I sacrifici umani e animali hanno purtroppo rappresentato una costante di tutta l’antichità umana, senza nessuna esclusione. Come racconta una ricerca pubblicata da PLOS e condotta da un team internazionale di archeologi, il Perù non era estraneo a questo tipo di macabri rituali. Negli ultimi anni, un team di studiosi ha infatti scoperto una vasta area sacrificale in un sito chiamato Huanchaquito-Las Llamas. Gli scheletri ritrovati sono la prova dell’uccisione di massa di bambini e di lama nel 1450 d.C., durante il Regno di Chimor.

Sebbene la ragione certa dell’omicidio di massa di bambini e bambine tra i 5 e i 14 anni non possa essere definita con certezza, i ricercatori hanno ipotizzato un gesto disperato della popolazione per porre fine agli effetti devastanti del ciclone El Niño. “Quello che pensiamo di aver scoperto a Huanchaquito-Las Llamas è un sacrificio per porre fine alle piogge torrenziali, alle inondazioni e alle colate di fango”, ha raccontato uno degli autori, l’archeologo John Verano, al New York Times.

I resti ritrovati hanno però permesso di scoprire qualcosa di più sui rituali della popolazione chimù, che a quel tempo abitava la regione costiera settentrionale del Perù. Presumibilmente, i piccoli furono uccisi squarciando loro il petto e togliendo il cuore.

Lo studio ha preso il via nel 2011, dopo la segnalazione di un uomo residente nella zona all’archeologo Gabriel Prieto dell’Università Nazionale di Trujillo, in Perù. I suoi figli, giocando vicino a casa, avevano ritrovato delle ossa. “C’erano dappertutto scheletri umani completi e corpi in perfetto stato di conservazione”, ha spiegato Prieto al quotidiano americano. Insieme alla collega Katya Valladares ha così iniziato a catalogare e studiare i resti, scoprendo che non si trattava di una semplice zona di sepoltura, ma di un luogo sacrificale.

Dal 2011 al 2016, il team di ricercatori ha infatti ritrovato 137 scheletri completi di bambini e i resti di oltre 200 lama, e tutto in una zona di circa 7.500 metri quadrati. Alcuni piccoli indossavano copricapi di cotone, mentre altri avevano dei segni rossi ancora visibili sui teschi. Il team di studiosi ha anche scoperto come tutti fossero stati posizionati verso ovest, ovvero verso la costa, mentre gli animali verso le montagne, a est. Inoltre, anche i lama non superavano i 18 mesi di età.

Grazie al metodo del radiocarbonio, si è potuto risalire alla datazione del sito, precedente all’invasione del vicino impero Inca. Attraverso lo studio del DNA, poi, si è avuta la certezza che fossero sia maschi che femmine provenienti da tutto il paese, e non solo della zona. Infine, l’ipotesi del sacrificio di massa per fermare le piogge è scaturita dalla presenza di impronte ancora ben conservate nei diversi strati di fango. Gli adulti indossavano una specie di sandali, mentre i bambini erano scalzi.

“Il quadro che sta emergendo suggerisce che, in condizioni climatiche disastrose, il sacrificio di bambini potrebbe essere stato il più potente mezzo di comunicazione con il soprannaturale”, ha detto Haagen Klaus, bioarcheologo della George Mason University in Virginia, che non ha partecipato alla ricerca. Il rituale sarebbe stata la dimostrazione di quello che i capi chimù erano disposti a fare per appellarsi alle divinità e proteggere la loro comunità. E, a quel tempo, l’uccisione in massa restava un’arma utilizzata da molte autorità per rivendicare la loro potenza, non solo in Perù.

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