Oggi è la giornata internazionale della donna: volevo caricare questa foto che ho scattato sul posto di lavoro quasi due anni fa… La sera prima di quel giorno, è stata una delle ultime giornate violente che ho vissuto con il mio ex ragazzo… In foto non si vede la mia uniforme completa, perché sono dietro il bancone (lavoravo allo stand Mont Blanc in una gioielleria) La mia uniforme era scura, ma quel giorno i miei pantaloni erano macchiati di cloro, perché lui aveva deciso di buttarli nel cloro per punizione, perché io ero andata a dormire in albergo per una notte, per essere al sicuro dalle sue aggressioni e minacce. Era molto ubriaco e drogato e mi ha aggredito fisicamente e verbalmente, quindi volevo solo trovare un posto sicuro e poter andare al lavoro il giorno dopo.

Ho scattato questa foto perché volevo ricordarmi di quanto fossi stata coraggiosa quando sono uscita di casa all’alba, e che, anche se ero emotivamente distrutta, dovevo essere forte…

Quando la mia migliore amica ha visto questa foto mi ha detto che ha notato molta tristezza nei miei occhi e le ho detto che andava tutto bene. Molte volte ho nascosto la situazione di violenza che stavo vivendo perché ero imbarazzata, e mi sentivo troppo umiliata.

Dovevo essere forte e mostrare sempre il mio volto migliore per nascondere il mio vero dolore… In quel momento i miei figli non vivevano più con me e la mia tristezza era doppia, ma allo stesso tempo mi sentivo sollevata di non doverli esporre a quella situazione.

In questo giorno della donna voglio invitare tutte le donne vittime di abusi sessuali, psicologici o fisici: a casa, sul posto di lavoro, in qualsiasi ambiente in cui si trovano, chiedete aiuto! Non siamo sole, non avevo idea di quante risorse ci fossero per aiutare le donne, e apprezzo davvero tutti e ciascuno di questi mezzi che mi hanno aiutata.

Se è possibile lasciare questo ciclo tossico, è possibile recuperare, è possibile rialzarsi e incollare tutti i pezzi rotti che sono in te!
Chiedi aiuto, non mollare per favore! La mia fonte principale di forza in tutto questo è stata e continuerà ad essere Dio. Un aiuto è lì anche per te, abbi fede e sforzati anche di agire!”

Questo post è stato pubblicato su Instagram l’8 marzo da una ragazza, accompagnato da una sua foto in primo piano. L’abbiamo trovata per caso, sotto l’hashtag #stopdepression. Data la delicatezza della storia, le abbiamo chiesto di prendere il suo post per darne traduzione integrale, ci ha detto di sì, a patto di mantenere l’anonimato. Ci ha spiegato il motivo di questa richiesta con queste parole:

Conosco la violenza da quando sono ragazzina. Sono cresciuta fra abusi sessuali e fisici da parte di mio nonno e uno dei miei zii, e vittima di molestie sessuali da parte di altri due miei zii. Ho vissuto per strada per un po’, e sono stata stuprato all’età di 16 anni da un uomo che non conoscevo e che mi ha lasciato incinta della mia prima figlia. Poi ho incontrato il padre delle mie gemelle, non mi ha mai picchiata ma ho dovuto fare sesso con lui per avere in cambio dei soldi per la mia primogenita.

Ho vissuto quasi dieci anni con il mio ex-ragazzo e all’inizio tutto andava bene, ma alla fine è diventato un rapporto molto tossico e pericoloso. Ho pianto per anni molte notti sotto la doccia… Mi ha picchiata, umiliata, maltrattata, offesa. Fino a quando ho incontrato Dio…
Sono in questo processo di rinascita in tutti i sensi della mia vita…

Le mie figlie sono cresciute, e ora vivo in un altro paese cercando di ricostruire la mia vita con dignità e sicurezza.
Sto scrivendo un libro, ma sono ancora in procinto di finirlo.

Ora mi trovo in un posto remoto e sicuro, ma preferisco restare anonima per favore… Oltre a quello che ti ho appena detto, le mie figlie non sanno nulla e non sono ancora pronta per farglielo sapere“.

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