Avete mai sentito parlare di Kama Muta? La parola è un calco linguistico dal sanscrito, significa «commosso dall’amore» e si scrive काममूत con la grafia Devanāgarī, come riporta Aeon.

Ma la cosa più importante è che questo termine indica un’emozione che forse tutte, o almeno molte tra noi, abbiamo provato almeno una volta nella vita, senza però né sapere come si chiamasse o essere in grado di descriverla appieno. Ma di cosa si tratta?

Siamo molto bravi a dire quando siamo felici, o arrabbiati oppure frustrati o altro. Ma non siamo capaci di descrivere la sensazione che proviamo, per esempio, quando siamo circondati da persone che amiamo, oppure la prima volta che abbiamo tenuto in braccio il nostro bambino, o la prima volta che il nostro gatto ci ha leccato la mano o fatto le fusa, o ancora quella volta che l’Italia ha vinto i mondiali di calcio nel 2006.

In queste situazioni potremmo aver sentito una sorta di calore, una specie di principio di innamoramento in cui potremmo aver pianto di gioia o aver avuto la pelle d’oca, o aver sentito di fluttuare. È proprio questo il Kama Muta.

Sono sei le caratteristiche del Kama Muta, che possono aiutarci a distinguerlo:

  • si genera quando si intensifica la condivisione attraverso i processi della gentilezza;
  • è breve, dura un minuto o due, ma può ripetersi a breve;
  • fa sentire bene, anche se arriva dopo delle emozioni negative;
  • quando è intenso, è spesso accompagnato da sensazioni fisiche come calore al centro del petto, commozione, un groppo in gola, brividi o pelle d’ora e anche un gran sorriso;
  • porta a condividere devozione e compassione;
  • dipende dal linguaggio e dal contesto.

È solo da poco tempo che gli studiosi osservano il Kama Muta. Potrebbe essere accaduto anche a noi di vederlo, di assistervi, nelle chiese e nelle moschee, alle letture di poesie e ai funerali, tra gli Alcolisti Anonimi e nei gruppi di aiuto contro i disturbi alimentari, nei reparti di ostetricia e quando negli orfanotrofi si incontrano i nuovi genitori.

Tutti questi luoghi e tutte queste situazioni hanno in comune le sei caratteristiche che rendono possibile questo sentimento molto speciale e che è correlato all’amore pur essendone differente – poiché l’amore è duraturo, mentre appunto il Kama Muta è momentaneo e si verifica quando l’amore inizia, si accende.

Forse per capire, vale la pena fare un esempio pratico. Avete presente quei post sui social network che diventano facilmente virali? Come quelli che parlano di storie a lieto fine con protagonisti bambini o animali: ecco, quei post evocano il Kama Muta, che pure è presente in opere creative, come film o libri o canzoni. Quando ascoltiamo un determinato brano che tocca le nostre corde e sentiamo le lacrime inondare i nostri occhi, quando vediamo la scena finale di film come Forrest Gump o The Truman Show, ecco quella è la sensazione che stiamo cercando di descrivervi.

Anzi, la verità è che ci sono molte pratiche sociali che si sono evolute culturalmente grazie alla capacità di evocare quest’emozione. Pensiamo solo ai film Disney o Pixar – cosa proviamo alla nascita di Simba ne Il re leone? E che cosa proviamo quando è Simba a diventare padre a sua volta? – pensiamo a cosa proviamo quando siamo al matrimonio di una persona cara. Dall’arte al marketing fino alla politica, sono in tanti ad aver fatto tesoro del Kama Muta, fondando il proprio successo su esso. Naturalmente, sono le religioni a servirsene a larghe mani – perché questa emozione aiuta a fare proselitismi.

Non solo: il Kama Muta viene usato anche in psicologia, tanto che, grazie a esso, gli psicanalisti riescono a ottenere che i pazienti siano più fiduciosi, che si impegnino di più nella loro guarigione. Accade per i disturbi alimentari, per la tossicodipendenza, ma anche con i migranti, che riescono così a connettersi con le comunità ospiti diventandone parte. Non si conoscono ancora i processi neurali alla base del fenomeno, che però esiste e migliora la vita.

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