Non è mai troppo tardi: non lo è per diventare madri, per dirsi l’affetto, per regalarsi un sorriso. Asia, l’infermiera single protagonista del film omonimo scritto e diretto da Ruthy Pribar, diviene madre di Vika solo dopo 15 anni che l’ha concepita, attraverso il sentimento della compassione, almeno in tempo per far sentire sua figlia compresa e protetta.

Che non basti mettere al mondo un essere umano per diventarne la madre – malgrado la molta retorica che accompagna la maternità – è questione toccata ormai in lungo e largo, dal cinema, dalla psicologia, come dalla letteratura e dell’arte in generale. Meno toccato, invece, un tema come l’eutanasia e la massima rinuncia che si è in grado di compiere in nome di un amore. “Se ami qualcuno lascialo libero” si sublima, dunque, sino all’estremo di renderlo tale con le proprie mani.

Se Medea immolava il sangue del proprio sangue per vendetta nei confronti dell’uomo amato, Asia immola il suo sentimento materno (neonato, verrebbe da aggiungere) per interrompere la sofferenza disperata di sua figlia. Esplorando la devozione materna e la natura della maternità, si possono raggiungere confini inattesi, dove il legame madre-figlia non può essere spezzato.

Asia
Alena Yiv e Shira Haas nel film “Asia” (Courtesy Press Office)

Perché vedere il film con Shira Haas

Intimo, quasi sussurrato, Asia di Ruthy Pribar è un film da cui ci si lascia conquistare mano a mano che procede, attraverso il racconto lacerante di Vika e di sua madre. Calibrata in tutte le sue parti, l’opera prima della regista israeliana conta sull’interpretazione davvero significativa delle due attrici principali, Alena Yiv e Shira Haas, intense e mai fuori registro.

Bella la fotografia (firmata da Daniella Nowitz), supportata da un ambiente che fa da contrappunto perfetto ai due personaggi: nulla è fuori posto, niente è troppo bello o troppo brutto, ma tutto accompagna l’avanzare della storia in maniera pacata e dignitosa; distaccata, come distaccata appare essere la costantemente anestetizzata Asia, allenata come è al dolore degli altri attraverso il suo lavoro di infermiera.

Un film sulle donne raccontato dal punto di vista di una donna, in cui gli uomini appaiono essere sempre abbastanza inadatti a svolgere il ruolo che dovrebbero occupare. «Come regista e amante del cinema – ha spiegato Pribar –  credo che al mondo manchino ancora film sulle donne che siano fatti da donne. Avere per la maggior parte donne nella troupe è stata una scelta consapevole. Sono profondamente conscia della disuguaglianza tra uomini e donne all’interno dell’industria cinematografica. Avevo deciso che non appena avessi avuto la possibilità di fare un film, avrei fatto tutto a mio modo, mettendo donne a lavorare nei ruoli chiave. Volevo lavorare con donne che mettessero la propria vita e le proprie intuizioni nel lavoro. Credo si veda».

Ruthy Pribar vorrebbe, anche, a leggere le note di regia,”dare agli spettatori un senso di speranza“. Come sempre, sta alle sensibilità personali vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto. Non sempre e per tutti è facile trovare un messaggio di speranza in un atto di estremo sacrificio come quello che compie Asia.

Asia: la scheda del film

Opera prima della regista israeliana Ruthy Pribar, Asia, è stato presentato in anteprima al Tribeca Film Festival 2020, dove ha vinto i premi per la migliore attrice (a Shira Haas), la migliore fotografia (a Daniella Nowitz) e il premio Nora Ephron (a Ruthy Pribar); ha vinto inoltre 8 premi alla 30esima edizione dell’Israeli Academy Awards (tra cui migliore attrice protagonista, migliore attrice non protagonista e miglior film).

Il lungometraggio è interpretato da Alena Yiv e Shira Haas, giovane talento del cinema israeliano e rivelazione della serie tv Unorthodox.

È la storia di una madre, Asia, e di sua figlia Vika: le due, divise da pochi anni d’età, interagiscono a malapena, prese ognuna dalla propria esistenza. L’aggravarsi della malattia degenerativa di cui Vika soffre significherà il radicale cambiamento del loro rapporto. Asia diventa finalmente la madre di cui Vika ha davvero bisogno e la malattia si trasforma in un’opportunità per dare consistenza al loro legame.

Il film è disponibile in esclusiva su MioCinema.

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