Sono A., sempre sotto le mentite spoglie di una fantomatica e ben più figa di me Martina Fadani, perché altrimenti certe cose non le racconterei.
Non che ci sia nulla da vergognarsi, sia chiaro, ma personalmente ho una considerazione troppo alta della mia privacy per spiattellare i fatti miei ai quattro venti.
Ma forse non è neppure questa la questione, altrimenti non ne scriverei e basta. La verità è che, sempre forse, non sopporterei di vedere una mia confessione intima e privata esposta a critiche e giudizi delle persone che conosco e non.

Così rieccomi qua, in incognito, come quando, con la spocchia di chi sapeva come sarebbe andata a finire, ho fatto l’esperimento di provare un’app di incontri per la prima volta, e sono stata puntualmente smentita nelle mie convinzioni preconcette sulle app di incontri come territori di caccia per sfigati. Se ve lo siete persi, parlo di questo esperimento sociale:

Torno a scrivere, camuffandomi, perché ultimamente ha ricominciato a far freddo e qualche sera fa, mentre da sola sul divano interpretavo la parte della donna indipendente, leggendomi uno dei libri femministi che riempiono le librerie in questi mesi, sorseggiando una tisana alla curcuma avvolta in un plaid morbidoso… Ho pensato che mi sarebbe piaciuto leggere il mio libro femminista, sorseggiando una tisana alla curcuma avvolta in un plaid morbidoso insieme a una persona che mi tenesse stretta e di cui percepire il profumo.

Così mi sono trovata a fare una cosa che non facevo da tempo.
Ho aperto l’applicazione di dating Once, che avevo abbandonato dopo che il mio esperimento mi aveva portata a incontrare Andrea e Luca che, allora non potevo saperlo, avrebbero cambiato entrambi a loro modo questo mio ultimo anno e mezzo.

Forse qualcuno ricorderà e, comunque, ve ne avevo scritto in questo post nell’estate del 2017:

Per inciso, quello che è successo dopo, quello sì, anche se sotto mentite spoglie, preferisco tenermelo per me.

Tempo un paio di giorni, mi sono trovata a chattare con Massimo, giusto uno scambio di qualche battuta, cui non ci sarà seguito, perché lui ha stroncato sul nascere la mia onestà intellettuale – “Non sto cercando una storia, solo stasera mi sentivo sola” e bla bla bla su quello che sapete – con la sua:

Io invece sì e non per il tempo della cuffing season.

Alla faccia di quelli che ancora credono che gli uomini cerchino solo una botta e via… Sono stata piantata in asso così, con due paroline nuove di cui, non so voi, io non conoscevo minimamente l’esistenza e il significato. Ma per fortuna c’è Google, che mi ha aperto un mondo.
Provo a raccontarvi un po’ cosa ho scoperto, perché a me ha fatto riflettere e credo che il concetto di cuffing season possa essere utile anche per molti altri single, che magari hanno già l’ansia da solitudine natalizia in arrivo.

1. Cominciamo dalla base: cos’è la cuffing season

Lo Urban Dictionary, traduco a braccio, definisce la cuffing season così:

Stagione delle manette (o dell’ammanettamento)
Durante i mesi autunnali e invernali, le persone che normalmente preferiscono essere single o promiscue si ritrovano a desiderare di essere “ammanettate/ accoppiate” o in una relazione seria/ stabile. Il clima freddo e il fatto di passare molto tempo in casa fanno sì che i single si sentano soli e desiderosi di essere “ammanettati”

In pratica, è la descrizione di molte persone che conosciamo (o magari anche di noi stessi): in preda agli ormoni e sfarfallanti da un fiore all’altro in primavera ed estate, felicemente accoppiati con il/la fidanzato/a stagionale di turno d’inverno.

2. Quando inizia e quando finisce la cuffing season

Ovviamente non c’è una data ufficiale per la cuffing season, che si fa genericamente corrispondere alla stagione fredda. Quella appunto da plaid, tisana e Netflix.

Nulla di strano. Ci sono studi americani che sostengo che sia gli uomini, sia le donne siano più propensi a desiderare e a “fermarsi” in una relazione stabile proprio quando la stagione limita la nostra vita sociale e il clima ci fa pensare che sarebbe bello farsi scaldare da qualcuno.

3. E se fosse solo insicurezza e paura di restare sola?

I pareri di esperti di coppia e psicologi si sprecano.
Ho letto dichiarazioni di alcuni che sostengono sia una sorta di caccia al fidanzato per non sentirsi soli durante il periodo natalizio, e pareri di altri che sottolineano come la cuffing season sia emotivamente rischiosa, perché in primavera qualcuno, alla resa dei conti, potrebbe farsi male davvero.
Ci sono coach di coppia che sostengono sia una perdita di tempo, rispetto alla ricerca del vero amore; e psicologi per cui fidanzarsi durante la cuffing season è un inequivocabile segno di insicurezza.

E quindi? Ho iniziato a parlarne con Mirko, un po’ per gioco e un po’ seriamente.
Sì, Mirko l’ho sempre conosciuto sull’app di incontri e, a differenza di Massimo, non si è risentito della mia onestà. E sapete cosa? Ho pensate che la cosa può essere vista da due punti di vista:

4. Cosa puoi scoprire se resisti alla cuffing season e resti single?

Il primo è che resistere in singletudine forzata alla cuffing season potrebbe essere saggio.
Perché è vero che a volte cerchiamo persone per colmare un senso di solitudine dentro di noi.
Perché è vero che le lucine di Natale a volte ci fanno sentire un vuoto accanto.
Perché è vero che essere single non significa né essere incompleti, né essere soli e, anzi, dovrebbe essere obbligatorio nella vita vivere un periodo al di fuori dell’essere in coppia: perché permette di conoscersi davvero e di imparare a stare bene con se stessi, che sono poi due presupposti fondamentali per una relazione sana e appagante.

Ma poi, come al solito, c’è l’altro lato della medaglia.

5. E se invece fossi semplicemente pronta per rimettermi in gioco?

Il secondo punto di vista è: e se la cuffing season non c’entrasse nulla?
Andrea e Luca li ho incontrati su Once in primavera… Ma se li avessi incontrati a novembre o a dicembre, sarebbero stati due incontri meno importanti perché cadevano durante la cuffing season?
O considerarli così sarebbe stato il più grande errore della mia vita?
Con il senno di poi, posso rispondere la seconda, senza dubbio.

Del resto, Mirko ha ragione:

Non è la cuffing season a essere emotivamente rischiosa.
È l’amore ad esserlo. I legami affettivi con le persone sono emotivamente rischiosi. Ed è bello così.

Ora, io non so se la cuffing season esista o meno. Dico solo che ridurre sentimenti, persone e incontri a statistiche non fa per me, che credo di più a mia nonna che diceva Se sono rose fioriranno…

Anche in inverno, aggiungo io, se gli diamo un ambiente protetto e sano ed è quella la stagione in cui le coltiviamo.

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