"Little Fires Everywhere": maternità perfetta di mamme che giudicano altre mamme 

È spesso feroce il verdetto che si abbatte su quelle donne che non si conformano allo stereotipo della "buona madre" e inciampano invece nelle tante categorie che gli esperti hanno creato per incasellare errori e mancanze nell'educazioni dei figli.

Una madre lo sa; una madre lo sente; chi meglio di una madre capisce i propri figli? Mille e più sono gli stereotipi sulla maternità perfetta. Paradosso vuole, che incombano sulle donne tutte, anche su quelle di noi che decidono di privarsi delle “gioie della gravidanza” ma da figlie si ritrovano per prime a giudicare chi le ha messe al mondo.

Sul giudizio, che come una scure si abbatte sulla figura materna, riflette in massima parte Little Fires Everywhere, miniserie tv Hulu (disponibile in Italia su Amazon Prime Video), tratta dal romanzo omonimo di Celeste Ng.

Una buona madre mette i bisogni di sua figlia davanti ai propri”, sentenzia Elena Richardson, protagonista della serie con il volto di Reese Witherspoon, esemplare eccellente di “mamma che giudica le altre mamme”.
Episodio dopo episodio, la serie di Liz Tigelaar si va configurando sempre più come un plebiscito sulla maternità: sulle scelte che fanno madri diverse, sui mondi che costruiscono per la progenie, sui segreti che sanno custodire, sul controllo genitoriale che riescono a mantenere. In nome, appunto, di un modo impeccabile di essere madre.

Sarà, forse, non casuale che alcune delle donne perplesse dall’idea di partorire lo facciano anche in ragione dei luoghi comuni che ancora caratterizzano la definizione sociale di “buona madre”, tanto più in un paese come il nostro dove quasi tre donne su dieci (il 30% secondo i dati dell’Istat) lascia il lavoro dopo il primo figlio in modo da dedicarsi al meglio ai suoi doveri famigliari.

Impressionante è la quantità di articoli presenti in rete redatti da esperti, più o meno competenti in materia, e di pezzi zeppi di consigli, raccomandazioni, esperienze personali, verdetti categorici sulla maternità perfetta: qual è quella donna che divenuta madre non voglia essere una buona madre? Eccoli allora i propugnatori di ricette per crescere la figliolanza scagliarsi ora contro”le Madri che per soverchio amore tradiscono la loro prole”, come ebbe a scrivere Carlo Goldoni nel lontano 1761, ora contro quelle che non si immolano sull’altare della maternità.

Kerry Washington e Lexi Underwood in Little Fires Everywhere (Fonte: Facebook @LittleFiresHulu)

La società non solo si aspetta la perfezione, ma eleva le aspettative a un livello tale da rendere pressoché impossibile il fallimento. Così molte si condannano a convivere con il senso di colpa per non essere state all’altezza di un ruolo disegnato a misura di dea.

E giù uno sciorinare classificazioni delle infinite possibilità di sbagliare, in somma parte basate su analogie animalesche: c’è la mamma tigre, che spinge i figli a puntare all’obiettivo più alto possibile in nome di un perenne sacrificio; la mamma lupa, che osserva i figli giocare e azzuffarsi, cadere e imparare senza intervenire se non per redarguire qualora superino il limite stabilito; la mamma coccodrillo, che si perde nei propri figli, vive per loro e vi si dedica senza limiti, quasi volesse divorarli (“come fossero una mela, con tutti i semi”, concordano – pur nelle profonde differenze – le due protagoniste di Little Fires Everywhere); la mamma pavone, che si compiace specchiandosi in quanto ha generato; la mamma elicottero, che pattuglia costantemente i figli dall’alto senza perderli mai di vista come se incombesse su di loro un’imminente catastrofe. C’è’ addirittura la mamma spazzaneve, che elimina ogni ostacolo in modo che nulla possa minacciare la loro autostima. Last but not least, la più deprecata dalle altre madri: la mamma narciso che vive la maternità come danno al corpo e come ostacolo all’affermazione professionale.

E tu quale mamma sei?”, chiosano molti titolisti, quasi che la maternità possa essere indossata come un segno zodiacale, nella speranza – forse – arrivi prima o poi un oroscopo a indicare quale strada prendere nella sfida sempre aperta con la prole.

AnnaSophia Robb in Little Fires Everywhere (Fonte: Facebook @LittleFiresHulu)

Sono tanti i romanzi contemporanei a testimoniare – in maniera egregia – la battaglia sottesa nel rapporto madre-figlia: l’infanzia tradita de Le parole per dirlo di Marie Cardinal, il conflitto di Marie, che si sente defraudata della sua bellezza dalla figlia Diane, alla ricerca spasmodica, invece, di un gesto di tenerezza, nel lacerante Colpisci il tuo cuore di Amélie Nothomb; le tante madri che si scambiano i ruoli, si confrontano e si combattono nei racconti della turca Elif Shafak (su tutti, il legame indissolubile, che varca confini e secoli, tra le protagoniste de La bastarda di Istanbul). In ognuno di questi, più che pronunciarsi contro altre donne, l’interesse delle scrittrici si attarda sull’analisi dei conflitti e sulla genesi degli errori, come madri e come figlie.

Se le madri sbagliano, ai padri non va certo meglio, divisi come sono tra l’assenza – fisica e affettiva – e la vaga inclusione in un quanto più generico “genitore”. Par difficile immaginare un gruppo di padri che si incontri al parco o fuori scuola a tener banco sulle scelte educative di un altro padre. E d’altronde, la diligenza del buon padre di famiglia ha tutt’altra accezione, basata per lo più sulla capacità di gestire il denaro e non l’educazione dei figli.

Forse, in futuro un’alleanza uomo-donna all’insegna di un modello in cui i compiti non siano rigidamente divisi per genere potrà in qualche modo sollevare dall’incombenza di soddisfare alle caratteristiche della figura mitologica di “buona madre”.
Come scriveva nel 1987 lo psicanalista austriaco Bruno Bettelheim: “Non bisogna cercare di essere genitori perfetti, tantomeno aspettarsi che perfetti siano i figli. Il segreto sta nell’essere un genitore quasi perfetto…”.

Gavin Lewis, Lexi Underwood e Reese Witherspoon in Little Fires Everywhere (Fonte: Facebook @LittleFiresHulu)

Little Fires Everywhere: scheda della miniserie

Tratto dal secondo romanzo a firma di Celeste Ng (dopo Quello che non ti ho mai detto,  uscito nel 2015), Little Fires Everywhere (Tanti piccoli fuochi) è una miniserie in 8 episodi disponibile in streaming su Amazon Prime Video.

Scritto per il piccolo schermo da Liz Tigelaar (a cui si deve anche Life Unexpected), la serie Hulu mette in scena in ogni puntata dei conflitti tra le due madri, basati sia sulla classe sociale che sull’etnia: protagoniste Reese Witherspoon, Elena, giornalista ricca e bianca con 4 figli, e Kerry Washington, la nera Mia, artista nomade e madre single. Le loro vite si incrociano, nel 1997, a Shaker Heights, nell’Ohio, una delle tante cittadine statunitense dall’aspetto perfetto di cui il cinema ci ha insegnato da tempo a sospettare.

Candidata a cinque Emmy Awards 2020 nella categoria miniserie (miglior miniserie, miglior attrice a Kerry Washington, miglior regia a Lynn Shelton, alla colonna sonora e alla canzone “Build it Up” di Ingrid Michaelson) Little Fires Everywhere conta sulla partecipazione di Joshua Jackson, nel ruolo del padre avvocato, sottomesso ai voleri della moglie Elena, in perenne contrasto con la figlia più piccola. Segreti, scontri, misteri, nella totale assenza di solidarietà femminile.

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