"Perché ho pianto quando ho visto una Barbie in sedia a rotelle"

Anche le grandi aziende di giocattoli sono da sempre più improntata all'inclusività. Finalmente, oggi possono sentirsi rappesentate nei giochi per bambini anche le persone con disabilità, con protesi o in sedia a rotelle. A portare avanti la "rivoluzione" è la bambola storica per eccellenza, Barbie.

Ho passato i 30 anni e ho appena pianto in un negozio di giocattoli. Perché ho finalmente trovato una Barbie in sedia a rotelle. Non ho mai avuto una Barbie, ma l’ho comprata oggi.
Lasciate che vi spieghi perché.

Quando ero bambina, una vecchia vicina bussò alla nostra porta con una Barbie in calzamaglia. Suggerì a mia madre che mi avrebbe ispirata a camminare senza aiuto. Se ci avessi provato abbastanza.

Come se il mio corpo disabile non fosse abbastanza buono. Come se la mia sedia a rotelle non fosse figa abbastanza.

La vicina se ne andò, confusa rispetto al fatto che la sua idea non fosse stata accettata con grazia. E non ho mai dimenticato quel momento.

Oggi ho visto una Barbie. In una sedia a rotelle. E ho pianto nei corridoi. Perché la rappresentazione è importante.

Mia figlia ha sottolineato che esiste persino una rampa. Perché abbiamo anche posti dove andare.

Il punto è, la mia speranza è che i bambini finalmente vedranno che non abbiamo bisogno di lavorare su noi stessi per lasciare le nostre sedie a rotelle per essere visti.

Contiamo per come siamo”.

Lorna è una giovane donna affetta da paralisi cerebrale dalla nascita. Ha passato tutta la vita sulla sedia a rotelle, e non conosce il mondo diversamente. Per lei la normalità è questa.

Per questo, ha deciso di aprire un blog, diventato anche una pagina Facebook, Gin&Lemonade, in cui parlare della sua quotidianità con la disabilità, per sfatare i pregiudizi e gli stereotipi legati alle persone in carrozzina, e ha scritto questo post, parlando delle Barbie realizzate in versione sedia a rotelle.

In effetti, la Mattel, storica casa produttrice della famosissima bambola, negli ultimi anni sta dimostrando di aver fatto una virata sempre più decisa e importante verso l’inclusività, lanciando prima Barbie di ogni taglia e colore, poi, all’inizio del 2019, due modelli in sedia a rotelle o con protesi alla gamba. A luglio, poi, a questi nuovi esemplari si è aggiunta una Barbie di colore sulla carrozzina.

Segno che i tempi stanno davvero cambiando, se si pensa che una bambola simile era già stata pensata negli anni ’90, salvo poi essere ritirata dal mercato perché non entrava nella casa di Barbie.

L’esempio di Mattel però è seguito da altri importanti brand: anche Lego, ad esempio, ha da poco proposto il suo primo personaggio disabile, un ragazzo accompagnato da un cane guida, mentre, già addirittura nel 2016, l’azienda inglese Makies aveva presentato la prima linea di bambole con disabilità, basate sulle foto di bambini e bambine caricate sul sito dai loro genitori e con le apparecchiature di supporto – protesi, sedie a rotelle, stampelle, pompe per insulina e apparecchi acustici – stampate in 3D.

Del resto, grazie alla campagna del movimento #ToyLikeMe, tantissime persone hanno firmato la petizione su Change.org proprio per invitare i vertici aziendali dei vari produttori di giocattoli a tutelare la diversità.

Vedere davanti ai propri occhi però la prova dell’impegno a una maggiore inclusività sociale dev’essere sicuramente emozionante per chi ogni giorno deve combattere contro sguardi perplessi e preconcetti. Di certo, lo è stato per Lorna.

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