata per essere stata la mandante dell’omicidio di Maurizio Gucci, viene dipinta non solo nel film, ma anche nelle dichiarazioni dei membri del cast, come una vittima che cercava di sopravvivere in una cultura aziendale maschile e maschilista“.

A ben guardare, a uscir bene dal film di Ridley Scott è l’interpretazione di Lady Gaga (che da più parti già si dice in odor di Oscar) più che Patrizia Reggiani, raffigurata non solo come la mandante dell’assassinio, ma come la giovane bella e ambiziosa, di umili origini, che utilizza le sue capacità seduttive per manipolare il rampollo di buona famiglia. Se non che, come spesso accade alle procaci ragazzotte di provincia, il palesarsi di una rivale, di maggior grazia e minore età, farà veleggiare verso nuovi lidi lo stanco consorte. Insomma, dai tempi di Eva e della sua mela, è sempre Adam (-o) la vittima sacrificale, anche quando tradisce chiunque gli stia accanto, fosse pure l’intera dinastia.

Adam Driver e Lady Gaga in House of Gucci (Photo by Fabio Lovino – Courtesy of Metro Goldwyn Mayer Pictures)

Perché vedere House of Gucci

È stato difficile per me vedere l’humor e il camp in qualcosa che è stato così sanguinario. Nella realtà, nulla di tutto ciò è stato camp. È stato a volte assurdo, ma alla fine si può definire solo tragico. Eppure, grazie alle ottime interpretazioni di Gaga e Driver, la recitazione potente ed eccessiva del cast, i costumi impeccabili, i set straordinari e la splendida fotografia, sospetto che il film sarà un successo. Spruzza il nome Gucci sulle cose e quelle, di solito, vendono“, il giudizio (riportato in un lungo articolo su Airmail.news) non è di un critico cinematografico, ma di qualcuno che di Gucci e di film ne sa parecchio: Tom Ford, infatti, assunto presso la maison fiorentina nel 1990, di Gucci è stato direttore creativo per 10 anni (dal 1994 al 2004) e ha all’attivo due lungometraggi, come regista, sceneggiatore e produttore, i bellissimi A single man (del 2009, che è valso una Coppa Volpi al protagonista, Colin Firth) e Animali notturni (Gran premio della giuria a Venezia, nel 2016).

Lettura tranchant e del tutto condivisibile: le due ore e mezza confezionate da Scott sono caotiche, esagerate, visivamente appaganti ma tragicamente vuote, soverchiate da una colonna sonora invasiva e troppo poco tagliate al montaggio. Al Pacino è un po’ Michael Corleone, appena uscito dal set de Il padrino, un po’ Tony Montana di Scarface; Jared Leto, che gigioneggia col suo accento italiano e i vari “gelato al cioccolato”, sembra un Alessandro Michele, l’attuale stilista di Gucci, che non ce l’ha fatta.

E poi, non ce ne voglia il grande Arthur Max, scenografo collaboratore storico di Ridley Scott, ineccepibile nei lussuosi interni, ma il Quartiere Coppedè, riconoscibilissimo per un pubblico romano, utilizzato come location milanese stride come una corda di violino rotta.

A conti fatti, non si capisce bene dove Ridley Scott (l’immenso regista a cui si devono capolavori come I duellanti, Alien, Blade Runner, Thelma&Louise) sia voluto andare a parare nell’anno del centenario della fondazione di Gucci, se non a costruire un facile successo al botteghino intorno a Lady Gaga.

Jared Leto, Florence Andrews, Adam Driver, Lady Gaga e Al Pacino in House of Gucci (Courtesy of Metro Goldwyn Mayer Pictures)

Scheda del film con Lady Gaga

Cast all star per House of Gucci: Lady Gaga, Adam Driver, Al Pacino, Jared Leto, Salma Hayek (l’attrice è l’attuale moglie di François-Henri Pinault, presidente e amministratore delegato di Kering, gruppo del lusso proprietario di Gucci) e Jeremy Irons sono i protagonisti del nuovo film di Ridley Scott dedicato alla dinastia Gucci e liberamente tratto dall’omonimo libro di Sara Gay Forden (House of Gucci – Una storia vera di moda, avidità, crimine tradotto in italiano da Garzanti).

House of Gucci. Una storia vera di moda, avidità, crimine

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Girato in Italia, tra Como, Milano, la Toscana, la Valle d’Aosta e Roma, il lungometraggio si ispira alla storia vera dell’omicidio di Maurizio Gucci (Adam Driver). Racconta dell’entrata in famiglia di Patrizia Reggiani (Lady Gaga), che con la sua ambizione incrina i rapporti famigliari e innesca una spirale di tradimenti e vendette.

Ridley Scott si è affidato di nuovo ai suoi collaboratori di sempre, Arthur Max alla scenografia (tre le candidature agli Oscar per lui, per Il gladiatore, American Gangster e The Martian), Janty Yates (un Oscar per Il gladiatore) e Stefano De Nardis ai costumi, Dariusz Wolski alla fotografia e Claire Simpson al montaggio.

Il film è al cinema dal 16 dicembre, distribuito in Italia da Eagles Pictures.

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