"Fortuna": il film ispirato ai bimbi di Caivano e alla loro infanzia tradita

Povertà, scarsa scolarizzazione, assenza di speranza non possono essere giustificazione di un inganno perpetrato nei confronti dei più piccoli, ma non debellarne le cause significa per lo Stato una colpa da cui non può esimersi.

Non solo il tragico caso di una bambina di sei anni, scaraventata dall’ultimo piano del suo palazzo dopo ripetuti abusi, ma l’esegesi di un tradimento. Del desiderio di tutti i bambini di essere amati, tradito dagli adulti. Un desiderio che riaffiora nella mente di chiunque, a tutte le età, in ogni angolo della Terra“: è lo stesso Nicolangelo Gelormini, regista di Fortuna, a spiegare l’intenzione alla base del suo film liberamente ispirato ai tragici fatti avvenuti nel 2014 a Parco Verde di Caivano.

Una pellicola che tratta di pedofilia, certo, ma anche di tradimento e degli escamotage messi in atto dalle vittime per metabolizzare quel tradimento. Vengono in mente i bambini – seminudi e pieni di terrore raccontati da Curzio Malaparte, in quel capolavoro dell’orrore che è La pelle – che “megere dal viso incrostato di belletto” vendono ai soldati marocchini, dimentiche del fatto che a Napoli i bambini sono la sola cosa sacra; come l’Alberto Sordi di Il giudizio universale, di Vittorio De Sica (scritto da Cesare Zavattini), che nel dopoguerra compra bambini dalle famiglie povere per rivenderli a coppie di americani sterili; Rosetta, l’undicenne siciliana costretta dalla madre a prostituirsi in Ladri di bambini, di Gianni Amelio. Storie di miseria che insozza i sentimenti, di uno Stato assente tra gli strati più affamati di cibo e di cultura, di famiglie che troppo spesso, ancora oggi, sono il “covo di tutti i vizi sociali“.

La povertà, la scarsa scolarizzazione, l’assenza di speranza e di prospettive per il futuro non sono e non possono essere giustificazione di un inganno perpetrato nei confronti dei più piccoli, ma non debellare le cause che ne stanno alla base, mantenendo invariate le condizioni di vita all’interno di quartieri dormitorio, unità abitative utilizzate dove la criminalità tiene le fila dei rapporti sociali, da Parco Verde di Caivano agli alloggi popolari di viale Giorgio Morandi, a Tor Sapienza nella periferia est di Roma, dal Nord al Sud del Paese, significa per lo Stato una colpa da cui non può esimersi: la pesante incidenza della povertà fra le famiglie, evidenti fenomeni di disagio sociale, dispersione scolastica e criminalità, la carente manutenzione dei palazzoni e la penuria di servizi essenziali hanno reso troppe aree, gravemente degradate, una terra di nessuno dove gli orchi troppo spesso hanno gioco facile.

Fortuna
Valeria Golino, Cristina Magnotti e Pina Turco in “Fortuna” (Foto di Serena Petricelli)

Perché vedere Fortuna

Il rischio di scadere nella pornografia era davvero dietro l’angolo, visto il tema trattato da Nicolangelo Gelormini nel suo film, invece il regista è riuscito a trovare una chiave poetica e tragica insieme per affrontare l’omicidio e gli abusi subiti dalla bambina di 6 anni scaraventata da una finestra da un vicino di casa.

Gelormini sceglie di presentare le violenze attraverso gli occhi di Fortuna, trasformate in giganti e principesse da salvare, sublimando la stessa realtà in cui vive in una in cui vorrebbe vivere, fatta di affetto e lealtà, di dignità e ordine.

Lo spettatore viene condotto a passi lenti nell’orrore, senza che nulla venga mai mostrato, con un incedere che potrebbe essere quello di un film horror, con orchi di cui non si vedono mai le fattezze e filastrocche che martellano, lasciando intendere il pericolo incombente: una pellicola tutta giocata sui contrasti tra la prima parte e la seconda, tra i colori vividi del primo atto e quelli polverosi, sudici, del secondo, tra gli abiti stirati, borghesi di Gina e quelli volgari e rammendati di Rita, i due ruoli che si scambiano le due attrici, Valeria Golino e Pina Turco, in un continuo rimbalzo tra il paradiso e l’inferno, tra la realtà e la sua trasfigurazione.

Gelormini riesce così a tenersi lontano dal voyeurismo e a vendicare Fortuna – e con lei tutta l’infanzia tradita – rendendola un personaggio eterno “che affronta ogni giorno il suo mostro senza morire mai. L’ha trasformata in un sogno e l’ha condotta su una stella inventata appositamente per lei, per illuminare gli occhi dello spettatore e placare il mio cuore“. Difficilmente si uscirà rinfrancati dal cinema, ma il film resta un’opera necessaria, forte della sincerità che lo muove.

Scheda del film

Scritto, diretto e montato da Nicolangelo Gelormini, Fortuna è liberamente ispirato ai fatti avvenuti al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli, una delle piazze di spaccio più grandi d’Europa.

In uno degli isolati, il 24 giugno 2014, è stato trovato il corpo di Fortuna Loffredo, una bambina di 6 anni precipitata dall’ottavo piano del palazzo dove abitava. Le indagini della procura di Napoli Nord portarono all’arresto di Raimondo Caputo, un vicino di casa accusato di continui atti di violenza e pedofilia nei confronti della bambina, nonché del suo omicidio.

Un anno prima, il 27 giugno 2013, un altro bambino di quattro anni, Antonio Giglio, era caduto dal balcone di casa sua al settimo piano, nello stesso palazzo di Fortuna. La madre di Antonio, Marianna Fabozzi, era la compagna di Raimondo Caputo, accusato anche di violenze sessuali nei confronti di una figlia della stessa Fabozzi.

Il film di Gelormini, che ha ottenuto il patrocinio di Save the Children, parte da questi fatti di cronaca per raccontante di Nancy, una bambina timida, chiusa da qualche tempo in un silenzio che allarma sua madre. A tentare di aiutarla c’è Gina, una psicologa dell’Asl: non si riconosce, infatti, nel nome con cui gli adulti la chiamano e pensa di essere una principessa in attesa di tornare sul suo pianeta nello spazio. Anna e Nicola, i suoi amici del cuore, la chiamano invece Fortuna e con loro condivide un segreto indicibile.

La famiglia Loffredo ha chiesto il ritiro del film e un risarcimento di un milione di euro perché, secondo il legale, “pellicola girata senza il consenso della famiglia (…) l’arbitrario, ingiustificabile e temerario utilizzo del nome della bambina con scopi di speculazione, con strumentale e pregiudizievole associazione a fatti disgustosi e criminosi“.

Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma del 2020 è in sala, distribuito da Wonder Pictures, dal 27 maggio. Nel cast, Valeria Golino, Pina Turco, Cristina Magnotti nel ruolo di Fortuna, e Libero De Rienzo.

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