Siamo ormai abituati a leggere di tanto in tanto, sulle app che utilizziamo quotidianamente, di “aggiornamenti sui termini e le condizioni dei servizi”, e WhatsApp non fa ovviamente eccezione, solo che l’ultimo aggiornamento dell’app di messaggistica istantanea acquisita nel 2014 dal gruppo Facebook sta destando più di una perplessità negli utenti, e il motivo è presto detto: si parla di accettare un servizio che, di fatto, potrebbe toglierci un po’ della nostra privacy.

Spieghiamo meglio: a partire dal 4 gennaio WhatsApp ha rilasciato l’ultimo aggiornamento, e il messaggio per accettarlo sta comparendo ai nuovi utenti che entrano nell’app. Si ha tempo fino all’8 febbraio per accettare i nuovi termini, che di fatto forzano gli utenti a condividere i propri dati con Facebook, altrimenti l’account sarà eliminato.

Chiariamo subito però un punto essenziale: come specificato in una nota Ansa, le modifiche non interesseranno il modo in cui vengono condivisi i dati tra WhatsApp e Facebook in Europa, dove è in vigore il Gdpr (Regolamento generale per la protezione dei dati), come dichiarato da un portavoce dell’app:

Non ci sono modifiche alle modalità di condivisione dei dati di WhatsApp nella Regione europea, incluso il Regno Unito, derivanti dall’aggiornamento dei Termini di servizio e dall’Informativa sulla privacy. Non condividiamo i dati degli utenti dell’area europea con Facebook allo scopo di consentire a Facebook di utilizzare tali dati per migliorare i propri prodotti o le proprie pubblicità.

Le novità riguarderanno quindi i dati condivisi fuori dai confini europei; la principale ha a che fare soprattutto con WhatsApp Business, un servizio per le aziende che permette di interagire con i clienti e vendere prodotti, ma nell’informativa in cui viene spiegato come WhatsApp condividerà i dati degli utenti con il resto delle controllate di Facebook questi ultimi sono divisi in macrocategorie:

  • Informazioni raccolte: vengono fornite dagli utenti stessi una volta accettato l’aggiornamento (parliamo di informazioni sull’account, sui numeri di telefono presenti in rubrica, sulle informazioni dello stato, o dei dati su transazioni e pagamenti). Ma di questo gruppo fanno parte anche le informazioni raccolte da WhatsApp in automatico, relative ad esempio all’attività dell’utente.
  • Informazioni di terzi: WhatsApp riceve informazioni sugli utenti anche da altri utenti, tra cui le attività commerciali che operano tramite WhatsApp Business, che forniscono quindi notizie sulla collaborazione con altre aziende del gruppo Facebook (in effetti questa sezione riguarda l’aggiornamento della privacy policy, come si legge “Come parte delle società di Facebook, WhatsApp riceve informazioni e condivide le informazioni con le altre società di Facebook”).
Fonte: WhatsApp

Rispetto a quest’ultimo punto facciamo chiarezza: significa che le aziende che usano WhatsApp Business potranno organizzare su Facebook campagne pubblicitarie basandosi sulle informazioni presenti nelle chat, potendo conservare le chat e usare le informazioni raccolte per i servizi di Facebook, in modo da offrire agli utenti inserzioni pubblicitarie ancor più mirate.

Cosa cambia?

In sostanza con il nuovo aggiornamento di WhatsApp gli utenti sono invitati a condividere informazioni personali con Facebook e le altre app che orbitano attorno a esso (vale a dire Instagram, Boomerang, Messenger, Thread, i negozi Facebook e le aziende che gestiscono i diritti di Oculus, il visore e gli apparati per la Realtà virtuale), per ricevere pubblicità personalizzate.

Una situazione in netto contrasto rispetto a quanto assicurato dall’ex CEO Jan Koum (non più in carica dal 2018) che sul blog ufficiale, ancora consultabile, scrisse:

Sopra ogni altra cosa, voglio che voi capiate quanto profondamente valorizzo il principio della comunicazione privata. Per me, questo è un argomento molto personale. Sono nato in Ucraina, e sono cresciuto in URSS durante il 1980. Uno dei miei ricordi più forti di quel tempo è una frase che spesso sentivo quando mia madre parlava al telefono: ‘Questa non è una conversazione telefonica; Ti dirò di persona’. Il fatto che non abbiamo potuto parlare liberamente senza il timore che le nostre comunicazioni fossero monitorate dal KGB è in parte il motivo per cui ci siamo trasferiti negli Stati Uniti quando ero un adolescente.

Insomma, non cambia nulla sulle modalità di registrazione al servizio – ricordiamo che in Europa è necessario avere almeno 16 anni per iscriversi -, nei costi e nella gestione della rubrica, ma è detto esplicitamente che d’ora in poi tutte le informazioni, i dati, prodotti dalle interazioni degli utenti, comprese quelle raccolte in maniera automatica, potranno essere usate dalle aziende del gruppo Facebook.

La nuova svolta “commerciale” potrebbe avvertirsi già nella funzione “carrello”, che dovrebbe andare ad affiancarsi vicino all’icona del telefono, per le chiamate. Fra i dati che potranno essere condivisi anche i metadati, ovvero informazioni come la durata e la frequenza delle interazioni che abbiamo come singoli utenti e aziende, ivi compresi i dati sulle transazioni, ma anche le informazioni sui dispositivi usati per farlo, come l’indirizzo Ip e la posizione nella rete. Insomma, il rischio è di avere sempre meno privacy, e di accettare tale situazione pena la cancellazione dell’account. Anche se c’è già chi, come il magnate Elon Musk, suggerisce alternative.

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