"Aspromonte" e la morale di Valeria Bruni Tedeschi: se resti ignorante, non hai scampo nella vita

Se resti ignorante, non hai scampo nella vita. Questa è la lezione che si cela dietro le azioni e i fatti ben più potenti e diretti di Giulia Tedeschi (interpretata da Valeria Bruni Tedeschi) in "Aspromonte".

Se resti ignorante, non hai scampo nella vita. Se non sai, se non conosci, se non apri la mente, resterai sempre chiuso nel tuo piccolo mondo, isolato nella tua pochezza, schiavo dei tuoi bisogni più primordiali per i quali rischi di perdere ogni aspetto umano.

Se non ti confronti con l’esterno, se non vedi chi è diverso da te, se non ti confronti con chi la pensa diversamente da te, se decidi di non immergerti nel mare che hai di fronte e che, anche se è immenso e fa paura, è pur sempre ricco di specie diverse, penserai sempre che per alimentare il respiro e aspettare un nuovo giorno, sarà sufficiente solamente un misero tozzo di pane.

Se non studi, non leggi, se non alimenti la mente e, di conseguenza l’anima, sarai sempre sotto il giogo di chi ti tratterà come un burattino e disporrà di te come meglio crede e, fidati, non per fini filantropici. Se non hai curiosità, fame di conoscenza, resterai un bruto e nessuna ricchezza accumulata, che siano case, ori, mandrie di bestiame o terre ti affrancheranno mai da una condizione misera e di minoranza intellettuale; difficilmente da quella campana di vetro sotto la quale sei rinchiuso, potrai uscire e riscattarti, come donna, come uomo, come essere libero e pensante in grado si scegliere e di costruire con cognizione di causa la tua esistenza.

Questa è la lezione che si cela dietro le azioni e i fatti ben più potenti e diretti di Giulia Tedeschi – interpretata da un’intensa Valeria Bruni Tedeschi – la maestra venuta dal Nord ad Africo, paese arroccato dell’Aspromonte abitato da poche anime lasciate in balia di se stesse e da una sola persona in grado di leggere e scrivere, il Poeta (Marcello Fonte).

E proprio l’insegnante bionda, dai modi gentili ma franchi, e tutta la schiera umana di una chiusa e dura Calabria di fine anni ’50 sono i protagonisti di Aspromonte, la terra degli Ultimi, opera prima di Mimmo Calopresti scritta a quattro mani con Monica Zapelli, autrice de I Cento Passi. Distribuito da Italian International Film, la pellicola sarà nelle sale il prossimo 21 novembre ed è tratta dall’opera letteraria di Pietro Criaco Via dall’Aspromonte (Rubbettino Editore).

Fonte: Aspromonte

In questa terra dominata da una natura selvaggia e incontaminata, dove il tempo sembra essersi fermato a secoli prima, le donne ancora muoiono di parto perché non vi sono vie di collegamento con i centri cittadini più civilizzati. Esasperati dallo stato di abbandono in cui versano, gli abitanti di Africo, che lottano quotidianamente per la sopravvivenza, decidono di costruire con le proprie mani una strada, capeggiati da Peppe (Francesco Colella) e Cosimo (Marco Leonardi).

Ed è proprio la strada sia fisica che mentale il fil rouge di tutta la narrazione; intesa non solo come collegamento con il mondo e come occasione che permetterebbe agli africoti di diventare “italiani”, quindi di evolversi e progredire, ma anche la porta verso il mondo che svuoterebbe il paese dei propri figli così come dichiara Don Totò (Sergio Rubini), il boss della zona che tiene tutti sotto il giogo della propria supremazia.

Accanto a tutto questo e ancora più potente c’è la strada della conoscenza, quella professata dalla maestra elementare che sceglie volontariamente di abbandonare ogni confort cittadino, di trasferirsi in quel posto dimenticato da Dio e di schierarsi dalla parte degli ultimi, insegnando a leggere e a scrivere ai bambini; perché solo iniziando a viaggiare con la mente su strade immaginarie o anche sotto il mare, come narrano i suoi libri scolastici, si può diventare liberi, si prende coscienza di sé e della forza del proprio pensiero; solo mostrando l’immensità del mondo e instillando la voglia di scoprirlo si impara a combattere per affermare i propri diritti e uscire da una situazione di arretratezza mentale e culturale.

Benché sia ambientato temporalmente in un’epoca e in un’Italia apparentemente molto lontana dai giorni nostri, la storia ci riporta a tante attuali e disperate situazioni di numerosi luoghi ai margini del mondo e alla ricerca di un futuro migliore per sé e per i propri figli; chissà magari, oggi, sperando di attraccare in un porto che apra loro la strada verso l’Europa e di incontrare persone coraggiose come la maestra o capitane di ventura che spendono la propria vita per dare una speranza e aiutare gli altri non solo a cercare una via di uscita ma anche a costruire una strada che tracci un percorso di cambiamento e di vita.

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